A darne notizie è il deputato grillino d'Ippolito. La prossima settimana durante un tavolo tecnico verrà valutata la proposta di riconoscimento dell’ente come città di nuova istituzione che comporterebbe l’eliminazione dell’obbligo di rispettare il cosiddetto “patto di stabilità interno”
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«Di Maio mi ha invitato già per la settimana prossima a un tavolo tecnico con i ministri e sottosegretari interessati, nel quale si discuterà delle nostre specifiche richieste. Si tratta di elaborare un decreto urgente per Lamezia Terme che le consenta di recuperare la propria centralità in Calabria, anche considerando la nostra proposta di riconoscimento dell’ente come città di nuova istituzione, che comporta l’eliminazione dell’obbligo di rispettare il cosiddetto “patto di stabilità interno” e quindi l’opportunità di gestire un bilancio positivo».
Il parlamentare pentastellato Giuseppe D’Ippolito dal suo profilo facebook annuncia di essere stato raggiunto telefonicamente dal capo politico del Movimento a seguito della missiva con la quale i candidati locali chiedevano un intervento tour court su Lamezia Terme, città che dopo il terzo scioglimento per infiltrazioni mafiose tornerà al voto il prossimo dieci novembre. Nella lettera, ricorda D’Ippolito, erano stati esposti i gravi problemi di bilancio, di tenuta della legalità e di organizzazione degli uffici del Comune.
Oltre al tavolo tecnico, sottolinea D’Ippolito, «il ministro mi ha espresso la propria, chiara, decisa volontà di non lasciare indietro Lamezia, riconoscendone il ruolo e l’importanza in Calabria, sviliti da anni di politiche dissennate, opache e clientelari che hanno danneggiato la comunità e alimentato emigrazione di non ritorno, specie dei giovani».
«Il leader del Movimento 5 stelle ha dunque preso l'impegno – conclude il deputato - di avviare a stretto giro un confronto ai più alti livelli istituzionali per liberare Lamezia Terme da un sistema di potere che ha dimenticato le potenzialità e risorse del territorio, umiliato i cittadini, aumentato la disoccupazione, ridotto all’osso i servizi e compresso la vita democratica».