Ore frenetiche in casa Pd. Mentre si avvicinano a passo spedito le elezioni europee, diventano sempre più incandescenti i casi delle Regioni Umbria e Calabria che sembrano intrecciate nei loro sviluppi.

In Umbria la presidente Catiuscia Marini ha già presentato le proprie dimissioni che dovranno essere passate al vaglio dal Consiglio regionale nella giornata di sabato dopo il rinvio degli scorsi giorni. La Marini era arrivata alle dimissioni in seguito alle pressioni politiche innescate dal suo coinvolgimento in un’indagine sulla sanità.

A Roma, nella giornata di martedì, si è svolta una riunione ristretta tra i rappresentanti del Pd umbro e i vertici nazionali, compreso il vicesegretario nazionale Andrea Orlando. Il risultato non è stato quello sperato dal partito regionale che non ha trovato nessuna sponda per salvare la Marini, ma anzi la richiesta di chiudere in fretta la vicenda senza fare arrivare il Pd sulle spine alla settimana del voto.

 

Orlando ha poi ribadito quanto già detto da Nicola Zingaretti dopo l’esplodere dell’inchiesta Passpartout in Calabria con il coinvolgimento del governatore Mario Oliverio. «Non ci saranno differenze di trattamento tra Umbria e Calabria», il pensiero di Orlando che è volato velocissimo anche nella nostra Regione tramite il plenipotenziario dell’ex ministro della Giustizia Carlo Guccione e il commissario regionale Stefano Graziano.

Un nuovo avvertimento, insomma, per il presidente della giunta che per il momento non sembra arretrare di un solo millimetro. Forte soprattutto del fatto che le sue eventuali dimissioni non porterebbero ad elezioni anticipate in Calabria, al contrario di quanto avverrebbe in Umbria, considerando che la legislatura è arrivata ormai quasi al suo termine naturale.

Il Pd nazionale, però, in attesa di risolvere la questione Umbria pare sempre più pronto a non prendere le difese di Oliverio e lasciarlo al suo destino. Il segretario nazionale Nicola Zingaretti si tiene lontano dalla nostra Regione e attende che anche dal partito calabrese cominci a muoversi qualcosa. Gli ex renziani e tutti gli uomini che hanno sostenuto Zingaretti con una lista alternativa a quella di Oliverio (quella costruita da Guccione e Censore) sono pronti alla spallata finale e sono convinti di poter mettere nell’angolo il governatore.

Se non saranno dimissioni indotte, insomma, la ricandidatura del presidente uscente comincia a diventare assai complicata e dovrebbe passare almeno dalle primarie che avrebbero già un contendente. Proprio quel Carlo Guccione schierato da sempre sulle posizioni della sinistra del partito e che ha nel vicesegretario Orlando, colui che sta gestendo la crisi umbra, il suo main sponsor romano

 

Riccardo Tripepi