Nell'ultima seduta pochi punti all'ordine del giorno, ma non è la prima volta. Le proposte di legge della maggioranza arrivano in aula senza passare dalle commissioni, come avvenuto per Azienda zero. Quelle della minoranza giacciono da mesi all'Ufficio di Presidenza. E per le interrogazioni è ancora peggio
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Dopo una lunga pausa estiva l’altro giorno è tornato a riunirsi il Consiglio regionale, ma nessuno se ne è accorto. Il dibattito è durato meno di due ore e per certi aspetti è stato paradossale con risposte ad una serie di interrogazioni che ormai erano superate dai fatti: una su tutte quella del consigliere regionale del Pd, Raffaele Mammoliti, sulla necessità di nominare un direttore generale all’Asp di Vibo quando ormai l'azienda è stata sciolta e oggi è guidata da commissari.
Ma quello che colpisce sono i pochi punti all’ordine del giorno, quasi come fossimo in Svizzera e la Calabria non fosse preda di gravi problemi economico-sociali che colpiscono sempre più famiglie. Invece si è parlato di bilancio del Consiglio regionale senza un minimo di discussione preventiva. Del resto non è la prima volta.
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Già in passato diverse proposte di legge di iniziativa della maggioranza sono arrivate in aula senza passare dalle commissioni. Soltanto nel 2022 sono state 14 su 55. Fra queste alcune delle riforme più importanti che la giunta Occhiuto sta portando avanti come Azienda zero o l'acquisto delle Terme di Guardia Piemontese, che sono piovute dall'alto ai consiglieri regionali.
Viceversa le minoranze lamentano il fatto di avere proposte di legge depositate da più di un anno e mai discusse, interrogazioni che giacciono da mesi nei cassetti dell’ufficio di presidenza. Altro esempio quello dei lavoratori dell’Abramo customer care che attendono da settimane di avere almeno uno straccio di cassa integrazione. In tutto questo la maggioranza ha pensato bene di accaparrarsi anche la presidenza della commissione Vigilanza, che di norma spetta all’opposizione, nel silenzio tombale dei 5 stelle.
Insomma il Consiglio regionale sembra davvero mortificato nelle sue funzioni e il ricordo in aula a 50 anni dalla sua morte del compianto presidente Antonio Guarasci, campione del regionalismo calabrese, sembrava quasi un ossimoro.