Alla presunzione di innocenza legittimamente invocata dall’ex consigliere regionale con riferimento alle inchieste giudiziarie in cui è coinvolto insieme al presidente Mario Oliverio, si contrappone sul piano politico una vera e propria presunzione di colpevolezza. Il ricorso al Csm contro il magistrato che indaga su di lui appare come il tentativo di insinuare pesanti dubbi sulla sua imparzialità investigativa
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È per certi versi clamorosa la presa di posizione dell’ex consigliere regionale Nicola Adamo, indagato nelle inchieste Lande desolate e Passepartout, che ieri ha annunciato con una nota l’esposto presentato dai suoi legali al Consiglio superiore della magistratura nei confronti del procuratore antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri.
Governatore ombra
Adamo non è tipo da prima linea, da scontro frontale, tanto più contro il magistrato che sta indagando su di lui. È piuttosto uno che muove i fili, che sta dietro le quinte e orienta le scelte. È questo, d’altronde, anche il profilo che scaturisce dalle inchieste che lo vedono coinvolto, secondo le quali, pur non ricoprendo da tempo alcun incarico politico e istituzionale, avrebbe condizionato le scelte amministrative del presidente Mario Oliverio, assurgendo a presidente ombra della Regione.
«Pregiudizi accusatori»
Se Adamo ha deciso di sfidare in prima persona il magistrato che l’ha inquisito, Gratteri, con un esposto al Consiglio superiore della magistratura, alla Corte di cassazione e alla Corte d’appello di Catanzaro, significa che è convinto di non avere più nulla da perdere ma, forse, qualcosa da guadagnare.
L’obiettivo potrebbe essere quello di tentare la carta dell’allontanamento di Gratteri dalla Calabria per incompatibilità ambientale, insinuando il dubbio di un pregiudizio investigativo nei suoi confronti che ne comprometta l’imparzialità inquirente. D’altronde, lo dice chiaro Adamo, quando parla della sua volontà di «contrastare gogne mediatiche conseguenti a suggestioni colpevoliste magari fondate su pregiudizi accusatori».
Incompatibilità ambientale
Difficile immaginare che basti la presa di posizione di un indagato, per quanto formalizzata in un esposto ufficiale, a far scattare procedimenti nei confronti di Gratteri. Ma quello calabrese è un contesto molto delicato, già messo a dura prova nei mesi scorsi da un’inchiesta della Procura di Salerno, che ha visto indagati numerosi magistrati “calabresi”. Vicenda rivelata nel gennaio scorso dal Fatto quotidiano, che sarebbe stata innescata a suo tempo da carte scottanti trasmesse per competenza ai colleghi campani proprio da Nicola Gratteri.
Presunzione di colpevolezza politica
Se dal punto di vista giudiziario, la vicenda di Adamo ha bisogno di rigorosi riscontri sui presunti reati commessi, dal punto di vista politico rappresenta una realtà ormai acclarata da tempo. Nessuno che abbia un minimo di infarinatura sulla cronaca politica di questa regione può avere alcun dubbio sul ruolo di Adamo nell’ultima legislatura regionale. La stessa candidatura di Mario Oliverio a presidente, la successiva campagna elettorale e infine l’elezione nel novembre del 2014 sono frutto della capacità di Adamo di fare e disfare nel campo del centrosinistra. Se dunque l’ex consigliere oggi in pensione con oltre 7mila euro di vitalizio, in merito alle accuse che gli vengono mosse dalla Procura di Catanzaro può legittimamente invocare il principio della presunzione di innocenza, dal punto di vista politico deve vedersela con una vera e propria presunzione di colpevolezza.
Adamo "ricandidato" con Oliverio
Con una differenza sostanziale però: nei processi potrà difendersi ed essere giudicato da un giudice terzo; in politica, invece, è completamente sottratto alla valutazione degli elettori, nonostante negli ultimi anni abbia agito come se fosse in piena attività istituzionale. L’unico modo che hanno i calabresi per bocciare la sua azione è indiretto, e investe il presidente in carica deciso a ricandidarsi alla guida della Regione nonostante tutto. Insomma, se i calabresi saranno chiamati a pronunciarsi su Oliverio in cabina elettorale, dovranno farlo consapevoli del fatto che dietro il suo nome c’è anche quello del suo più fidato e influente consigliere.
Enrico De Girolamo
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