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“Il disegno di legge sull’Azienda sanitaria unica regionale ha già registrato autorevoli bocciature. Il modus operandi della maggioranza ormai è chiaro: si annunciano grandi riforme di sistema per coprire la sua paralisi amministrativa”. Lo dichiara il consigliere regionale della Cdl Giuseppe Mangialavori. "Tale disegno di legge non lascia speranzosi circa il futuro della sanità calabrese – continua Mangialavori - Intorno a questo settore così vitale e cruciale per la vita sociale, economica e culturale della comunità regionale si registra, ancora una volta, un continuo battagliare fra il Governo nazionale e quello regionale”.
“Non a caso – puntualizza ancora il consigliere della Cdl - le prime dichiarazioni del commissario Scura sono estremamente caute. La riforma, invero, sembra più ispirata da una reazione dell’Esecutivo regionale al ministro Lorenzin che ha messo la sanità calabrese sotto tutela. È un’eresia affermare che il ministro della Sanità e il governo Renzi diffidano, evidentemente, dalla giunta Oliverio in merito alla capacità di gestione e risolutiva dei vari problemi collegati alla sanità calabrese? E però, su un segmento prioritario per la vita di tutti, risulta difficile giustificare un atteggiamento così conflittuale. La riforma non convince affatto. Lo snellimento della Governance non si traduce, automaticamente in buoni risultati. I rischi collegati al “gigantismo” sanitario, gli ostacoli verso una razionale ed efficace gestione delle risorse sono altissimi. In linea di principio si può affermare che il processo di accorpamento limitato alle funzioni di indirizzo e coordinamento della politica sanitaria sarebbe di per sé positivo".
“Un processo – conclude Mangialavori - che dovrebbe essere graduale e preceduto dalla buona sanità. Obiettivo, quest’ultimo, che allo stato, francamente, appare un miraggio! Riformare un sistema inefficace è un dovere; ma procedere ad una riforma di tale portata senza attenta ponderazione col rischio di affossare definitivamente la sanità regionale sarebbe imperdonabile. Modus in rebus”.