Prosegue la storiografia da bar in epoca Salvini con la quale si tenta di rileggere la storia con le chiacchiere da osteria. I soliti luoghi comuni, secondo i quali, Mussolini avrebbe fatto anche cose buone. E giù con l’elenco di idiozie che attribuiscono una serie di meriti al dux del ventennio. Balle colossali che sopravvivono di bocca in bocca nelle chiacchiere da bar o nelle fake news da social dove, purtroppo, come sosteneva Umberto Eco, anche ai cretini è stato data diritto di parola.
Spesso ad avallare le balle storiche ci si mettono anche i politici.

Ci sono caduti in tanti, soprattutto i rappresentanti del centrodestra contemporaneo, da Berlusconi a Tajani, passando da Fini fino a Salvini. E siccome la sindrome dell’emulazione solitamente fa più danni dell’ignoranza originale, ecco che, in Calabria, spunta l’emulatore di professione per antonomasia e, soprattutto, di convenienza: Nino Spirlì. L’incidentale presidente ff della Giunta regionale, in predicato da vice per la prossima, ora si cimenta nelle vesti di storico. Ci mancava la cazzata quotidiana. Il proscenio: un’intervista a quel marpione di Klaus Davi, il quale per scovare cazzate in salse calabra è un artista. E così Spirlì, dopo aver trovato il tempo di replicare a Tallini, sveste i panni dello statista di Taurianova, per indossare quello di “storico” delle bufale.
«A Mussolini vanno riconosciute anche le cose buone» - afferma solenne l’esponente leghista che Salvini ha indicato come prossimo vice presidente - e giù con i classici luoghi comuni da osterie. Falsi storici ormai usurati. Buoni solo per i nostalgici del ventennio in camicia nera. «Bisogna riconoscere i meriti storici del Mussolini rivoluzionario sociale - ha tuonato l’ex uomo di spettacolo della Piana prestato alla politica-. Ha creato le case popolari, le pensioni, l'assistenza all'infanzia, l'assistenza alle donne, le bonifiche» ecc. ecc. Insomma il solito repertorio ad uso di ignoranti, o peggio, frutto dell’ignoranza di coloro che lo declinano.

Balle che, tra l’altro, gli storici, quelli veri, hanno smentito già tante volte. La nascita del sistema pensionistico in Italia va dal 1895 al 1919. Il sistema previdenziale, dunque, nasce ben 27 anni prima dell’avvento del fascismo con un regio decreto del Governo Crispi, la sinistra storica dell’epoca, e fu poi completata il 1919 dal governo di Vittorio Emanuele Orlando. L’unica cosa che fece Mussolini fu quello di fascistizzare il sistema della Previdenza. Infps, l’unica riforma del fascismo, nel senso che introdusse la lettera “f” (fascista) alla sigla dell’istituto previdenziale. Quindi è falso che Mussolini introdusse le pensioni.

Altra fake news, la questione delle bonifiche. Il fascismo aveva promesso di restituire all’agricoltura 8 milioni di ettari di terreni riqualificati. Dopo dieci anni di lavori più tentati che andati a segno, fiumi di denaro pubblico finiti ad amici degli amici e collettori di consenso, il governo alla fine, annuncia il successo del recupero di 4 milioni di ettari. Un bell’obiettivo. Un’approfondita indagine storica però, accerta che gli ettari arrivano a poco più di 2 milioni. Peccato che “di questi due milioni, un milione e mezzo erano bonifiche concluse dai governi precedenti al 1922”.

Le case popolari vennero create grazie alla legge 31 maggio 1903, n. 251. Il regio decreto in questione introdusse figura dell'"Istituto Case Popolari" emanata su impulso per volontà del deputato Luigi Luzzatti sulla base dell'esperienza mutuata l'anno prima a Trieste, ove si era sperimentata la formula dell'Istituto Comunale per gli Alloggi Minimi.

La ricostruzione storica, fonti alla mano, dunque, smentisce lo “statista emulatore” Spirlì. Le sue sono bufale ignoranti propalate a mani basse. Un saggio di Francesco Filippi dal titolo eloquente: “Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo” smentisce in maniera approfondita tutte le false ricostruzioni storiche sui meriti del Duce. Ci permettiamo di suggerire al sig. Nino Spirlì, di inserirlo nelle sue letture estive, chissà, forse, dopo la lettura, ci risparmierà una parte delle sue idiozie quotidiane che va distribuendo da nord a sud in questa povera regione. I disastri a cui i calabresi sono costretti ad assistere sono già abbastanza. Se a tutto ciò, dobbiamo anche aggiungere la pesantezza di alcune idiozie storiche targate Spirlì, sarebbe veramente troppo.