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Potrebbe l’esito del referendum rianimare le truppe del centrodestra calabresi? La risposta affermativa sarebbe assai semplicistica. La vittoria del no è troppo composita e legata ad un dissenso generale per poterla intestare ad un partito o ad uno schieramento. Ragionamento che vale a livello nazionale e a livello locale.
In Calabria, però, la situazione è leggermente diversa rispetto al quadro italiano. Intanto perché il Movimento Cinque Stelle nella nostra Regione non ha le percentuali che ha in Italia. In alcune province, come Reggio Calabria ha percentuali da prefisso telefonico.
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Poi perché il centrodestra ha già dato segni di vita in diverse tornate amministrative. A parte la Provincia di Vibo, il Comune di Gioia Tauro e quello di Lamezia, da ultimo è arrivata la vittoria a Cosenza con Mario Occhiuto, fratello di quel Roberto che parla già da leader della coalizione (potrebbe essere il prossimo candidato governatore) e chiede le dimissioni ad Oliverio.
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Inoltre con la recente sentenza della Corte Costituzionale entrerà in Consiglio Wanda Ferro che rischia di scalzare Morrone, passato con i verdiniani e assestando un buon colpo in seno alla massima assemblea elettiva calabrese. La Ferro, inoltre, ha l’appeal per ridare linfa all’azione di opposizione in Aula e provare ad intercettare nuovi consensi.
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Tanti segnali, insomma, che vanno verso una direzione precisa che è quella che vede uno schieramento muoversi e provare a riaggregarsi. Anche a Reggio Calabria, dopo l’emorragia continua di consensi e le vicende giudiziarie che hanno coinvolto il senatore Caridi, le truppe stanno provando a riorganizzarsi intorno al capogruppo in Consiglio Alessandro Nicolò e a Francesco Cannizzaro che hanno messo insieme 90 comitati del no in occasione dell’ultima consultazione.
Sarà risolutiva nel percorso che vuole realizzare una nuova alternativa di governo la strategia delle alleanze. E se da un lato non dovrebbe essere difficoltoso stringere a destra con Azione Nazionale e Fratelli D’Italia, il problema vero e sfondare al centro dove continua a mancare l’apporto Udc (evaporato) e Ncd (impelagato nel governo Renzi). La caduta del premier, però, adesso potrebbe far avanzare anche a livello nazionale scenari inediti e nuove possibilità di alleanze. I leader calabresi avvertono il cambiamento di vento e sono pronti a provare a riprendersi le redini del governo, perse con le dimissioni di Scopelliti, prima ancora del termine naturale della precedente legislatura.
Riccardo Tripepi