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Il Vicepresidente ed Assessore regionale al Personale prof. Antonio Viscomi, in relazione alla sentenza del Consiglio di Stato, sez. IV, n. 4139/2015 – informa una nota dell’Ufficio stampa - ha dichiarato: “Nessuno deve sentirsi solo in questo momento con le sue ansie e le sue angosce. La sentenza del Consiglio di Stato sulle progressioni verticali indette nel lontano anno 2003 – pronunciata, dunque, a distanza di ben dodici anni dai fatti contestati – rappresenta indubbiamente un fulmine a ciel sereno per il personale della Regione Calabria. Lo è ancora di più in questa fase, che vede l’Assessorato alle Politiche del personale impegnato su una pluralità di fronti: la riorganizzazione del sistema burocratico, la ridefinizioni dei ruoli dirigenziali, le questioni connesse alla relazione ispettiva del MEF, l’incorporazione del personale già dipendente dalle province, la ripresa della contrattazione decentrata e lo sblocco delle risorse per la retribuzione di risultato. Una certezza è però da affermare fin da subito: l’ampliarsi dello spettro problematico, provocato dalla sentenza in questione, non rallenterà lo sforzo – condiviso sia dalle organizzazioni sindacali, sia dagli stessi dipendenti e dirigenti – di riportare a normalità il sistema organizzativo e di gestione del personale regionale introducendo elementi di valorizzazione del merito, di semplificazione procedurale, di rispetto degli impegni assunti in grado di consentire a tutti, nessuno escluso, di sentirsi parte di un unico grande progetto riformatore al servizio dei cittadini calabresi. Questo, anzi, costituisce lo sfondo in cui inquadrare anche le questioni poste dalla sentenza della giustizia amministrativa. E’ una sentenza che deve essere studiata con attenzione nei suoi possibili effetti sulla storia professionale, e quindi sulla vita personale, di molti lavoratori pubblici della Regione, alcuni ormai in pensione, altri trasferiti, altri ancora in attività e, in alcuni casi, con posizioni di responsabilità variamente definite. E’ una sentenza che deve essere valutata con lucidità e freddezza tecnico-giuridica, alla ricerca di sentieri applicativi in grado di assicurare alla Regione di non disperdere il grande patrimonio di professionalità maturato nel corso di questi dodici anni ed ai lavoratori interessati di non subire penalizzazioni indebite per un procedimento che, all’epoca in cui fu avviato, presentava tutti i crismi formali della legittimità. Freddezza di analisi e lucidità di valutazione sono requisiti necessari per chi intenda operare fattivamente a tutela e garanzia dei dipendenti regionali: la fretta, come è noto, è una cattiva consigliera e potrebbe portare a soluzioni pasticciate in grado di creare effetti ancor più dannosi. Anche per questo, confermando anche in tale situazione il rispetto e il riconoscimento per le organizzazioni rappresentative dei lavoratori, reputo necessario una immediata interlocuzione con i sindacati del lavoro pubblico e ho dato mandato al Settore competente di convocare un incontro per lunedi prossimo, 28 settembre, per fare il punto della situazione. Nel frattempo, ho già avviato una interlocuzione – oggi sul piano personale, domani anche su quello istituzionale – con autorità ed agenzie governative al fine di un affiancamento operativo e tecnico per la soluzione dei problemi posti dalla sentenza del Consiglio di Stato. Nessuno deve sentirsi solo in questo momento con le sua ansie e le sue angosce.”