Alla fine non si è capito se il M5s ha avuto paura di affrontare il meteo oppure la piazza. La decisione di tenere la convention “Alziamo la testa” nell’auditorium Guarasci del liceo classico “B. Telesio” non si è rivelata certo felice.

In primo luogo per questioni logistiche. Per raggiungere la sala fra i blocchi delle forze di Polizia, la naturale conformazione del centro storico e i lavori in corso, bisognava essere davvero molto determinati.

In secondo luogo per questioni politiche. Sarebbe stato meglio un comizio in piazza con gli ombrelli piuttosto che una convention in uno spazio poi rivelatosi angusto. Una manifestazione in piazza o un corteo finale per le strade del centro avrebbe certamente coinvolto di più i cittadini e non solo i militanti.

Sarà stata la location, ma alla fine l’iniziativa è sembrata qualcosa a metà fra l’assemblea del liceo e un dibattito interno.

Chi si è alternato sul palco ha descritto una Calabria perduta, dove la gente vende il suo voto per 50 euro ai famosi “loro” (evocati più volte dagli intervenuti) che hanno un controllo così capillare del territorio da avere agganci anche a Roma e condizionare il Parlamento. La moderatrice, o forse sarebbe meglio dire la presentatrice vista la verve che ci ha messo, la deputata Anna Laura Orrico dice che qualcuno le ha mandato un messaggio scusandosi di non poter essere presente. Il motivo? Sta seguendo un corso di formazione alla Regione e gli hanno consigliato di stare alla larga dalla manifestazione.

Ai microfoni si sono alternati i rappresentanti di varie associazioni del territorio come La Base, Le Lampare, Controvento che ha auspicato la realizzazione di un'agenzia per le rinnovabili sulla scorta di quanto realizzato in Sardegna dalla Todde, senza forse sapere che uno dei punti del prossimo consiglio regionale è proprio l’agenzia regionale per l’energia. Infine una studentessa Unical che ha lamentato l’impostazione della scuola come azienda e l’assenza di corsi di educazione “sessuo-affettiva”, così ha detto. Tutto giusto, ma un po’ fuori tema.

L’intervento più centrato, alla fine, è stato quello dell’ex deputata Elisa Scutellà che ancora una volta ha dimostrato grande coraggio e dignità. Ha detto di sentirsi bene dopo quello che è accaduto perché la vicenda ha segnato una linea di demarcazione netta fra i calabresi perbene e i famosi loro. Ha parlato della capacità di controllo sugli elettori non solo prima, ma anche dopo il voto visto che la giunta per le elezioni ha cambiato le regole del gioco a partita finita. Ha poi contestato il vicecapogruppo di FdI, Alfredo Antoniozzi, che aveva invitato il MoVimento ad abbassare i toni, visto che l’iter parlamentare si è svolto in maniera univoca. La Scutellà ha detto che in realtà sono “loro” ad alimentare l’odio e ha raccontato di quando 51 deputati grillini occuparono la sede della Giunta per le elezioni per impedire l’approvazione dell'emendamento che ha cambiato le regole del gioco.

«Sono stati, me compresa - dice la Scutellà - tutti processati e sospesi dai lavori parlamentari. Sono loro che alimentano l’odio - continua -visto che non hanno acconsentito di esaminare, come avevamo chiesto, una piccolissima parte di schede valide; visto che non hanno voluto audire costituzionalisti in commissione così come avevamo chiesto». Ma questa mossa per la Scutellà, che promette altre rivelazioni quando la vicenda si concluderà, è stato un passo falso per il centrodestra e la manifestazione è un avviso di sfratto per Occhiuto e la Meloni.

Lo ribadisce anche Giuseppe Conte, nel suo maglioncino blu. L’ex premier ricorda che l'iniziativa non nasce per difendere la Scutellà ma il voto dei calabresi. Dice che è quanto mai particolare che 80 rappresentanti di lista hanno deciso di denunciare anomalie sul voto recandosi nello studio dell’avvocato amico dei Gentile e non in Procura per avviare un ricorso che ha definito farlocco. Ritorna sul cambio delle norme per l’interpretazione del voto, fatto a colpi di maggioranza, dice. Poco prima però la Scutellà aveva detto che solo il M5s ha votato contro l’emendamento. In effetti il Pd, che esprime il presidente della Giunta per le elezioni, resta abbastanza silente su questa vicenda. Così come l’unico deputato calabrese dem, Nico Stumpo, che della giunta fa pure parte.

Visto che c’è, Conte rilancia i temi nazionali ovvero la questione del riarmo e del possibile utilizzo dei fondi coesione per comperare armi anziché servizi per la sanità, l’istruzione, le infrastrutture. L’avvocato del popolo dà appuntamento a tutti il 5 aprile, a Roma, per la grande manifestazione contro il riarmo.

L’iniziativa finisce qui, con grande entusiasmo della sala fra bandiere gialle e cartelli con slogan abbastanza elementari. Vedremo se il M5s riuscirà a tenere alta l’attenzione su questa vicenda e portare il campo progressista a vincere le regionali. Come nel 2018 quando la Calabria si innamorò dei 5 Stelle e mandò a Roma ben 18 parlamentari, permettendo a Conte di guidare due governi (con la Lega prima e col Pd poi) dal 2018 al 2021.