«All’opposizione difficile fare perfidie perché sono molto mobili sul territorio. Si nascondono, non si vedono particolarmente bene. Sono dietro cespugli e cespuglietti, qualcuno addirittura è andato a vedere le stelle. Alla maggioranza direi semplicemente che dovrebbe darsi una regolata perché non è chiaro se c'è davvero una competenza, oppure se si tratta di andare in ordine sparso. Ma poi per fortuna che c'è la domatrice che ricorda a tutti che hanno vinto le elezioni e che lei vuole durare in carica cinque anni, giustamente».

Basta una frase al politologo Gianfranco Pasquino per riassumere il quadro politico attuale che Antonella Grippo, nel corso dell’ultima puntata di Perfidia, chiede di dipingere attraverso le classiche due perfidie che toccano agli ospiti dell’incandescente talk in onda sul network LaC.

Pasquino – ospite in un parterre di tutto rispetto con l’ex ministro Maria Stella Gelmini, il socialista d’eccezione Claudio Martelli, la giornalista Alessia Bausone, l’osservatore politico Gianfrancesco Caputo, e i sindaci Maria Limardo, primo cittadino di Vibo Valentia, e Franz Caruso alla guida della città di Cosenza – insomma sta al gioco, dimostrando anche di avere una particolare predilezione per il ballo quando con una mirabile verve risponde al fil rouge della serata: “Chi guida il tango?” nel panorama politico nazionale e internazionale.

«Non mi pare che l'Europa sia famosa per i ballerini o le ballerine di tango – dice il politologo -. Quindi ho l'impressione che dobbiamo evitare che ci sia un altro valzer viennese. Dobbiamo cercare di avere un qualche fox-trot che riesca a tenere insieme gli europei anche con gli americani, i quali spesso hanno un atteggiamento nei confronti dell'Europa un po’ sprezzante, un po’ di sottovalutazione. Però qua il problema non è ballare, ho l'impressione che il problema sia correre e sapere saltare gli ostacoli».

Insomma, Pasquino mostra di sentirsi a suo agio tra le fiamme di Perfidia, anche quando abbassando il proverbiale sopracciglio, racconta di aver vinto – a proposito di ballo – una gara di “cha cha cha” sulla motonave che lo conduceva negli Stati Uniti. Un episodio che lo studioso ha messo nero su bianco nella sua autobiografia “Tra scienza e politica”.

Pasquino: «Meloni ha imparato come si sta in Europa»

Ma prima dell’intermezzo danzante, alla provocazione di Antonella Grippo, sul fatto che alcuni siano stati sedotti dal verbo della Meloni a tal punto da appesantire il classico carro dei vincitori, Pasquino esclude di aver sentito apologie in favore del governo: «Ho notato intellettuali di sinistra che riesco a sentire vagamente, che in realtà demonizzano, cercano di escogitare formule strane per dire che la Meloni è un pericolo, che questo governo ci porterà sul disastro. I governi italiani non hanno mai avuto delle grandi capacità, qualcuno ha fatto meglio di altri, naturalmente, però io prima di criticare la Meloni voglio vedere che cosa fa. Quello che c'è nella legge di Bilancio, è in un certo senso discutibile ma in una certa misura prevedibile. E non è facile fare molto di meglio, a meno di cambiare totalmente l’impostazione. Per il resto vedo che ha imparato moltissimo, soprattutto su come si sta in Europa dove, alla fine, si giocano i destini -userò questo termine molto desueto – italiani».

Pasquino: «In Europa non si può essere conservatrici»

Toccherà poi a Caputo stuzzicare il professore sulla dicotomia tra sovranismo e conservatorismo che sembra segnare questo primo scorcio del governo di Giorgia Meloni, nuova presidente del Partito dei conservatori e riformisti europei (Ecr).

«Le posizioni sovraniste – risponde Pasquino - sono intenibili e mi pare che siano anche molto controproducenti. Giorgia Meloni è una donna intelligente, ha capito che col sovranismo in Europa non va da nessuna parte e rischia di fare molti danni in Italia. Non so se la sua posizione attuale lei, Giorgia Meloni, la definirebbe conservatrice, però in Europa non si può essere conservatrici. Bisogna avere delle posizioni che suggeriscono delle mete da conseguire, degli obiettivi raggiungibili, e quindi sostanzialmente deve sapere come negoziare, come contrattare quello che serve all'Italia ma che allo stesso tempo serve all'Europa con una parte consistente di europei che sono dell'idea che si possa andare avanti, e cioè che si possa avere un Europa ancora più federale. E qui ci saranno certamente dei dissensi tra Giorgia Meloni e la presidente della Commissione europea».

E d’altra parte per Pasquino non si può assumere neanche nessun atteggiamento isolazionista «perché siamo dentro l'Europa e nell'Europa siamo in qualche modo, non dico obbligati, ma determinati a restare. Bisogna sapere come negoziare e quindi avere delle posizioni che siano convincenti, trovare degli alleati che non siano quelli che si chiamano fuori – “fate voi, noi siamo sufficientemente forti da fare quello che vogliamo” -. Nessuno è sufficientemente forte in Europa, neanche la Germania che l’ha capito rapidamente, neanche la Francia che cerca di mettere sempre la sua impronta. E quindi il problema è come riuscire ad avere persone capaci a livello europeo, che siano in grado di raggiungere di volta in volta maggioranze che producono qualche cosa in più per l'Italia. Tra l'altro anche qui c'è poco da scherzare. Abbiamo avuto 230 miliardi di euro, una cifra spaventosa, quando non eravamo sovranisti».

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