VIDEO | Il tema della riforma della Giustizia al centro della puntata del talk condotto da Antonella Grippo. Forciniti: «Ministro maldestro». Talerico: «L’80% delle intercettazioni usate per fare gossip». Gli interventi dei giornalisti Verderami e Del Vigo
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È Renato Zero e la sua “Triangolo” ad aprire la ventiduesima puntata stagionale di Perfidia. Sullo sfondo il faccione del ministro della Giustizia Carlo Nordio che con le sue ultime dichiarazioni ha arroventato il dibattito politico, ispirando anche il titolo della puntata: “Nordio e i suoi fratelli (d’Italia)”.
Antonella Grippo non fa giri di parole e va dritto al cuore del problema, e quindi al rapporto controverso tra politica e magistratura che affonda le sue radici al tempo di Mani pulite. «Da allora – dice la conduttrice – una parte della politica e soprattutto gli eredi di una certa sinistra hanno scelto di subappaltare la lotta politica alle Procure. Dopo anni ha capito che la scelta è stata per molti versi tragica, se è vero come è vero che insiste la rotta di collisione tra due poteri dello Stato».
Grippo, che si guarda bene dal posizionarsi tra i giustizialisti, premette che il suo pensiero è frutto di un background socialista e libertario.
A discuterne con la giornalista di Sapri il solito parterre di tutto rispetto: l’ex magistrato Antonio Ingroia (Democrazia Sovrana e Popolare), Francesco Verderami, giornalista del Corsera, Francesco Maria Del Vigo vicedirettore de Il Giornale, Paola De Micheli, candidata alle primarie del Partito democratico, Antonello Talerico (Area Moderata) presidente degli avvocati del capoluogo e già candidato al Consiglio regionale con Forza Italia, e Francesco Forciniti ex parlamentare eletto con i pentastellati e oggi tra le fila di “Alternativa”.
Ingroia: «Nordio vuole un regolamento di conti»
Ricordando che non abbiamo ancora nessun testo di legge, l’ex magistrato Antonio Ingroia parte dalle esternazioni del titolare della Giustizia: «Ha fatto una gaffe dopo l’altra – esordisce - visto che in più occasioni Meloni da una parte e Salvini dall’altra, notoriamente non teneri nei confronti della magistratura, hanno tentato di aggiustare il tiro».
Ricollegandosi a quanto detto di recente sul conto di Carlo Nordio Ingroia rimane critico rispetto al modo in cui il ministro si è approcciato al dibattito sulla giustizia con promessa di riforma: «Ha iniziato dicendo che le intercettazioni non servono alle indagini antimafia, poi è andato in Parlamento attaccando i magistrati, dando la sensazione di voler attuare un regolamento di conti con i suoi ex colleghi visto che non ha mai goduto di grande reputazione» dice sottolineando di non essere un difensore tout court dello strumento intercettazioni e che il problema principale sia «l’abuso sulle intercettazioni», e sull’indebita pubblicazione di fatti irrilevanti: «molti magistrati – dice – fanno intercettazioni un po' a casaccio».
Del Vigo: «Nordio ha rotto il muro di omertà della magistratura»
Il vicedirettore de “Il Giornale”, Francesco Maria Del Vigo, è agli antipodi rispetto all’Ingroia pensiero: «Mi stupisco di chi si stupisce, perché Nordio dice queste cose da una vita, cioè che le intercettazioni sono fondamentali ma che l’Italia non può essere una Repubblica fondata sullo sputtanamento da intercettazioni, ma questo lo dico io». Insomma, i profili personali degli indagati non ci azzeccano niente con la giustizia.
L’ostracismo degli ex colleghi di Nordio sarebbe dovuto, per Del Vigo, al fatto che proprio il ministro ha rotto il muro dell’omertà: «Nordio è un liberale e garantista».
«Bisogna rompere la cappa del sistema e portare una ventata di garantismo ma anche di rispetto dei diritti degli imputati» ripete Del Vigo, che trova «interessante» la proposta del ministro Valditara per quanto riguarda stipendi diversi per aree geografiche diverse anche in relazione al caro vita, ma fuori luogo l’annunciata presenza di Zelensky a Sanremo.
Forciniti: «Il ministro è stato maldestro»
L’ex deputato Francesco Forciniti si dice spiazzato dell’accanimento contro le intercettazioni: «È stato quantomeno maldestro Nordio, perché mette al centro il tema senza avere ancora un testo di legge. Ma un’idea di quello che si vuol fare ce l’abbiamo già visto che nella legge di Bilancio c’è un significativo taglio al fondo per le intercettazioni. C’è insomma un processo alle intenzioni, ma anche un atto concreto».
Talerico: «L’80% delle intercettazioni usate per fare gossip»
Antonello Talerico da parte sua non va per il sottile e punta subito Ingroia: «Da magistrato faceva comizi, e da politico emetteva sentenze». Il presidente degli avvocati catanzaresi ne ha anche per Forciniti - che, dice, «non conosce la materia» - e per lui «le intercettazioni, che non sono uno strumento esplorativo, devono essere utilizzate nei limiti della disciplina del nostro codice di procedura».
D’altra parte per lui «l’80% delle intercettazioni, e ce lo insegna la stagione di de Magistris a Catanzaro, vengono usate per fare gossip. Con questo strumento abbiamo mandato in carcere circa mille persone all’anno». Numeri spaventosi, per Talerico, che rimarca come in Calabria nel 2018 si sono contati risarcimenti per 10 milioni di euro.
Verderami: «C’è assenza di equilibrio tra diversi poteri»
A precisa domanda di Antonella Grippo, l’editorialista Francesco Verderami risponde in maniera netta: «Non è la politica ad essere sotto scopa della magistratura, ma il Paese per assenza di quell’equilibrio di poteri che la Costituzione aveva definito. L’equilibrio si rompe sul finire della prima Repubblica con la modifica di alcune norme costituzionale da parte della politica che immaginava di autoassolversi. Norme che aboliscono le guarentigie per i parlamentari, strumento attraverso il quale si bilancia l’ordine della magistratura».
L’idea di Nordio per il giornalista è «l’idea di ricucire quello sbrego che era stato fatto. Nordio è stato scelto dalla Meloni e se cadesse la sua testa non sarebbe una cosa del tutto secondaria».
Dal punto di vista più squisitamente politico Verderami parla anche di un «processo di cannibalizzazione» in atto da parte di Fratelli d’Italia, e lo scontro «fisiologico» c’è perché sullo sfondo ci sono le regionali in Lazio e Lombardia. «Molti autorevoli colleghi hanno intravisto nelle parole di Mattarella alla presenza del Csm, una sorta di monito verso chi si appresta a modificare le leggi sulla giustizia. È il solito tic di un meccanismo mediatico che fatica a darsi pace». Il riferimento è alle «parole pesanti» pronunciate all’atto del secondo insediamento del presidente della Repubblica, che invece riprendeva «la magistratura che si è fatta casta».
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