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Paralisi al Consiglio regionale. Le divisioni negli schieramenti politici hanno annientato ogni possibile discussione, facendo saltare la riunione della massima assemblea calabrese prevista per l’8 e il 9 agosto.
Non sarà rinnovato, dunque, l’Ufficio di presidenza che è scaduto lo scorso 6 luglio e che, pertanto, regalerà un altro mese di stallo a palazzo Campanella. Un inedito nella storia del regionalismo che, anzi, aveva abituato ad un rinnovo anticipato dell’organismo, rispetto alla data di scadenza. E che adesso tiene in stand-by la Calabria che di certo non aveva bisogno di ulteriori ritardi. La prima conseguenza del mancato rinnovo dell’Ufficio è stata quella di far saltare anche la seduta di giorno 9 rimandando il dibattito sui migranti che pure era di notevole importanza. Per non parlare di tutte le altre emergenze che stanno rendendo sempre più difficile la vita ai calabresi.
La conferenza dei capigruppo
La decisione della Conferenza è arrivata dopo una lunga discussione resasi necessaria dopo che i capigruppo di centrosinistra (Romeo, Nucera e Giudiceandrea) avevano chiesto la convocazione dell’organismo per fare luce sulle denunce di Orlandino Greco.
Il capogruppo della Oliverio Presidente aveva denunciato anomalie sul voto in Consiglio “mettendo in dubbio il lavoro di tutti” secondo la maggioranza che ha chiesto ad Irto di difendere l’Istituzione. Irto ieri ha ribadito la perfetta legittimità delle votazioni, ma la discussione è avvenuta senza l’accusatore principale. Greco è negli Usa, oltre che essere con un piede e mezzo fuori dal centrosinistra, considerando che i suoi compagni di maggioranza hanno bocciato come false e strumentali le sue dichiarazioni.
Il capogruppo del Pd Romeo ribadendo a sua volta la perfetta legittimità del lavoro del Consiglio, ha chiesto comunque le opportune verifiche e auspicato una soluzione unitaria anche in ordine al rinnovo dell’Ufficio di presidenza, ipotizzando il rinvio del rinnovo della cariche.
Un amo, probabilmente concordato, al quale ha abboccato subito Pino Gentile, vicepresidente di minoranza uscente, che ha espresso la piena disponibilità del gruppo di Ncd (Alternativa Popolare) a discutere per soluzioni il più condivise possibile.
Un nuovo accordo trasversale più che sufficiente per fare infuriare la rimanente parte dell’opposizione, ad eccezione di Giuseppe Graziano, segretario questore uscente e appena defenestrato da Forza Italia, che ha concentrato il proprio intervento contro i soprusi della gestione Occhiuto-Santelli.
Orsomarso, Nicolò e Cannizzaro, invece, sono stati compatti nel condannare la decisione del centrosinistra. “Il Consiglio è ostaggio di Mario Oliverio” il messaggio dei tre che hanno puntato l’indice contro un rinvio che calpesta la stessa dignità dell’Istituzione.
Sul rinvio pesa la “regia” di Mario Oliverio che ha ancora troppi conti in sospeso sulla Sanità per determinare le proprie mosse. Sia sul rinnovo dell’Ufficio di presidenza di palazzo Campanella, che sul rimpasto di giunta. Sul tappeto, oltre al Commissariamento sul quale si aspetta che le parole di Renzi si trasformino in realtà, ci sono anche le assunzioni e il ministro della Saluta Beatrice Lorenzin continua ad avere rapporti solidissimi con Pino Gentile.
Ne sapremo di più nei prossimi giorni, ma Ferro e Tallini, candidati del centrodestra per l’Ufficio di presidenza, tornano a sentire puzza di “inciucio”. Come dimostrerebbero anche le parole espresse da Pino Gentile ieri quando ha parlato chiaramente dell’esistenza di almeno due opposizioni.
Riccardo Tripepi
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