Il via vai dagli uffici di Berlusconi è ormai continuo nelle ultime settimane. Le truppe calabresi, tramite i colonnelli, cercano udienza davanti al leader sia per vedersi legittimati che per tentare di guadagnare terreno in vista di un riaggiustamento complessivo, inevitabile alla luce degli ultimi eventi.
La prassi l’ha inaugurata il senatore Antonio Caridi che, per tramite di Romani e soprattutto di Nunzia De Girolamo ormai nel cuore del Cavaliere, ha saputo costruire una rete di contatti che lo hanno portato all’ingresso in Forza Italia insieme al suo gruppo. Caridi che aveva seguito Giuseppe Scopelliti in tutte le fasi della sua ascesa politica fino alla Regione e poi all’elezione al Parlamento tra le fila del Pdl. Anche al momento dell’implosione del Pdl e della scissione in Fi e Ncd, Caridi ha seguito Scopelliti tra gli alfaniani per poi abbandonare il partito dopo le dimissioni del governatore della Calabria.
Adesso è riuscito nel colpaccio. Non come avrebbe voluto, certo, ma in maniera assai vicina ai desiderata della vigilia. Caridi era stato in lizza per sostituire Jole Santelli alla guida del partito regionale, mentre il suo delfino Francesco Cannizzaro (consigliere regionale della Casa delle Libertà) stava per accaparrarsi la guida del partito provinciale a Reggio Calabria, dove qualche settimana prima si erano registrate le dimissioni di Roy Biasi, uomo vicino a Nino Foti e che attualmente è impegnato con il ballottaggio alle comunali di Taurianova.
Il disegno è stato bloccato all’ultimo istante dalla levata di scudi reggina che aveva provato a boicottare l’ingresso del senatore e dei suoi. Anche in questo caso con numerose visite dal Cavaliere. A palazzo Grazioli hanno chiesto visita o inviato comunicazioni quasi tutti i big dello Stretto. Da Nicolò a Foti, passando per il presidente Raffa che avrebbe inviato una missiva, si è tentato di evitare l’ingresso di un uomo che aveva scelto altri percorsi politici e che avrebbe condizionato (e condizionerà) gli equilibri interni al partito in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.
Alla fine la complessa mediazione di cui si è fatta carica anche la coordinatrice Jole Santelli tentando di salvare capra e cavoli. E così, contando sui suoi ottimi rapporti con Berlusconi, e intavolando un’interlocuzione con Caridi, la Santelli è riuscita a mantenere la guida del partito in Calabria ed ottenere che Caridi entrasse solo con il ruolo di vice coordinatore (la Santelli ne ha quattro in tutto), mentre ha tenuto per sé la segreteria provinciale di Reggio, rimandando la nomina del coordinamento.
Da palazzo Grazioli, poi, è arrivata una nomina per il capogruppo Alessandro Nicolò, quella di responsabile nazionale per le città metropolitane, arrivata anche per compensare quanto avvenuto a Reggio.
L’equilibrio raggiunto, però, si è dimostrato piuttosto fragile ed è evaporato immediatamente. Prima a livello regionale con l’elezione del presidente della Commissione di Vigilanza (Ennio Morrone) che si è trasformata in uno scontro totale tra Nicolò, Salerno, Graziano e lo stesso Morrone e i consiglieri più vicini alla Santelli e Caridi e cioè Tallini, Mangialavori e Cannizzaro. La partita se l’è aggiudicata Nicolò, ma gli strascichi sembrano in grado di condizionare il futuro del partito. Tanto che la Santelli ha dovuto sconvocare una riunione con i protagonisti dello scontro, per evitare guai peggiori.
Dinamiche simili si sono verificate a Reggio dove i consiglieri comunali entrati nel gruppo di Fi a palazzo San Giorgio hanno tentato di sovvertire gli equilibri esistenti incontrando le resistenze dei forzisti della prima ora, vicini a Nicolò. Anche in questo caso la Santelli ha dovuto farsi sentire telefonicamente per scongiurare un altro corto circuito.
Molte di queste circostanze sono state riferite sempre a Berlusconi da parte di Nino Foti che proprio negli scorsi giorni ha chiesto alla Santelli di darsi una mossa, schierandosi dalla parte di Nicolò.
Nell’attesa di capire come si muoverà all’interno di questi equilibri Wanda Ferro e dando Roberto Occhiuto vicino alla coordinatrice, si capisce come il partito sia spaccato a metà e rischi l’implosione. Anche perché alla maionese impazzita vanno aggiunti tutti gli ex consiglieri regionali che si sono visti tagliati fuori dalle candidature e che si sentono esclusi dal coordinamento (Pacenza, Albano, Caputo solo per citarne qualcuno). Pare inevitabile che sia proprio Berlusconi, ancora fulcro del partito, a dover sistemare le cose calabresi, visto che i calabresi non sembrano in grado di farlo in autonomia.


Riccardo Tripepi