La propaganda è una brutta bestia. E in campagna elettorale il confine tra verità e bugie si assottiglia fino a diventare come carta velina. Basta un niente che questa sottilissima membrana si spacchi e tutto si confonda, diventando indistinto e confuso. Difficile, allora, dire cosa sia autentico e cosa no. Il rischio è che, alla fine, anche le cose verosimili appaiano completamente fasulle, come il tintinnio di una moneta da 3 euro. Lo stesso suono fesso e sospetto che avevano le parole del presidente della Regione Mario Oliverio, quando ha chiamato a raccolta la stampa per annunciare che la sanità calabrese si appresta a mettersi al «pari con le altre regioni».

 

Non poteva scegliere un argomento meno credibile, il governatore, per convincerci che sta facendo tanto e bene. Invece, la frenesia da campagna elettorale può offuscare anche chi ha alle spalle 40 anni di politica e dovrebbe essere abbastanza scaltro da sapere che a tutto c’è un limite, anche all’ingenuità degli elettori che quei quarant’anni di dominio nelle istituzioni li hanno permessi e legittimati con il proprio voto. Ma la voglia di spararla grossa, così grossa da passare inosservata come un elefante vicino a una formica, spesso ha la meglio, soprattutto se all’orizzonte c’è probabilmente l’ultima chance di conservare la poltrona. Così, Oliverio decide di usare le ultime cartucce, quelle caricate a pallettoni, alla ricerca di un consenso che gli sfugge come acqua tra le mani, prosciugato giorno dopo giorno dalla scarsità di risultati che fa registrare la sua azione di governo. E allora, visto che bisogna osare, meglio farlo in grande. Ecco, dunque, che il presidente decide di annunciare la delibera della giunta regionale «numero 115, approvata lo scorso 2 aprile, con cui si sancisce di fatto l’avvio dell’iter per la sottoscrizione del nuovo Accordo di programma per il settore degli investimenti sanitari nella regione Calabria». Perbacco! viene da dire, giusto per non citare il Grande capo Estiqaatsi, reso famoso da Lillo e Greg.

 

Ma è solo lo scoppiettio della miccia prima che arrivi il botto finale: «L’importo complessivo degli interventi programmati ammonta a circa 702 milioni di euro e ci consentiranno di portare la sanità calabrese al pari delle altre Regioni». Boom. Da dove siano usciti tutti questi soldi il governatore non lo spiega. Sono particolari insignificanti rispetto alle finalità propagandistiche, che possono essere sintetizzati con vaghi rimandi istituzionali e legislativi: « In pratica - ha detto - con questo atto di programmazione la Giunta regionale ha approvato gli interventi da realizzare, nell’ambito di uno o più Accordi di programma tra la Regione Calabria ed il Ministero della salute di concerto con il Ministero dell’economia, d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni, nell’ambito della seconda fase del programma nazionale di investimenti previsti dall’articolo 20 della Legge 67/88». Ebbene, la legge in questione è addirittura una Finanziaria di 30 anni fa (trenta!) che all’articolo citato prevede “l’esecuzione di un programma pluriennale di interventi in materia di ristrutturazione edilizia e di ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico e di realizzazione di residenze per anziani e soggetti non autosufficienti per l'importo complessivo di lire 30.000 miliardi (di lire, ndr)".

 

Trentamila miliardi del vecchio conio, come diceva Bonolis sino a qualche anno fa, che oggi si fa difficoltà a tradurre nella moneta corrente, ma che dovrebbero essere più o meno pari a circa 15 miliardi di euro. Soldi che, specificava la legge del 1988 (anno in cui i Duran Duran erano ancora sulla cresta dell’onda e Achille Occhetto veniva eletto segretario del Pci), dovevano essere ricavati dalle Regioni facendo debiti con la Cassa depositi e presiti. Oggi, a distanza di tre decenni, Oliverio organizza una conferenza stampa per informare elettori ed elettrici che la Calabria è pronta alla seconda fase della realizzazione di questo programma nazionale di investimenti (a debito) per mettere la Sanità calabrese al passo con il resto d’Italia. E poco male se, a leggere nel dettaglio la ripartizione dei fondi a “disposizione” (si fa per dire), si scopre che 309 milioni di euro dovrebbero venire proprio dal programma di investimenti avviato 30 anni fa, altri 301 milioni dovrebbero metterli i privati, 18 li dovrebbe cacciare lo Stato e 75 milioni la Regione. Totale, 700 e passa milioni di euro virtuali, che consentono comunque al governatore di elencare “le magnifiche sorti e progressive” che attendono la Calabria: «Quattro nuovi ospedali, messa in sicurezza del presidio ospedaliero Jazzolino di Vibo Valentia, potenziamento delle tre Aziende ospedaliere di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria; 3 interventi nella città di Catanzaro e realizzazione della Cittadella della salute; ampliamento del nuovo ospedale Morelli di Reggio Calabria». Ce n’è per tutti, perché tutti votano. E per chi non rientra nella fantasmagorica “seconda fase dell’articolo 20”, il governatore ha briciole d’oro da distribuire: «Adeguamento e potenziamento degli ospedali di Lamezia Terme e di Crotone».

 

Tutto enunciato come se la Regione Calabria fosse nata oggi e non esistessero un passato e un presente che urlano vendetta. Tutto detto senza neppure una punta d’imbarazzo per un dissesto finanziario dal quale non si riesce ad uscire, come se quei 160 milioni di disavanzo all'anno che rendono un miraggio il pareggio dei conti fossero solo pochi spiccioli nonostante plotoni di commissari straordinari, come se non ci fossero le Asp sciolte per mafia e decine di migliaia di pazienti che ogni anno devono recarsi in altre regioni d’Italia per farsi curare. Tutto sbandierato come se la gente non fosse costretta a mettersi in fila la notte per avere l’esenzione del ticket o se la sanità calabrese non finisse a giorni alterni su Striscia la notizia e Le Iene.

 

Oliverio descrive un futuro radioso, fatto di normalità ed eccellenze, ma a patto di mettere ancora una volta una croce sul suo nome in cabina elettorale.
L’unica perplessità il governatore ce l’ha, guarda caso, per Cosenza, dove c’è un sindaco di segno politico opposto al suo, che addirittura osa sfidarlo candidandosi alla Regione per occupare la sua poltrona. «Per la città dei Bruzi ci sono purtroppo ritardi dovuti all’individuazione del sito dell’ospedale», avverte Oliverio, che con infinita saggezza poi sollecita il Comune a «un atto di responsabilità affinché anche Cosenza possa partecipare alla riqualificazione della rete delle strutture ospedaliere Hub della Calabria». Come dire: non è colpa mia se avete quel sindaco, e chi vuol capire capisca.
Alla fine della gloriosa giornata mediatica, ciò che rimbalza sui giornali è quella cifra virtuale - 702 milioni di euro cash - da spalmare come burro sull’ultimo tango alla Cittadella, dove la parte di Maria Schneider è affidata, ovviamente, ai calabresi.

Replica e controreplica

Dopo l'uscita del presente articolo, il delegato alle Politiche sanitarie regionali, Franco Pacenza, ha inviato in redazione una nota che pubblichiamo integralmente:

«In riscontro all’articolo pubblicato sul sito internet LaCNews24.it, dal giornalista De Girolamo in data 05/04/2019, con il quale si ironizza sull’esistenza delle risorse previste dalla DGR n. 115 del 02/04/2019, ai fini della stipula dell’Accordo di Programma integrativo per il settore degli investimenti sanitari, pari a € 701.570.804,41, si forniscono i seguenti chiarimenti, peraltro con elementi immediatamente riscontrabili all’interno della suddetta deliberazione.
Con nota prot. n. 40762 del 20/12/2018, acquisita agli atti della Regione Calabria al prot. n. 14337 del 15/01/2019, il Ministero della Salute ha certificato che le risorse a carico dello Stato, a valere sui fondi ex art. 20 della L. 67/88, disponibili per la Regione Calabria ai fini della sottoscrizione di nuovi Accordi di Programma, sono complessivamente pari a € 308.402.732,56 di cui € 258.494.814,88 non finalizzati ed € 49.907.917,68 da rifinalizzare.
L’importo di € 17.571.984,68 a carico dello Stato, a valere sul Programma previsto dall’art. 71 della L. 448/98, è già stato erogato dal Ministero della Salute ed iscritto nel bilancio della Regione Calabria al capitolo n. U6106013100.
Per quanto riguarda le risorse a carico della Regione Calabria, pari a € 74.696.087,17, la quota di € 42.116.863,63, inizialmente stanziata per l’Accordo di Programma del 2007 e non utilizzata, risulta essere anch’essa iscritta nel bilancio regionale al capitolo n. U6106013100, mentre la rimanente quota regionale di € 32.579.223,54, nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 20 del Decreto Legislativo 23 giugno 2011, n. 118, sarà iscritta a bilancio dopo la sottoscrizione dell’Accordo di Programma e previa ammissione a finanziamento degli interventi.
Infine, relativamente alle risorse a carico di privati, quantificati in € 300.900.000,00, si precisa che le stesse saranno rese disponibili dai concessionari a cui sarà affidata, mediante gara pubblica, la costruzione degli interventi interessati da capitali privati e la relativa gestione dei servizi non sanitari».

 

Risponde Enrico De Girolamo

Gentile delegato alle politiche sanitarie, se alla Regione avete tutti questi soldi da spendere perché la gente continua a scappare dalla Calabria per curarsi altrove?
Perché i cittadini più poveri devono stare in fila dalle prime ore dell’alba per chiedere l’esenzione del ticket che gli spetta?
Perché bisogna attendere anche mesi per esami diagnostici che potrebbero salvare la vita delle persone?
Perché i pazienti rischiano di morire a causa degli ascensori rotti che non possono trasportarli da un reparto all’altro?
Perché quasi ogni sera ormai la Calabria è messa alla gogna sulle tv nazionali che mandano in onda immagini paurose della sanità pubblica regionale?
Perché alla Cittadella continuate a concentrarvi soltanto su chi nomina chi e fate la guerra ai commissari mandati da Roma per appianare i debiti che strozzano i livelli essenziali di assistenza?
Lei fa un elenco di favolosi finanziamenti, che nell’articolo al quale replica sono puntualmente citati, anche se in maniera molto meno burocratica. E fa quasi tenerezza vedere nella sua “rettifica” quelle cifre da centinaia di milioni di euro precise al centesimo, come se arrotondare 700 milioni rinunciando ai decimali dissolvesse tutta la magia che questo Accordone di Programmone Integrativone porta con sé.
Ai calabresi non importano più quanti atti firmate, quanti piani sottoscrivete, quali intese imbastite o promesse fate. Interessano i risultati, interessa essere curati e possibilmente guarire. Qui, in Calabria, non in Piemonte o Lombardia. La conferenza stampa di ieri a Catanzaro puzzava troppo di campagna elettorale e lei lo sa, come lo sa chiunque fosse seduto a quel tavolo vicino al presidente-ricandidato. Parlare di «702 milioni per una sanità al pari delle altre regioni», come ha fatto ieri il governatore, è fumo negli occhi. Troppo perché non cominciassero a lacrimare.