È finita con la mancanza del numero legale e la dichiarazione di seduta conclusa il dibattito sulle modifiche alla legge sul gioco d’azzardo. La maggioranza di centrodestra, dopo innumerevoli prove di forza in aula, si è fatta mettere in difficoltà su una norma che aveva sollevato un polverone già nei mesi scorsi, quando fu riportata in Commissione per nuovi ritocchi, finendo con il cerino in mano e consegnando su un piatto d’argento la ribalta alle opposizioni.

Sul finire del dibattito infatti Amalia Bruni chiede la votazione per appello nominale, mentre i banchi delle opposizioni si svuotano per non partecipare al voto. E sarà la stessa ex candidata alla presidenza a chiedere la verifica del numero legale per tentare un blitz difficile da realizzare.

La maggioranza è in difficoltà. I numeri non ci sono. Mancuso prova a correre ai ripari chiedendo una sospensione di 5 minuti. Lo Schiavo come una furia entra in aula chiedendo una interpretazione autentica della richiesta di sospensione in sede di votazione. Mancuso oggettivamente si arrampica sugli specchi. La richiesta di sospensione è arrivata dopo aver dichiarato aperta la votazione. Sono attimi di tensione anche all’interno della maggioranza. Tra i più accesi c’è Giuseppe Graziano che reitera la richiesta di sospensione, stoppata questa volta dallo stesso Mancuso che opta alla fine per una sospensione di 15 minuti.

Ma neanche dopo 5, torna a sedersi, giusto il tempo di dichiarare sciolta la seduta.

Un dibattito infuocato

La proposta di modifica che reca la firma di tutti i capigruppo di maggioranza, è stata illustrata da Giacomo Crinò (FA) e tende a eliminare dalla legge regionale alcune limitazioni come le fasce orarie di apertura che ora verranno decise dai sindaci (che saranno esposti quindi a pressioni e a rischi maggiori, fanno notare dall’opposizione), e aboliscono la distanza di 500 metri dai punti sensibili (quali scuole, ospedali e centri di formazione su tutti). «Sono convinto che con l’approvazione del testo si esce da un limbo. La legge del 2018 di proroga in proroga non è mai entrata in vigore, oggi vedremo la legge spiegare i suoi effetti. È mutato il contesto in cui nacque, ma anche la maggioranza che l’ha proposta. Ci invitano ad un atto di coscienza, ma io ritengo che sia un giusto contemperamento della legge, autorizzata dalle leggi dello Stato. È corretto dire a qualcuno, dopo quattro anni, che è fuori norma? Io credo di no». Crinò definisce «presuntuose» le tesi dell’opposizione parlando di una sorta di operazione di «dignità» nei confronti degli esercenti che finirebbero per essere discriminati. Sulle distanze, poi – da 500 a 300 metri – Crinò ritiene che si tratti sostanzialmente di un falso problema.

La proposta non piace a molti, compreso il Coordinamento regionale delle associazioni “Mettiamoci in gioco”, e neanche alla rete di Avviso Pubblico, di cui la Regione Calabria è socia, che ha espresso la propria contrarietà citando anche i dati calabresi del 2019 che si presentano come preoccupanti visto che ammonta a quasi 2 miliardi la spesa andata in fumo nel gioco d’azzardo, per una cifra pro capite di circa 1000 e rotti euro.

Per Davide Tavernise (M5S), «le modifiche alla legge dimostrano passo indietro nella lotta alla ludopatia di questo Consiglio, lasciando ai Comuni l’onere di scelte soggette a pressioni non indifferenti». Il capogruppo cinquestelle ha pronto un emendamento che vorrebbe le saracinesche abbassate di tutte le sale slot della Calabria a mezzanotte – «un segnale forte e importante nei confronti di chi soffre i danni della ludopatia» dice – che nonostante gli ammiccamenti iniziali si vede puntualmente respinto.

Ferdinando Laghi (dMp) punta l’indice sulla dipendenza indotta da giochi che pure sono leciti, e su una legge che modifica norme preesistenti di cui non si conosce l’effettiva applicazione. Netta contrarietà anche da Amalia Bruni: «VI chiedo come è possibile che non si è completato l’iter procedurale della legge che non è passata dalla Commissione sanità? Noi dell’opposizione non possiamo rimanere inerti. Si parla di prevenzione nel titolo della proposta, ma mi sembra che le modifiche proposta vadano in direzione diametralmente opposta. Abbiate il coraggio di cambiare il nome della proposta. Il punto di partenza corretto sarebbe la cura dei pazienti ludopatici. Mi stupisce – aggiunge - la scarsa attenzione del Commissario ad acta su un fenomeno in continua crescita: 107 sono i miliardi spesi per il settore e 114 per la sanità».

Per Antonio lo Schiavo «il messaggio politico è che si allentano le maglie sul gioco d’azzardo», in particolare in questa difficile fase congiunturale che sta attraversando la società calabrese.