Né falco né colomba. Roberto Occhiuto vola a mezz’aria, sornione, e aspetta che le fratture che minacciano Forza Italia e il centrodestra si ricompongano. Altrimenti si ritroverà costretto a fare una scelta: con i governisti o con i dissidenti? Con Giorgia Meloni o con Licia Ronzulli? Il tempo delle scelte potrebbe arrivare oppure no, anche perché non è ancora chiaro dove voglia andare a parare Silvio Berlusconi.

La mistica del Cavaliere

Il Cavaliere, dopo essere “andato a Canossa” nella sede di Fratelli d’Italia per farsi perdonare gli appunti contro Meloni («presuntuosa e arrogante») e rilanciare l’accordo sul Governo, ieri si è ripreso la scena rimettendo in discussione la lista dei ministri (alla Giustizia vuole Casellati e non Nordio), rivendicando la sua amicizia con Putin («mi ha regalato 20 bottiglie di vodka accompagnate da una lettera dolcissima») e, soprattutto, piazzando la stessa Ronzulli e Alessandro Cattaneo a capo dei gruppi azzurri di Senato e Camera.

Affronti duri da digerire per la premier in pectore, che infatti – secondo le ricostruzioni del Corriere della sera – avrebbe usato la storia dello scorpione e della rana per spiegare la mistica – o forse il mistero – di Berlusconi: «Punge anche se sa che morirà anche lui, è fatto così».

E Occhiuto?

Ma Occhiuto? Da che parte sta in questa fase così incerta per il suo partito e per la coalizione che, non più tardi di un anno fa, lo ha fatto diventare presidente della Calabria?

Il governatore, nella sua lunga carriera politica, ha dimostrato di possedere uno spiccato istinto di sopravvivenza. Sa come non andare a fondo. E se il suo partito è già spaccato, con esiti imprevedibili, tra falchi e colombe, lui per adesso volteggia guardingo, in attesa che passi la tempesta.

I debiti e lo scenario

Deve aspettare, Occhiuto, aspettare che il quadro diventi più chiaro. Solo allora potrà fare la sua mossa e scegliere da che parte stare.

Da dirigente politico, il governatore deve molto a Berlusconi e ha un grosso debito di riconoscenza nei confronti di Ronzulli, vera artefice della sua candidatura alla Regione. È stata lei, secondo una narrazione ormai accreditata in tutti gli ambienti del centrodestra, a convincere non solo il Cavaliere, ma anche quel Salvini che, nel 2019, aveva sbarrato la strada per la Cittadella a entrambi i fratelli Occhiuto.

Ed è anche grazie a Ronzulli e alla sua influenza sull’ex premier – dicono – che il governatore è infine entrato nella cabina di regia azzurra in cui sono state decise le ultime candidature per il Parlamento. Le stesse che hanno visto il piazzamento blindato della compagna di Occhiuto, Matilde Siracusano (Camera), e del fratello Mario (Senato).

Posizione difficile

Occhiuto non è nelle condizioni di voltare allegramente le spalle al mondo che lo ha incoronato per seguire l’ala governista di Fi, oggi guidata da Antonio Tajani, e abbracciare senza riserve la nuova leadership di Meloni. Da presidente, tuttavia, non può nemmeno mettersi nella scia dei falchi azzurri e compromettere da subito il dialogo con il nuovo esecutivo, fondamentale per non isolare la sua amministrazione regionale.

La posizione dell’ex capogruppo di Fi alla Camera è certo molto più difficile rispetto a quella del fratello Mario, diventato in pochi giorni uno dei capi ultrà del berlusconismo, forse – dicono i più sospettosi – anche per spuntare qualche buon incarico di sottogoverno.  

Roberto, invece, per il momento non parteggia, non si schiera. È di lotta e di governo: chiede quasi provocatoriamente a Fdi (e non al suo partito) di indicare un ministro per la Calabria e si congratula pubblicamente con Ronzulli e Cattaneo per l’elezione; al tempo stesso, rivendica pubblicamente i buoni rapporti con Meloni e con tutto il mondo fratellista.

In questa fase politica incertissima, Occhiuto sembra insomma intenzionato a mantenere una posizione mediana: sia per continuare a essere uno dei punti di riferimento di Fi – e quindi incidere sulla linea di una forza politica che può essere decisiva per le sorti di qualunque Governo –, sia per tenere al riparo la futura collaborazione non solo con il primo partito italiano, parte integrante della sua maggioranza in Regione, ma soprattutto con l’esecutivo che nascerà nei prossimi giorni. 

Quello dalla cui sollecitudine nei confronti della Calabria dipende il successo o il fallimento del progetto amministrativo di Occhiuto. Che, in definitiva, spera di non essere costretto a fare alcuna scelta. E intanto vola, tra falchi e colombe.