Ormai è tutto pronto per l’elezione della delegazione regionale che prenderà parte all’elezione del Presidente della Repubblica, la cui prima votazione è fissata per giorno 24 col Parlamento riunito in seduta comune.

L’argomento è all’ordine del giorno del Consiglio regionale che si riunirà proprio domattina a Palazzo Campanella con un unico punto all’ordine del giorno. A meno di 24 ore dalla seduta convocata ha fatto sentire la propria voce anche il presidente dell’Assemblea Filippo Mancuso secondo cui la Calabria, consapevole della delicatezza del frangente, interverrà a questo importante appuntamento con senso dello Stato e responsabilità istituzionale. 

La Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni con una comunicazione formale del suo presidente Roberto Ciambetti, ha ricordato le figure istituzionali che per prassi consolidata occorre individuare per l’indicazione dei delegati regionali: il presidente della Giunta regionale, il presidente del Consiglio regionale e un rappresentante della minoranza.

Il peso dei delegati regionali

Forse mai come oggi i 58 delegati regionali che ingrossano le fila dei grandi elettori sono stati così ambiti dai partiti nazionali. Lo sono perché allo stato attuale, e secondo le previsioni dei più attenti analisti, saranno decisivi soprattutto dalla quarta votazione in poi quando il quorum per l’elezione del tredicesimo Presidente della Repubblica scenderà da 673 a 505 voti. Le trattative spasmodiche che stanno caratterizzando il quadro di incertezza tra gli schieramenti giustifica anche le scintille tra partiti della stessa coalizione. D’altra parte le opzioni in campo – Draghi, Berlusconi, ma anche Casini, una donna o un Mattarella bis – disegnano scenari diversi per l’immediato futuro, con la prosecuzione dell’esperienza di governo di unità nazionale o con il ritorno al voto, minacciato soprattutto dal Cavaliere. Alleanze sottobanco o alla luce del sole, franchi tiratori e voto a scrutinio segreto fanno il resto. Ecco perché interi gruppi – vedi Italia Viva – pur avendo un numero di parlamentari in un certo senso esiguo, rischiano di diventare l’ago della bilancia dalla quarta votazione in poi, ed ogni partito cerca di raccogliere il massimo, anche dalle delegazioni regionali.  

Fino ad ora, sono dieci le Regioni che hanno eletto i propri delegati (Abruzzo, Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Umbria, Lazio, Molise, Campania e Basilicata), ed al momento il Partito democratico è quello che ha raccolto di più dalle indicazioni delle Regioni, portando a Roma nove delegati. A seguire, la Lega (8), Forza Italia (5), Fratelli d’Italia e M5s (3 per entrambi) e infine Cambiamo e Udc (1 ciascuno).

La partita delle opposizioni

Nella nostra regione, se sui nomi di Roberto Occhiuto e Filippo Mancuso non sembrano esserci dubbi, rimangono avvolte nel mistero le determinazioni delle opposizioni. La prassi vuole che il rappresentante delle minoranze sia scelto o nel capo dell’opposizione o nel capogruppo del partito più rappresentato, in questo caso il Pd. Quindi una sfida tra Amalia Bruni e Nicola Irto, con il Polo civico a fare da spettatore. Nel centrosinistra però le bocche rimangono cucite e quanto successo ieri in Lombardia non fa dormire sonni tranquilli al centrosinistra che per vari motivi – e non tutti di natura politica - ha rinviato a prima del Consiglio di domani l’incontro che avrebbe dovuto tenersi lunedì scorso per addivenire ad una scelta che fosse condivisa.

Anche per questo le cronache nazionali raccontano di rapporti tesi tra Partito democratico e 5 stelle che proprio in Lombardia sono stati protagonisti di un colpo di scena inaspettato, frutto di strategie e forse accordi sottobanco, che ha visto i dem soccombere con l’elezione a sorpresa di un esponente pentastellato. Alla conta dei voti è venuto a galla l’arcano (ma non troppo) sostegno della maggioranza di centrodestra che ha sostenuto la causa dei 5 stelle con 11 voti, dicono i mal pensanti in direzione di un sostegno alla candidatura di Berlusconi. Ipotesi comunque rigettata dal Movimento.

Domattina alla riunione, da quanto si apprende, non parteciperà il capogruppo del M5s Davide Tavernise. Il che potrebbe voler dire tutto e niente, ma è un fatto. Anche perché i 5 Stelle vorrebbero essere della partita delegati. Al tavolo nazionale del centrosinistra i pentastellati hanno infatti rivendicato almeno una presenza nella delegazione di una delle tre Regioni (Sicilia, Campania e Calabria) in cui sono opposizione. La Campania ha già votato, e oggi era il turno della Sicilia. Appuntamento quindi a domani per capire se la prassi sarà rimpiazzata dal colpo di scena.