Finalmente il governo si è accorto di Sacko Soumayla, il bracciante africano, sindacalista dell’Usb, ucciso a San Calogero da un cecchino nei pressi di una vecchia fornace di mattoni abbandonata.

 

«Non siamo affatto insensibili - ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante il discorso per la fiducia al Senato -. Una riflessione merita la vicenda tragica e inquietante occorsa qualche giorno or sono. Sacko Soumayla è stato ucciso con un colpo di fucile: era uno tra i mille braccianti, con regolare permesso di soggiorno, che tutti i giorni in questo paese si recano al lavoro in condizioni che si collocano al di sotto della soglia della dignità. A lui e ai suoi familiari va il nostro commosso pensiero». Parole che hanno scatenato un lungo e commosso applauso, con i senatori di maggioranza e opposizione che si sono alzati tutti i piedi.


«Ma questo non basta - ha continuato Conte -. La politica deve farsi carico del dramma di queste persone e garantire percorsi di legalità, che costituiscono la stella polare di questo programma di governo».

 

Insomma, dopo l’agguato di sabato notte, nel quale è stato ferito anche un altro migrante, si rompe la cortina di silenzio che aveva avvolto la vicenda da parte, in particolare, dei neo ministri dell’Interno, Matteo Salvini, e del Lavoro, Luigi Di Maio. Una mancanza di reazioni ufficiali che era stata vista da più parti come la conferma di una certa indifferenza politica verso la sorte dei migranti e il prologo di un’azione di governo ostile in tutti i modi all’immigrazione, anche quando, come nel caso della Piana, è funzionale alla sopravvivenza di determinati settori produttivi.

 

Un silenzio che appariva ancora più stridente se si considera che lo stesso Matteo Salvini è stato eletto proprio in Calabria, regione che, inoltre, ha premiato con il 43 per cento il movimento Cinque stelle alle ultime Politiche.

 

 

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