Non ci saranno voti ribelli, né orientamenti eterodossi. I 13 deputati calabresi staranno nei rispettivi ranghi e rispetteranno gli ordini di scuderia. E dunque gli otto eletti del centrodestra, questa sera, voteranno la fiducia al Governo Meloni, a differenza dei 5 esponenti dell’asse – non ancora ufficiale – Pd-M5S.

Il discorso di Meloni

Il discorso della prima premier donna della storia italiana ha riscosso il favore di tutto il centrodestra, che nel giorno della verità si è mostrato compatto nel sostenere le linee guida del prossimo Governo. 

Meloni, dopo essersi definita come una «underdog», la sfavorita che per affermarsi deve «stravolgere tutti i pronostici», ha voluto rassicurare i partner continentali sulla «postura» che avrà l'Italia in Europa («dentro le istituzioni, perché quello è il luogo in cui farà sentire forte la sua voce») e garantito l’impegno del Governo per sostenere famiglie e imprese e creare un «argine al caro energia». 

«Siamo – ha sottolineato – nel pieno di una tempesta e gli italiani hanno affidato a noi il compito di condurre la nave in porto in questa difficilissima traversata».

Meloni ha annunciato i tre pilastri del nuovo patto economico (riduzione della pressione dello Stato, tregua fiscale e lotta all’evasione) e, soprattutto, due riforme costituzionali: la svolta in senso presidenziale e l’autonomia differenziata. Senza dimenticare il Sud: «Sono convinta che questa sia anche l'occasione migliore per tornare a porre al centro dell'agenda Italia la questione meridionale».

Passaggio molto discusso quello sul reddito di cittadinanza: «Per come è stato pensato ha rappresentato una sconfitta», ha detto Meloni.

La reazione dei forzisti 

Le parole della premier hanno convinto anche gli eletti calabresi di Forza Italia, tra cui il coordinatore regionale Giuseppe Mangialavori

«Siamo sicuri – ha detto nel suo intervento alla Camera – che questo Governo abbia tutte le carte in regola per fare bene e, una volta superate le emergenze, per avviare la stagione di riforme strutturali di cui il Paese ha un disperato bisogno. Quanto all’autonomia, è certamente un valore, ma senza le giuste politiche di coesione si rischia di allargare ancora di più il solco che divide Nord e Sud». 

Sulla stessa linea Francesco Cannizzaro. Il discorso di Meloni – spiega a Lacnews24 – ha avuto un «tono profondamente istituzionale ma al contempo di carattere. Ho percepito un enorme senso di determinazione e mi ha trasmesso un forte spirito identitario». Apprezzato il passaggio sul Sud: «Conciso e senza fronzoli. E auspico che la mia Calabria sia in cima alle priorità. Ho votato convintamente la fiducia perché credo in questa nuova stagione improntata al cambiamento, andando oltre il perbenismo di facciata che ha caratterizzato troppi governi, alla fine incapaci di rispondere ai reali bisogni degli italiani». 

Leghisti d’accordo

«Commovente e pieno di equilibrio»: la leghista Simona Loizzo descrive così il discorso di Meloni, importante soprattutto per la «grande attenzione» rivolta al Sud e per il passaggio dedicato alla «necessità di chiudere le stagioni dell’odio».

«È stato un momento di grande intensità ideale, un omaggio alla destra sociale, ma anche l'inizio di una sfida che ci vedrà coesi intorno a un programma ambizioso e, allo stesso tempo, sostenibile», spiega Domenico Furgiuele

«Il discorso di Meloni – osserva il deputato del Carroccio – ha riconciliato tanti italiani con la politica. Quando parli di misure a sostegno delle famiglie e delle imprese, e quando delinei un impianto di governo che si ispira alla identità e alla giustizia sociale, incontri inevitabilmente il favore delle persone semplici. Ora andiamo a tradurre in atti il programma, noi siamo pronti».

Le opposizioni

Di tutt’altro segno le impressioni della minoranza. Secondo il dem Nico Stumpo, quello della premier è stato «un discorso identitario, di destra, contro i più deboli e a favore di chi ha già. Flat tax, autonomia differenziata e abolizione del reddito di cittadinanza sono tre capisaldi contro il Mezzogiorno». Scontato quindi il no alla fiducia, «per rispetto di chi mi ha votato e perché sento una profonda distanza culturale con le proposte programmatiche presentate dalla presidente Meloni».

Il no del M5s

Netta opposizione anche da parte del M5s. Per Riccardo Tucci si è trattato di un discorso «carico di populismo di destra. In ogni caso vedremo se saprà passare dalle parole ai fatti». Mentre per Anna Laura Orrico la nuova narrazione lascia trasparire il «conservatorismo di una premier che, da un lato, rompe il soffitto di cristallo e, dall'altro, parla con un linguaggio vecchio e patriarcale». «Non si è capito, poi – aggiunge la parlamentare –, come la Meloni concilierà i temi del Sud con l'autonomia differenziata. Due questioni che, al momento, senza definire i Lep e senza una chiara inversione della spesa storica con il fabbisogno per quantificare le risorse che lo Stato deve destinare alle Regioni, significa una cosa soltanto: aumentare le disuguaglianze».

Durissima anche Vittoria Baldino, che in Aula ha attaccato frontalmente la neo premier: «Dal suo discorso mi aspettavo molto di più. Tanta retorica e pochi fatti. Ha citato il sacrificio del giudice Borsellino, ma non ha speso una parola per dirci come vuole combattere la piaga della criminalità organizzata». Infine, l’affondo sui diritti: «Qual è la sua visione se i Paesi a cui si ispira sono l’Ungheria e la Polonia?».

Il commento di Occhiuto

Non è più parlamentare, ma anche il governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, ha voluto commentare le parole di Meloni con un tweet: «Un discorso bellissimo, con linee guida chiare. Il centrodestra è pronto, con il contributo determinante di Forza Italia, a cambiare il Paese».