VIDEO | L’ex sindaco di Riace durante l’incontro convocato a Lamezia dal Comitato 11 giugno esclude l'ipotesi di correre per la Cittadella. In sala anche il candidato alla presidenza Carlo Tansi
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Nessuna intenzione di candidarsi. E’ chiaro l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano. A Lamezia il Comitato 11 giugno ha convocato partiti, movimenti, associazioni, militanti o ex militanti di sinistra, ma anche esponenti del mondo cattolico racchiusi sotto un unico comune denominatore di ideali quali solidarietà, eguaglianza, giustizia sociale, ecologia e pacifismo, al fine di rompere gli steccati e formare un unico movimento, un’unica forza sociale e politica. In sintesi l’obiettivo è quello di aggregare le forze polverizzate, e non solo, della sinistra per potere poi arrivare ad avere un peso politico certi di avere uno zoccolo duro dal quale partire. Ma Lucano al momento sgombera il tavolo da incertezze e chiarisce: «Un conto è quanto fatto in un piccolo paese, altro fare diventare un movimento come quello di Riace globale, anche se quello che avviene a livello locale non è distaccato da processi globali».
Insomma, dalla politica fatta in prima persona Lucano sembra al momento volersi tenere lontano. Presente in sala il candidato alla Presidenza della Regione Carlo Tansi che potrebbe ricevere per la sua corsa l’appoggio della forze di sinistra. anche se al momento il Comitato prende le distanze ufficialmente dall’imminente tornata elettorale. «Se ci fosse una fortissima discontinuità rispetto al recente passato – ha spiegato l’esponente del Comitato Angelo Broccolo - potremmo essere interessati, ma non direttamente ma dando un contributo. Al momento però, a pochissimi mesi dalle elezioni regionali, credo che queste condizioni non ci siano».
Lucano è poi intervenuto sulla recente rimozione da Riace dei cartelli sull’accoglienza e di quello dedicato a Peppino Impastato: «Non è sicuramente un fatto positivo, mi è dispiaciuto molto, perché - ha sostenuto Lucano - un artista mio amico, di Libera, aveva fatto, a mano, un’insegna che raccontava la storia di 'Radio Out' e di Impastato che è un’esperienza unica nell’opposizione sociale e culturale alla mafia, era il segno distintivo di una comunità che comunque fa parte di un’area invasa dalla criminalità organizzata e anche per i ragazzi che passavano da Cinisi e si chiedevano cosa fosse avvenuto in questo piccolo paese siciliano». «Anche così – ha continuato - si costruiscono le basi per immaginare un futuro lontano da questo condizionamento mafioso. Quello che sta accadendo a Riace mi fa ricordare le dittature militari in America Latina, al Cile, dove la rivoluzione popolare è stata oltraggiata anche dopo la fine di Allende e una delle prime azioni dei colonnelli è stata quella di rimuovere anche tutta la letteratura e le immagini sulle pareti che raccontavano la storia della rivoluzione popolare».
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