Dopo 6 ore e mezza di dibattito sulle Linee programmatiche del governo Occhiuto (a favore si sono espressi in 21, in pratica l'intera maggioranza di centrodestra, 9 quelli contrari, delle opposizioni), si è cominciato a parlare di Bilancio. La vicepresidente Giusi Princi ha presentato all’aula il Documento di Economia e Finanza della Regione Calabria (DEFR) per gli anni 2022-2024.

L’assessore al Bilancio ha parlato di un Documento che costituisce la base di riferimento dell’azione di governo del centrodestra. Il dibattito non si è dilungato troppo sul punto. Pasqualina Straface (FI) ha parlato di «documento gigantesco» che traccia la situazione economico finanziaria della Calabria, istituzione e territorio, che «si presenta - ha detto - alla luce della laboriosità e professionalità dei preposti dipartimenti come un documento, aggiornato, davvero esauriente, e offre realmente un quadro esaustivo e completo di tutte le dinamiche economiche della nostra regione».

Per Bevacqua (Pd) in questo documento c’è una presa d’atto di un bilancio ingessato. Inutile per lui «difendere l’indifendibile», che altro non è che il risultato di politiche sbagliate negli ultimi trent’anni. «Non voteremo favorevolmente perché non c’è discontinuità nell’approccio allo stesso. Riportiamo crediti inesigibili senza dire la verità: è un Bilancio che non consente di dare risposte ai calabresi».

Raffaele Mammoliti (Pd), lamenta invece il ritardo nella formazione delle Commissioni che in qualche modo azzoppano il dibattito sul Bilancio. L’esponente del Pd si dice «preoccupato» dal fatto che nel documento contabile non c’è traccia dei forestali e della stabilizzazione dei lavoratori precari se non per una copertura limitatamente al 2022. Il documento contabile passa comunque con i voti della maggioranza.

Azienda Zero, le perplessità della Bruni

Si è quindi giunti all’attesa presentazione al Consiglio del progetto di razionalizzazione del sistema sanitario regionale. Tocca ad Occhiuto illustrare il progetto di Azienda Zero che al termine del confronto in aula passa con i voti della maggioranza.

«Abbiamo il dovere di colmare il deficit di reputazione della Calabria, attraverso il recupero del deficit di capacità amministrativa delle Aziende sanitarie. Mi sono detto, perché non valutare la possibilità di mettere nella cassetta degli attrezzi uno strumento che può incidere nella capacità amministrativa di tutte le aziende? Il Progetto non accorpa le aziende territoriali che rimarranno deputate all’erogazione dei Lea. Non sarà un’azienda immediatamente operativa, facendo l’errore del 2007, quando si volle accorpare le aziende sanitarie. Occorre insomma fare l’atto aziendale prima. Con questo atto si prevede la possibilità di istituire l’Azienda facendo rimanere intonso il sistema delle Aziende territoriali».

Occhiuto mostra di tenere molto al progetto di legge che considera uno strumento assolutamente necessario, e se ci fosse l’istituto della fiducia confessa che l’avrebbe posta su questo provvedimento. L’impressione è che Occhiuto voglia lanciare un messaggio chiaro all’esterno. Che tutti capiscano che la Calabria “fa sul serio” e che è capace di determinarsi in un campo per troppi anni governato dallo Stato con risultati tutt’altro che lusinghieri. Per questo chiede e vuole il coinvolgimento del Consiglio (non solo della maggioranza) a costo di intestarsi, nella qualità di Commissario, un eventuale flop anche sul versante giuridico.

«C’è tutto il tempo di valutare insieme come e in che tempi procedere», dice all’aula.

Ma Amalia Bruni non è persuasa e contesta di aver avuto in ritardo il testo. «Siamo interessati ad una cerniera tecnico amministrativa di una azienda come Zero, ma il testo ci lascia perplessi perché meriterebbe di essere maggiormente approfondito». La Bruni si domanda se è lecita l’operazione di legiferare su questa tematica: «Lei è commissario, avrebbe potuto fare un Dca o portarla in giunta. Siamo lieti che ci voglia investire del problema ma chiediamo di sviluppare, di capire se questo lavoro che merita comunque un approfondimento, rischia di essere invalidato perché il Consiglio non è deputato a legiferare».

Occhiuto: «Dimostriamo che non siamo supini al Governo»

Occhiuto prova a fugare i dubbi della Bruni: «Se la impugnassero, credo che il danno sarebbe soprattutto pe il Commissario. Dubito che possa succedere. Ho rappresentato questa volontà al tavolo Adduce, e quindi non ho grande preoccupazione. Vi confesso che per quattro quinti il Consiglio è formato da gruppi che partecipano al governo nazionale. Sono riconoscente al governo per il supporto che ci sta dando, però noi vogliamo dire che il commissariamento può essere inteso come lo è stato in questi anni, senza produrre risultare, e cioè supino rispetto al governo, o vogliamo dimostrare che il Commissariamento e anche il Consiglio regionale svolgono un’azione? Vogliamo stare col cappello in mano a chiedere “possiamo fare questo o quello” o vogliamo assumerci la responsabilità delle scelte? Questa è una partita che anche il Consiglio regionale deve decidere se giocare».

«È vero potevo fare un Dca costituendo anche l’Azienda, ma io penso sia una cosa buona il coinvolgimento anche perché se prima di attivare Azienda Zero è utile modificare il testo, possiamo farlo in Consiglio. Io la trovo un’opportunità, e la incoraggerei. Dobbiamo anche dimostrare che le scelte e le prerogative del Consiglio regionale non le deleghiamo».
A seguire è Antonio Montuoro (FdI) a supportare il presidente condividendo i concetti espressi e dicendosi convinto che è giunta l’ora di dare una svolta al commissariamento.

Laghi (deMa) contrarissimo, Irto (Pd) possibilista

Ferdinando Laghi (deMa) è inamovibile e si professa «contrarissimo a questa proposta perché questo non è uno strumento di cui le aziende possono giovarsi, ma essenzialmente una super struttura per cui le cinque aziende diventeranno una. È evidente che guardando le competenze dell’Azienda zero si tratti di una manovra politica. Questa legge allontanerà ancor di più i cittadini dalla sanità, graverà sulle fasce deboli. E poi, non ha i criteri d’urgenza, e quindi una proposta di questa portata deve fare il percorso stabilito dalla legge».

Simona Loizzo (Lega), parla da medico sul campo e confessa che «è la riforma che aspettavamo da tempo», garantendo secondo propri studi che la legge non sarà impugnata.

Davide Tavernise (M5s) fa un’analisi sul metodo e sul merito: al contrario di Laghi vede la razionalizzazione del sistema sanitario, «non sono in disaccordo» dice, ricordando che da più di tre anni in Commissione Sanità c’è una proposta di legge in cui si prevede la riduzione delle Asp da cinque a tre. «Nel metodo do atto che lei sta correndo, ma la invito ad un confronto più puntuale».

Irto (Pd): «L’idea ha un senso ma occorre rinviare»

Nicola Irto (Pd) intravede una «valenza politica alta» in questo progetto di legge ma chiede ad Occhiuto più coraggio. «La razionalizzazione ci trova d’accordo ma oggi dove è stato applicato questo strumento la sanità funzionava già. L’idea ha un senso nella logica di razionalizzazione e di assunzione di personale, ma ci troviamo di fronte al fatto che non sappiamo verso quale modello di sanità si vuole andare. È opportuno che accanto ad una riforma di questo tipo si abbia chiaro l’orizzonte». Sul metodo Irto chiarisce che occorre un coinvolgimento più ampio attraverso una concertazione, e chiede un aggiornamento del progetto di legge, mettendo in votazione la richiesta di rinvio (puntualmente respinta).

Giuseppe Neri (FdI) contesta invece le posizioni di Bruni e di Laghi: «Oggi stabiliamo il primato della politica che va a incidere sul Piano di rientro e ci farà capire che atteggiamento ha il governo nei confronti della Calabria».  
Hanno concluso il giro degli interventi Giuseppe Graziano (Udc), Antonio Lo Schiavo (deMa), Giovanni Arruzzolo (FI) e Giacomo Crinò (FA).