Superati gli scogli delle presidenze delle Camere la premier in pectore accelera le procedure: «Non c'è tempo da perdere. All'Italia serve un governo autorevole che lavori in modo spedito»
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Superati gli scogli delle presidenze delle Camere (anche se non brillantemente al Senato), Giorgia Meloni accelera sulla squadra di governo e tiene aperti i dossier economici e sull'energia, continuando, tra gli altri, i contatti con Roberto Cingolani. «Non c'è tempo da perdere. All'Italia serve un governo autorevole che lavori in modo spedito», è il mantra che ripete.
Un punto fermo, in queste ore - per quanto riporta l'Ansa -, sembra essere Giancarlo Giorgetti all'Economia, sdoganato plasticamente da Matteo Salvini a Montecitorio con chiacchiere, battute e foto nel cortile, accanto al decano Umberto Bossi. Si dà in queste ore assai probabile anche Antonio Tajani alla Farnesina, mentre rimangono stazionarie le quotazioni del prefetto Matteo Piantedosi al Viminale.
Tuttavia la leader di Fratelli d'Italia non dimentica lo smacco subito a Palazzo Madama, con i 16 voti mancanti di Forza Italia per Ignazio La Russa. E potrebbe farlo pesare nella scelta dei ministri, si ragiona in ambienti della maggioranza, a scapito di Fi e a vantaggio della Lega. Pesano inoltre i rapporti tra lei e Silvio Berlusconi, fortemente incrinati. Proprio per questo è inevitabile - fanno notare diverse fonti parlamentari - che serva un chiarimento al più presto.
Intanto il giorno dopo la figuraccia al Senato, il centrodestra vota ed elegge Lorenzo Fontana alla presidenza della Camera. Ma anche stavolta non è compatto: al leghista mancano poco più di una decina di voti della coalizione. Del resto, a Montecitorio l'imbarazzo è difficile da nascondere e le facce scure di parecchi forzisti lo confermano. Circola così il sospetto, alimentato da più voci, che FdI potrebbe 'vendicarsi' ad esempio escludendo dal governo i senatori azzurri che non hanno votato La Russa.
Meloni sembra non voler cedere sull'ex pm Carlo Nordio - sempre per quanto riporta l'Ansa -, con Francesco Paolo Sisto di Fi tra i papabili per un ruolo di viceministro. Così come il più accreditato alla Difesa è Adolfo Urso di FdI. Al partito conservatore andrebbe pure il ministero dell'Istruzione (anche se finora non circolano nomi) e lo Sviluppo economico con Guido Crosetto in pole ma anche in pista per la poltrona di sottosegretario alla presidenza del Consiglio qualora non dovesse concretizzarsi il passaggio a Palazzo Chigi di Giovanbattista Fazzolari, il più accreditato, in queste ore, per tale poltrona. Ma pronto anche per il dicastero per l'attuazione del programma. In alternativa a nomi squisitamente politici, si potrebbe far strada per il sottosegretariato alla presidenza un profilo tecnico.
La Lega - complice l'asse rafforzato tra Salvini e Meloni dopo la prova di fiducia al Senato - potrebbe conquistare in tutto 6 ministeri: oltre a Giorgetti e lo 'pseudo-tecnico' Piantedosi, si fa largo l'ipotesi di Salvini alle Infrastrutture. «Sono a disposizione. So cosa so fare. Al Viminale l'ho dimostrato», rammenta. Si confermerebbe, inoltre,l'ipotesi di Gian Marco Centinaio all'Agricoltura e quella di Roberto Calderoli al ministero delle Riforme. In aggiunta ci potrebbe essere un incarico a Simona Baldassarre per il dicastero della Famiglia e natalità. Dalla presunta ira meloniana sarebbe 'salva' Elisabetta Casellati, unica a votare insieme al Cav: potrebbe spuntare un incarico alla Pubblica amministrazione. Per FI, oltre a Tajani, entrerebbero nella squadra Annamaria Bernini al dicastero dell'Università, Paolo Zangrillo alla Salute (ministero chiesto espressamente dal partito) che è in alternativa a Guido Bertolaso. E Alberto Barachini ai Beni culturali, in 'competizione' con Gianpaolo Rossi ex consigliere Rai in quota FdI.
Resta sul tavolo anche l'opzione vicepremier, nonostante le perplessità che avrebbe espresso in più di una occasione Meloni, si racconta, forse per non fare un'ulteriore concessione agli alleati rispetto ai ministeri più pesanti che potrebbero essergli assegnati.