I due consiglieri regionali sostengono l’esecutivo regionale ma lanciano strali contro la premier scatenando la reazione della truppa calabrese di Fratelli d’Italia: «Opportunisti, rispondono a ordini di scuderia»
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La politica regionale, congedatasi con l’ultimo Consiglio dello scorso 6 agosto, ripone l’ombrellone nel ripostiglio e torna dalle ferie sapendo di dover sciogliere parecchi dei nodi che il caldo di agosto ha suggerito di far raffreddare. C’è la questione delle Commissioni per completare il tagliando di metà legislatura, già inaugurato con l’anticipato rinnovo dell’ufficio di presidenza di Palazzo Campanella, e c’è sicuramente la questione autonomia differenziata che incombe sull’astronave, dove il presidente Filippo Mancuso che ha convocato per domani la conferenza dei capigruppo, ha ribadito come la strada da percorrere per il Ppa sul referendum abrogativo avanzato dalle opposizioni, sia quello ordinario.
Insomma, nessuno sconto. Un po' come stanno facendo i calendiani di Azione a Palazzo Campanella, che provano, e continuano a stare, con due piedi in una scarpa: organici alla maggioranza del presidente Roberto Occhiuto in Calabria e all’opposizione del Governo di Giorgia Meloni a Roma.
Azione Calabria: «Stop ai tagli scellerati»
E tocca proprio a Francesco De Nisi e Giuseppe Graziano scaldare l’atmosfera del rientro. I due calendiani, eletti rispettivamente con Coraggio Italia e Udc, nonostante non sia formalmente costituito il gruppo in seno al Consiglio (occorrono tre consiglieri) recitano anche il ruolo di voce critica all’interno della maggioranza di centrodestra. Un ruolo che torna utile ad Azione, che deve necessariamente riposizionarsi visti i movimenti a livello nazionale, ma che fa storcere il naso a più d’uno nella maggioranza.
Fatto sta che non più di 48 ore fa, proprio De Nisi e Graziano, rispettivamente segretario e presidente di Azione Calabria, hanno bacchettato severamente le scelte del Governo Meloni, parlando di «insensata politica antimeridionalista» dell’esecutivo: «è inaccettabile che si dica di volere investire nel Sud mentre si sottraggono risorse vitali alla Calabria. La nostra regione non deve essere vittima di giochi di prestigio finanziari che ci lasciano sempre più isolati e privi di diritti fondamentali».
D’altra parte, secondo i due esponenti regionali, a fronte di un apparente raddoppio della dotazione finanziaria per le Zone Economiche Speciali (ZES), destinate a favorire il Sud, il Governo Meloni ha simultaneamente fatto tagli drastici su settori cruciali per la Calabria, quali la sanità e la mobilità.
Il riferimento è alla decisione di tagliare fondi dal Fondo complementare nazionale del PNRR e dal Fondo perequativo infrastrutturale: «Non possiamo accettare, dopo l’assurda scelta di acconsentire al disegno secessionista della Lega approvando la Riforma sul Regionalismo differenziato – scrivono i due -, che soldi messi in gioco per infrastrutture cruciali vengano deviati rispetto alla loro destinazione, minando il futuro dell'alta velocità calabrese e aggravando ulteriormente le difficoltà economiche e sociali della nostra regione». Ma non solo. Perché tutto il Meridione e in particolare la Calabria, per De Nisi e Graziano, hanno bisogno sia di una sanità efficiente e di una mobilità moderna, quanto di uno shock sotto il profilo economico produttivo e industriale. «Senza compromessi e senza l’inclusione di una cosa a discapito dell’altra». Infine, la stoccata che boccia, senza appello, l’esecutivo di Giorgia Meloni: «Purtroppo, il Governo attuale, impegnato nella dannosa creazione di disparità tra le regioni con l’Autonomia Differenziata, ignora le questioni essenziali, urgenti e impellenti. E spiace constatare – concludono Francesco De Nisi e Giuseppe Graziano – che questa negligente condotta è diretta conseguenza di una politica inefficace e degli inadeguati manager collocati nelle posizioni chiave dalla politica stessa».
FdI: «Rispondono ad ordini di scuderia»
E non si è fatta attendere la risposta dei meloniani calabresi che hanno riunito le truppe per replicare ai due calendiani producendo un documento sottoscritto dal vicecapogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera Alfredo Antoniozzi; dai senatori del partito Ernesto Rapani e Fausto Orsomarso; dal vice presidente della Giunta regionale, Filippo Pietropaolo; dell'assessore regionale al Lavoro, Giovanni Calabrese; dai consiglieri regionali Sabrina Mannarino, Luciana De Francesco e Antonio Montuoro.
«La nota stampa contro il Governo Meloni dei consiglieri regionali De Nisi e Graziano – si legge in una nota piccata - è intrisa di un meridionalismo di maniera che nella migliore delle ipotesi è asservito ed è figlio di un ordine di scuderia nazionale, piuttosto che rappresentare una reale volontà di contribuire al dibattito sullo sviluppo della Calabria e del Mezzogiorno nel suo complesso. Diversamente non potrebbe essere dal momento che sia Graziano, con il gruppo consiliare Unione di Centro, che De Nisi, con quello di Azione, appartengono all’attuale maggioranza di Palazzo Campanella».
Proprio facendo leva su una certa ambiguità, i fratelli d’Italia calabresi bocciano la sortita dei colleghi di maggioranza: «Comprendiamo che il voler sempre essere leader di qualcosa in Calabria porta a scegliere il partito che al momento è opposizione a livello nazionale, ma posizioni personali, anomale e contraddittorie, per non dire opportunistiche, non consentono dichiarazioni come si diceva “di maniera” in “obbedienza” ad ordini di scuderia romani».
Il consiglio che la truppa meloniana dà ai colleghi Graziano e De Nisi è quindi quello di «fare ordine in merito alla propria collocazione politica».
Ma al di là della replica per così dire “per fatto personale”, l’argomento per rispondere ai rilievi di De Nisi e Graziano è molto generico. «Le regioni “meno sviluppate” (non più convergenza) come la Calabria, hanno ampie dotazioni di risorse da destinare alle imprese regionali e a quelle extra regione che volessero insediarsi in Calabria. Si vedano a questo proposito le azioni regionali finalizzate alle imprese già varate e quelle in corso di programmazione (incentivi all'occupazione, Fondo Competitività Imprese, fondo rotativo con Cdp, contratti di filiera, mini contratti di sviluppo). Strumenti, questi ultimi che unitamente ad una Zes “rafforzata” potrebbero rappresentare il volano di sviluppo che il meridionalismo di maniera non ha mai consentito».