Sanzionato anche il segretario comunale. Per l’Anac ingiustificabile che ad un anno dalla scadenza il provvedimento non sia stato adottato
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Mille euro di sanzione ciascuno a sindaco, segretario comunale e giunta per non avere aggiornato il Piano triennale prevenzione e corruzione 2020-2022. È quanto stabilito dall’Anac, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, che a gennaio aveva avviato il procedimento.
Responsabile del Piano è Pasquale Pupo, attuale segretario comunale e più volte oggetto degli strali dei sindacati. Il precedente commissario, invece, Carmela Chiellino è stata, “salvata”, mentre tutti i membri del governo cittadino, fino all’avvenuta sospensione di metà dicembre, sono stati multati.
In particolare, l’Anac non ha ritenuto sufficienti le memorie difensive redatte dal segretario comunale e dal sindaco Paolo Mascaro nelle quali venivano indicate come elementi fondamentali nel mancato provvedimento la carenza di personale e l’emergenza epidemiologica.
Il Comune di Lamezia, lo ricordiamo, ha adottato l’ultimo Piano nel 2018 tramite l’allora commissione prefettizia. La Giunta Mascaro e poi il consiglio comunale a febbraio 2020 avevano approvato la definizione delle linee guida per la predisposizione degli obiettivi strategici e di promozione di nuovi livelli di trasparenza per il triennio 2020/2022.
Da allora vi è però stato uno stop che ha fatto scattare l’attenzione dell’Anac, la quale, nelle sue osservazioni spiega le difese addotte «se pur comprensibili, appaiono tuttavia insufficienti a giustificare l’inadempienza in relazione ai principali obblighi sanciti dalla normativa vigente in materia di prevenzione della corruzione».
«Si rappresenta che – aggiunge ancora l’Associazione - ad un anno dalla scadenza prevista dalla legge, il Ptpct relativo al triennio 2020 -2022 non è stato approvato. Il segretario comunale e tutto l’organo politico erano consapevoli dell’inadempimento che si reiterava per il secondo anno consecutivo. L’organo di indirizzo politico non può esimersi dalle proprie responsabilità, in quanto la legge gli riconosce, altresì, l’obbligo di controllo generalizzato affinché le disposizioni normative e regolamentari siano attuate, con ciò delineandosi anche la cosiddetta culpa in vigilando».