Ad una settimana esatta dall’inizio dello sciopero della fame, ad una settimana esatta da quando il Consiglio di Stato accogliendo la richiesta di sospensiva gli ha nuovamente strappato la fascia tricolore, Paolo Mascaro convoca a Piazza Mazzini la città. «Ho voluto correre un rischio, e convocare questo incontro in uno spazio rappresentativo ma anche ampio. Sarebbe stato troppo facile scegliere un luogo più centrale ma più piccolo». E i lametini e gli amministratori hanno accolto il suo invito. Un invito ad ascoltare direttamente dalla sua voce quel pacchetto di anomalie che avrebbero contraddistinto la vicenda che lo ha portato ad essere nuovamente sospeso.

 

«Non ho paura di nessuno - ha affermato - sono qui per difendere la mia comunità ancora una volta pugnalata alle spalle da quell’antistato che, sostituendosi allo Stato, massacra le regole e la democrazia. Potete cercare in tutti gli angoli e con i migliori investigatori, ma non troverete nulla. Nessun atto è stato infiltrato o condizionato dalla criminalità, né ci sono irregolarità. Anzi, in diciassette giorni abbiamo cercato di recuperare tutto quello che la terna commissariale non ha fatto. Avevo già appuntamento al ministero per sbloccare il Piano di riequilibrio e poter effettuare assunzioni. Ma è scattata la trappola mortale».

 

E poi, ancora, quella forza e determinazione che non lo hanno mai lasciato, nemmeno durante i quindici mesi di commissariamento mentre fronteggiava il ricorso al Tar e quello sulla sua incandidabilità: «L’11 aprile vincerò. Il Consiglio di Stato non può non darci ragione. Sto perdendo chili, ma non l’amore per questa città. È una battaglia collettiva, perché bisogna modificare la norma illiberale dell’articolo 143 del Tuel, che consente a qualcuno di usurpare la fascia tricolore basandosi sul nulla».

 

«Un’emozione senza fine, imprevedibile ed inimmaginabile – descrive dal suo profilo social all’indomani la serata Mascaro - In migliaia, di ogni età, professione o colore politico, per sostenere l’immortale amore per la propria terra, per difendere gli amministratori locali e la democrazia partecipata, per affermare il diritto dei territori di essere rispettati.Tante lacrime e tanta commozione ma una grande certezza: Lamezia è Città viva, Lamezia è Città di amore».

 

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