Nell'arena in cui si lotta per strappare anche un solo turista alla concorrenza la Calabria cerca il suo posto al sole. O, meglio, conta sul suo "Un posto al sole" per battere i rivali. In attesa di conoscere le sorti del discusso corto di Muccino o valutare gli eventuali flussi di visitatori che avrà portato, alla Regione hanno messo a punto la strategia che mira a far brillare l'immagine del nostro territorio nel mondo. E deciso il relativo budget per metterla in atto. Stavolta non si bada a spese: sono più di 30 i milioni di euro previsti nel Piano esecutivo annuale d'immagine e promozione turistica 2021; nel maggio scorso Jole Santelli ne aveva stanziati una decina abbondante per il 2020.
Ma pure questi venti milioni in più, in qualche modo, portano la firma della governatrice scomparsa in autunno. Ad accapparseli tutti sarà, infatti, Giovanni Minoli, il giornalista messo alla guida della Film Commission regionale proprio dalla Santelli per provare a ripetere il miracolo già riuscitogli a Napoli con la fortunata soap opera Rai da lui ideata: attrarre turisti, creando lavoro e indotto, con produzioni ambientate in Calabria.

Le fiction acchiappaturisti

Se le parole d'ordine del Piano dello scorso anno erano le anglofone destination image, quest'anno si punta su una sola, altrettanto atipica da queste parti: cineturismo, «ossia quella tipologia di turismo legata all’uscita di film o fiction ambientate in determinati paesi o città». Un esempio? I paesini del ragusano usati come set per le puntate del Commissario Montalbano, presi d'assalto dai visitatori italiani e non solo. Il principio citato nella nuova programmazione regionale è che «i luoghi che appaiono nelle fiction televisive hanno un grande ritorno di immagine, oltre che un ritorno economico in termini turistici. Le location diventano familiari per i telespettatori e il desiderio di visitarle dal vivo, magari per incontrare gli attori oppure semplicemente per provare l’emozione di sentirsi parte del set, è un forte fattore di spinta». E la regola dovrebbe funzionare «non solo per le località più blasonate, ma anche, e soprattutto, per gli angoli più nascosti del nostro territorio così variegato e ricco di beni culturali, architettonici e paesaggistici».

Gli studios calabresi

Dalle fiction, insomma, passa il marketing territoriale, ecco perché alla Cittadella intendono realizzare «una produzione audiovisiva seriale che racconta “la Calabria, i suoi luoghi, la sua storia e il suo sapere”, da adattare a diversi formati di distribuzione audiovisiva per essere utilizzati su emittenti di caratura nazionale e su piattaforme televisive». Le ambizioni sono alte, tanto quanto le spese da sostenere. Servirà parecchio denaro per «la realizzazione di studios per eseguire la lunga serialità audiovisiva (documentari, trasmissioni televisive, film) e incrementare il livello qualitativo e quantitativo dell’offerta produttiva, aumentare la capacità di attrazione delle grandi produzioni nazionali e giungere sulle piattaforme europee e internazionali, per potersi confrontare con i grandi competitor internazionali». Così come ne occorrerà alla Film Commission per promuovere la Calabria «mediante la creazione di infrastrutture (“production live set”) ad uso professionale, nonché attraverso la digitalizzazione e la continua evoluzione tecnica degli impianti e, altresì, mediante investimenti sulla didattica tramite l’avvio di “tirocini/laboratoriali” da svolgersi direttamente sul set in modo da rafforzare le capacità e le concrete competenze professionali nel settore audiovisivo». Infrastrutture che costeranno ma non incasseranno, visto che verranno utilizzate per le produzioni audiovisive «solo se girate in Calabria e saranno concesse in utilizzo (a titolo gratuito e senza prevedere entrate) per attrarre produzioni nazionali e straniere da girare in Calabria». I ritorni economici, si è detto, dovrebbero arrivare da altro e poi ci sono sempre quelli dal punto di vista della formazione professionale per gli addetti locale del settore, che potranno comunque rafforzare le proprie competenze.

Anni prima dei risultati

I venti milioni di quest'anno, comunque, sono solo una fetta dell'investimento che la Regione vuole fare sulla lunga serialità. Nel Piano, infatti, si legge ancora che «il Progetto integrato, da sviluppare su più di una annualità, si articola in due fasi». La prima è, appunto, quella che prevede «l'allestimento degli studios di produzione, da identificare quale centro di attrazione per l’industria audiovisiva del sud, dove si realizzano contenuti audiovisivi e si avvia lo scouting procedurale ed attuativo per la messa in produzione delle creazioni di natura seriale». In quella a venire, invece, «si avviano le progettazioni e le produzioni dei contenuti creativi di natura “seriale” e la divulgazione e diffusione sui canali specializzati (Rai, piattaforme dedicate)».

Alle tradizioni non si rinuncia

Nonostante l'esperienza con Muccino non sia stata tra le più riuscite, la Regione ha comunque intenzione di riprovarci col progetto "Narra Calabria", a prescindere dalle fiction. Ecco perché anche nel 2021 torna l'idea – con tanto di copia e incolla dall'annata precedente – di utilizzare «la creatività e la genialità di registi, attori e produttori di chiara fama nazionale e internazionale» per qualche pubblicità che somigli più a «un racconto d'autore» e si distingua così dalla concorrenza. Ma rispetto al 2020 c'è una novità: visti i precedenti del recente passato, «si ritiene che la garanzia del risultato sia subordinata alla capacità dell’Amministrazione, anche avvalendosi della Fondazione Calabria Film Commission, di individuare, attraverso indagini conoscitive, le professionalità di chiara fama (registi, attori, produttori esecutivi, ecc) il cui stile artistico meglio risponde alle esigenze comunicative espresse nel presente piano». Insomma, stavolta sulla scelta dei novelli Muccino, Raul e Rojo dovrebbero aver voce in capitolo – se non l'ultima parola – Minoli e i suoi, più che i vertici politici regionali.

Un pensiero al covid

Pochissime le altre novità dell'anno rispetto al Piano precedente. Tornano, dopo il flop con tanto di giallo registrato dall'ultimo bando, i finanziamenti per i grandi eventi. Stavolta, però, «si intende proporre un progetto pilota che prevede un’innovativa modalità di fruizione degli eventi artistici anche attraverso l’uso delle moderne tecnologie dell’Ict». In tempi di covid, tocca considerare certi aspetti. Un po' come accadrà per i fondi destinati alla partecipazione della Calabria alla Borsa del turismo o alle fiere di settore: «la presenza regionale a tali eventi sarà oggetto di riprogrammazione in funzione dell’evoluzione del quadro emergenziale internazionale», col budget rimodulato in corsa in base alle esigenze.

Web: il portale regionale cambia faccia?

L'unica vera differenza del 2021, oltre alle serie tv, potrebbe riguardare il web, con una maggiore attenzione alla promozione turistica sui social network e l'impostazione del portale regionale rivoluzionata. Quest'ultimo dovrà prevedere la possibilità di effetture tour virtuali tra le bellezze della regione, col suo patrimonio storico, artistico e culturale reso accessibile online. E serve un sito che non sia più soltanto «una vetrina delle bellezze calabresi, ma un portale che permette di organizzare direttamente la vacanza, scegliere i luoghi e i servizi più consoni». Per attrarre i turisti bisognerà, insomma, non solo essere un po' Netflix, ma anche un po' Airbnb: «garantire al visitatore del sito informazioni specifiche e di contesto» chiedendosi sempre in primis «cosa cerca, cosa vuole prenotare e come lo vuole fare». Perché, bando alla poesia della comunicazione emozionale, «si vendono in definitiva delle opportunità di vacanza».

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