I consiglieri regionali Nicola Irto e Domenico Bevacqua esprimono parere positivo sull'iniziativa del presidente della Regione, ma chiedono che altri temi vengano portati all'attenzione di Mario Draghi
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
«Far diventare la nostra Regione una priorità per il governo nazionale e aprire una nuova questione Calabria all’interno di una nuova questione meridionale è un punto fondamentale. Per cui non possiamo che guardare con interesse positivo e costruttivo alla vertenza Calabria e al confronto tra il presidente della Regione e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil nazionali della Calabria».
Ad affermarlo è il segretario regionale del Pd Nicola Irto dopo la presentazione di oggi in Cosiglio regionale da parte del governatore Roberto Occhiuto il documento da sottoporre al Governo. «Siamo ad una fase embrionale del confronto che dovrebbe portare sul tavolo del governo guidato da Mario Draghi le principali questioni da affrontare per fare in modo che la Calabria possa uscire dalla condizione di sottosviluppo in cui versa da anni e poter recuperare il terreno perduto nei confronti delle altre Regioni italiane e dell’Europa. Su questioni di interesse generale è un fatto positivo che si registri il coinvolgimento più ampio possibile di tutte le forze politiche e trovi così rappresentanza massima l’interesse collettivo e la tutela dei diritti di ciascuno».
«Abbiamo appreso dai resoconti dell’incontro romano – afferma ancora il segretario regionale del Pd Irto - che sono già stati individuati diversi punti da inserire nella vertenza Calabria e in particolare: il rifacimento e l’ampliamento della Strada Statale Jonica; lo sviluppo e il reale finanziamento delle Zone economiche speciali, e in particolare della Zes incidente sul porto di Gioia Tauro ; la possibilità di investire più facilmente e con meno vincoli burocratici sulla produzione di energia da fonti rinnovabili; lo sblocco delle assunzioni e l’assorbimento del bacino dei precari per la sanità, e in particolare per i pronto soccorso. Si tratta ovviamente di questioni fondamentali delle quali si parla da tempo e che meritano il massimo interesse di questa Assemblea, del governo regionale e di quello nazionale».
«Rimane comunque anche tanto altro da discutere a affrontare. Abbiamo visto ad esempio che i tirocinanti calabresi hanno già protestato per non essere stati inseriti nella vertenza e come loro tanti dei lavoratori precari calabresi, a prescindere da quelli operanti nella sanità, aspettano di conoscere il proprio futuro».
«Ma nella vertenza Calabria le politiche occupazionali in genere devono avere uno spazio fondamentale – spiega Irto - Abbiamo visto gli ultimi rilievi Eurostat che inseriscono la nostra Regione agli ultimi posti per occupazione giovanile in Europa con un tasso di disoccupazione fra i più giovani che arriva al 37%. Si tratta di una vera e propria emergenza che, se non affrontata, porterà al totale spopolamento della Regione e alla definitiva condanna del suo sistema sociale ed economico».
«Servono interventi straordinari per incentivare l’occupazione attraverso percorsi che siano fuori dall’assistenzialismo e creino condizioni favorevoli per lo sviluppo e gli investimenti delle imprese. Serve ripensare il rapporto tra Università, istituzioni, scuole e mondo del lavoro per fare in modo che le competenze e le professionalità che formiamo sul nostro territorio abbiano la possibilità di restare a lavorare in Regione. Credo che nella vertenza Calabria l’emergenza occupazionale debba avere uno spazio importante».
«Non va poi dimenticato che il governo nazionale deve assumersi le responsabilità di quanto avvenuto nella gestione della sanità calabrese dopo i lunghi anni di commissariamento – spiega Irto - Credo che nell’interlocuzione con il governo Draghi, e il Pd in tal senso si sta muovendo attraverso tutti i canali possibili già da tempo, debba assumersi le responsabilità di gestione dello Stato. Durante il commissariamento il debito sanitario è cresciuto e i Lea si sono abbassati. Non è giusto che i calabresi continuino a pagare debiti creati da altri. Penso che in una vertenza Calabria questa discussione non possa essere tralasciata».
«Da oggi in avanti – spiega Irto guardando al prossimo futuro - se vogliamo davvero che questo percorso abbia un senso dovrebbe istituirsi una sorta di tavolo di confronto continuo che possa monitorare ogni giorno ogni avanzamento, raccogliere esigenze e proposte e lavorare a progetti concreti e soluzioni possibili da proporre a Roma insieme all’elenco delle emergenze. Rimane fondamentale poi, come più volte abbiamo sottolineato, che nell’affrontare emergenze ed elaborare soluzioni si riesca ad avare una visione complessiva del futuro della nostra Regione. Non si può continuare ad improvvisare».
«Una programmazione attenta, con l’idea chiara della Calabria che vogliamo costruire da qui a dieci anni, ci consentirà di essere più credibili ai tavoli delle trattative e a investire al meglio le risorse siano esse quelle del Pnrr o del Pon Salute. Un progetto e una visione di insieme, alla quale si può arrivare attraverso il confronto e la concertazione, consentirà di evitare micro interventi slegati tra loro che mai hanno consentito uno sviluppo armonico del nostro territorio condannandolo ad una situazione di perenne emergenza».
«Instaurare una vertenza Calabria e portarla al vaglio del governo nazionale è un’iniziativa che trova il consenso del Pd. Avremmo anzi preferito che dopo l’informativa del governatore Occhiuto in relazione all’incontro avuto a Roma con le organizzazioni sindacali, il Consiglio avesse potuto svolgere un dibattito».
Ad affermarlo è il capogruppo del Pd Domenico Bevacqua. «Avremmo potuto così esprimere il nostro apprezzamento e spiegare come sia necessario a questo punto allargare il confronto sul tema e coinvolgere sempre di più il Consiglio regionale in maniera tale da allargare la vertenza fino a comprendere tutte le emergenze che la Regione dovrà affrontare per potere uscire dalla sua atavica condizione di arretratezza».
«La nostra – spiega ancora Bevacqua - è una posizione istituzionale guidata dalla responsabilità e, pertanto, siamo sempre a favore di ogni iniziativa diretta a porre al centro del dibattito nazionale le criticità presenti nella nostra Regione e le soluzioni necessarie per poterle affrontarle e risolverle. Di certo, i cinque punti individuati insieme alle forze sindacali fanno parte di quelle priorità che devono essere poste in cima all’azione di governo, anche se sarebbe opportuno che per ogni di esse venisse stilato un cronoprogramma con tempi certi».
«Ci saremmo però aspettati – dice ancora Bevacqua - anche un capitolo su giovani, ambiente ed occupazione: riteniamo, infatti, che in mancanza di politiche e di investimenti forti per la salvaguardia delle aree interne della Calabria (che rappresentano oltre il 50% del nostro territorio) tutta la strategia per il rilancio della regione rischia di essere vanificata dalle fragilità presenti: a partire dal dissesto del territorio, dal rischio sismico e dalla necessità della permanenza dell’uomo in questi territori. Siamo però certi che non solo la politica calabrese ma anche il sindacato vorrà portare anche questi temi ai tavoli nazionali nei prossimi incontri».
«Altra questione mancante è quella relativa alla sanità. Se si vuole mettere in piedi una Vertenza Calabria, non si può evitare di accendere i riflettori su un comparto decisivo per le sorti dei calabresi e per la realizzazione effettiva di quel diritto alla salute che oggi semplicemente in Calabria non esiste. Altro tassello mancante è quel tema che, da qualche tempo, sta avanzando sottotraccia e a fari spenti: mi riferisco all’autonomia differenziata. Se, infatti, il progetto autonomista andasse in porto, l’ingiusta forbice che taglia annualmente i diritti dei calabresi si allargherebbe fino a diventare un baratro incolmabile. Ecco, al Governo, a questo Governo come a qualsiasi altro Governo – conclude il capogruppo Bevacqua - la Calabria deve innanzi tutto chiedere che venga stracciata ogni ipotesi di autonomia differenziata, venga superato l’ingiusto e distorsivo criterio della spesa storica e che vengano applicate finalmente le norme già vigenti, pareggiando i servizi e le infrastrutture fra Nord e Sud. È su questo fronte che dobbiamo muoverci tutti uniti. Non dobbiamo elemosinare e trattare sulle briciole: dobbiamo pretendere i diritti che ci spettano».