Nella conferenza dei capigruppo di ieri nessuno ha pensato di inserire all'ordine del giorno la discussione sulla rinuncia del gruppo industriale a investire 60 milioni a Corigliano Rossano. L'incapacità di conciliare l'ambiente con una politica industriale credibile
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A guardar bene la vicenda del disimpegno della Baker Hughes da Corigliano Rossano, si intravedono contraddizioni mica male. Le forze di sinistra che dicono no all’insediamento industriale e il centrodestra che le attacca accusandola di fare sfumare una imperdibile occasione di sviluppo. Il mondo al contrario, direbbe il generale Vannacci visto che la sinistra da sempre si è caratterizzata per la difesa del lavoro, qualunque esso sia; il lavoro, esaltato come valore centrale con gli operai zoccolo duro dei voti.
Il centro-sinistra nacque così, nel 1962, nazionalizzando l’energia elettrica e costruendo l’Italsider di Taranto, vantato faro di progresso nel Sud “sottosviluppato”. Certo questa visione fece anche i suoi danni sul fronte ambientale a Taranto come a Crotone che ancora dopo anni dalla fine del sogno industriale non riesce a liberarsi delle sue tossine. Però la visione politica era questa. Certo, poi c’è stato Renzi al Governo, e con lui il Job Act che ha allontanato i due mondi (quello degli operai e quello della sinistra) ma la piattaforma programmatica non sempre ne ha risentito.
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Oggi con la vicenda della Baker Hughes sembra andare in scena un’inversione dei ruoli per motivi che non si capiscono fino in fondo. Sarebbe utile un surplus di riflessione. Ieri, però, durante la conferenza dei capigruppo nessuno ha pensato di inserire all’ordine del giorno del Consiglio regionale una discussione sulla vicenda. Il bubbone è appena scoppiato, eppure l’amministratore delegato della multinazionale ha scritto direttamente al presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto per annunciare lo stop all’investimento in Calabria.
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La cosa più naturale sarebbe stato chiedere una informativa al presidente sul punto della situazione, per capire se è un bluff per forzare la mano sui tempi o qualcosa di più concreto, e magari cogliere l’occasione per un ragionamento sul tipo di sviluppo su cui deve investire la Calabria. Invece non l’hanno chiesta né il capogruppo del M5s, Davide Tavernise, che pure è della zona; né quello dell’Udc vestita da Azione, Giuseppe Graziano. L’esponente di Forza Italia, Pasqualina Straface, che capogruppo però non è, ha preferito piuttosto tenere una conferenza stampa a Corigliano Rossano relegando la vicenda ad una questione di scontro territoriale fra maggioranza e opposizione. Men che meno il capogruppo del Pd, Mimmo Bevacqua, che però a fine riunione si è esaltato per aver strappato al presidente del consiglio Filippo Mancuso l’impegno ad un maggior rispetto dei regolamenti di svolgimento del consiglio. Insomma ancora una volta l’impressione è che mentre la Calabria vive la crisi, i consiglieri regionali parlano di farfalle. Basti pensare che persino Corigliano Rossano ha deciso di tenere un consiglio comunale straordinario sulla vicenda. Che si terrà il 24 ottobre, due giorni dopo quello regionale.
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Sarà quella allora l’occasione per capire fino in fondo la posizione del sindaco Flavio Stasi. Il primo cittadino è additato da tutti come quello che ha bloccato il progetto. Le ragioni però non si sono capite fino in fondo. Al nostro telegiornale ha parlato di un mancato coinvolgimento dell’amministrazione comunale e di un mancato rispetto delle procedure. Continua a dire però di essere in linea di massima favorevole al progetto. Dietro la sua posizione sembra esserci un altro vecchio tema della sinistra ovvero quella sorta di cortocircuito fra l’ambiente e il lavoro, su come tenere insieme le due cose. Ma c’è anche chi indica nella scelta di Stasi motivazioni più terra terra che hanno spesso caratterizzato la vita industriale della Calabria.