L’ultimo caso riguarda il testo presentato da Antonio Lo Schiavo (Misto) sull’abolizione del certificato medico a scuola. Dopo qualche ora dalla presentazione spunta un pdl identico siglato da Michele Comito (FI)
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Collaborazione o ostruzionismo? Il confine è sottile, soprattutto dalle parti di Palazzo Campanella, dove la maggioranza chiede alle opposizioni una collaborazione costruttiva, praticamente dal momento dell’insediamento, ma poi affossa ogni velleità (o quasi) proveniente dai banchi delle minoranze. La “tecnica” è sempre la stessa, marcare il territorio con proposte uguali o simili, provando ad accorpare i testi, oppure al contrario parcheggiarle nel dimenticatoio delle Commissioni consiliari.
L’ultimo esempio in ordine di tempo, è la proposta di legge mirata a semplificare le certificazioni sanitarie in ambito scolastico che prevede, in particolare, l’abolizione dell’obbligo di presentazione del certificato medico per la riammissione in classe oltre i cinque giorni di assenza e la sua sostituzione con una giustificazione sul libretto personale dell’alunno (firmata dal genitore o da chi ne fa le veci) o da un’autocertificazione.
L’ha presentata la settimana scorsa il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo, presidente del Gruppo misto – Liberamente progressisti - attraverso il testo che propone “Integrazioni e modifiche alla legge regionale n. 19 del 4 settembre del 2021” - recependo evidentemente prima degli altri un’esigenza avvertita dal mondo medico, in pressing già da un po' di tempo.
Basti pensare che una legge simile era stata presentata nel 2019 da Michele Mirabello ma poi non se ne fece niente.
Ora, dopo la presentazione della proposta da parte di Lo Schiavo, a poco tempo di distanza, forse qualche ora, appare un’altra proposta di legge, questa volta a firma di Michele Comito, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale – “Disposizioni di semplificazione delle certificazioni sanitarie in ambito scolastico” – che riproduce quella di Lo Schiavo andando all’essenziale con tre articoli di modifica e nemmeno mezza pagina di relazione tecnica.
Parallelamente sono cominciate a circolare obiezioni circa il fatto che la proposta doveva avanzarla il Commissario ad acta, in una sorta di opera di persuasione che non si sa se si concluderà con un accorpamento delle proposte o con l’affossamento di quella del notaio vibonese che si è solo dimostrato più lesto nel raccogliere quell’esigenza da più parti avvertita.
Insomma delle due l’una, o la proposta è considerata valida, anche se proviene dalla minoranza, o la proposta non è valida e non ha alcun senso anche quella a firma di Comito.
Il rischio è che, come successo con altre proposte, il testo non varchi mai le porte dell’aula Commissione. Ma a vantaggio di chi?