Un presidente che «perde la testa» ogni volta che una critica mette in luce «una delle tante inefficienze del governo regionale», un politico «sul piedistallo». Dopo le blandizie di inizio legislatura, il Pd calabrese sembra aver abbandonato l'approccio delicato, quasi conciliante, a favore di uno più ruvido, più urticante e, viste le reazioni di Occhiuto, anche più fastidioso.

Opposizione dura?

È presto per dire se i dem abbiano, con 9 mesi di ritardo, inaugurato la fase dell'opposizione dura e pura, ma i segnali degli ultimi giorni dicono che sono cambiati i toni, che ora le polemiche vengono alimentate e non schivate, che il governatore – dopo aver goduto di quel salvacondotto a tempo che sempre viene messo nelle tasche di chi inizia a governare una regione complessa come la Calabria – adesso viene punzecchiato con una certa regola.

Non siamo – non ancora – al tiro al bersaglio sistematico, ma con sempre maggiore insistenza Occhiuto viene indicato all'opinione pubblica – a torto o a ragione – come il principale responsabile delle inefficienze e dei guasti amministrativi contingenti, siano essi legati alla perdita dei fondi del Pnrr o alla depurazione delle acque.

Quella sorta di neutralità al cospetto delle continue «manutenzioni normative» del centrodestra o della concentrazione irripetibile di poteri nelle mani del presidente sembra aver lasciato il posto a un atteggiamento critico puntuale quanto puntuto.

Le Politiche

Niente di rivoluzionario, lo spirito barricadero è altra cosa, ma questo nuovo approccio potrebbe rappresentare l'avvio del corretto gioco delle parti democratiche: una maggioranza governa, una minoranza la critica, anche duramente, evidenziandone gli eventuali limiti. I dem del segretario calabrese Nicola Irto, conclusa la lunga e articolata fase congressuale, sembrano insomma pronti a fare opposizione vera contro il centrodestra.

La tempistica, forse, non è casuale. Il Pd ha cambiato passo proprio nell'anno che porta alle elezioni politiche, ormai sempre più vicine a causa della crisi innescata dal M5S di Conte. Il tentativo potrebbe essere quello di capitalizzare nelle urne un certo malcontento che affiora rispetto all'azione del governo regionale.

La disfida

L'ultima disfida a colpi di comunicati stampa dimostra l'inizio di una nuova fase. Occhiuto, letta la nota con cui i consiglieri regionali dem gli chiedevano di riferire in Aula sulla perdita dei 104 milioni per il comparto idrico, ha messo da parte l'aplomb usato finora per buttarla quasi sul personale: «Forse i consiglieri regionali del Pd, assopiti nel loro dolce far nulla, hanno perso per strada le vicende degli ultimi mesi». E ancora, a rincarare: «Cullati da Morfeo», Irto, Bevacqua, Alecci, Iacucci e Mammoliti, «non ricordano niente, non sanno niente, non hanno visto niente. I 104 milioni di euro del bando React-Eu persi per le reti idriche calabresi non sono uno scoop di Sky, ma una notizia dei primi di marzo».

Negli ambienti del Consiglio si mormora che la prima nota del Pd sia stata ispirata dal capogruppo Bevacqua. Una indiscrezione arrivata anche all'orecchio di Occhiuto, che infatti ha chiuso il suo comunicato con una perfidia contro quello che è stato, per tanti anni, un amico tra i più stretti: «Mimmo caro, fare il capogruppo del Pd in Consiglio regionale non è come fare il consigliere comunale a Longobucco».

È questo il passaggio che, più di altri, ha reso facile il gioco del Pd: «È evidente che abbiamo colto nel segno. E come ogni volta che una critica mette in luce una delle tante inefficienze del governo regionale, il presidente Occhiuto perde la testa e lo stile».

Lo stesso Bevacqua, dai suoi profili social, non ha lasciato correre, ringraziando Occhiuto per i «preziosi consigli»: «Ne farò tesoro. Mi permetterà, però, di aggiungere che sarei orgoglioso di svolgere la funzione di consigliere a Longobucco: è in quel paese che mi sono nutrito di quei valori e principi che mi consentono di camminare a testa alta e mi ricordano che l'umiltà e il rispetto della persona vengono prima di tutto».

Legislatura entra nel vivo

Al di là dei personalismi, la legislatura sembra finalmente entrata nel vivo. Come le polemiche politiche. «Occhiuto – spiegano dal quartier generale del Pd – è in politica dal '93, è stato vicepresidente del Consiglio regionale, era sotto i palchi ad applaudire Scopelliti, è stato in Parlamento per più di 10 anni. Oggi certo non può presentarsi come l'homo novus arrivato dal nulla per salvarci». Di più: «Continua a fare dirette Facebook ma i problemi della regione restano tutti sul piatto. Basti pensare al mare sporco, questione rispetto alla quale prova a distrarre l'attenzione annunciando l'arrivo di droni per monitorare le coste e puntando il dito contro alcune località turistiche, o alla sanità, dove le nuove assunzioni di personale ancora non si vedono. Nel Reggino sta scoppiando una rivolta per la chiusura dei Punti di primo intervento, ma lui non se ne preoccupa».

Stilettata ai 5 Stelle

La minoranza, però, non è un monolite, anzi. Nel Pd è sempre più forte la consapevolezza di essere «la sola forza d'opposizione in Calabria». La stilettata è all'indirizzo del gruppo De Magistris ma, soprattutto, dei due consiglieri del Movimento 5 Stelle, Davide Tavernise e Francesco Afflitto, ritenuti troppo «dialoganti» con Occhiuto, perfino troppo «morbidi».

«Il paradosso – spiega una fonte dem accreditata – è che i 5 stelle di Conte stanno facendo cadere il Governo Draghi, mentre qui sono a disposizione del centrodestra». Accuse e sospetti che di certo non aiutano a tenere in vita quel «campo largo» che oggi viene messo in discussione anche a Roma.

La crisi innescata dal M5S sta cambiando il quadro generale e costringe le forze politiche a fare i conti con il crollo dello schema di unità nazionale inaugurato un anno e mezzo fa. Da Meloni a Salvini, passando per Letta e Conte, tutti vogliono farsi trovare pronti in caso di rapido ritorno alle urne. E ora anche il Pd calabrese si è ricordato di esistere in quanto partito d'opposizione.