“Se uno va a vedere, chi mi getta fango è gente disperata, prove zero, reati zero”. Parlava così Flavio Tosi, ex sindaco di Verona e storica bandiera leghista, oggi in rotta col passato e deciso a portare avanti un progetto di centro-destra sotto il nome di “Fare!”, di chi - durante la trasmissione Report - nell’aprile del 2014 lo accusava di avere “precisi legami imprenditoriali” con alcuni personaggi crotonesi. L’inchiesta giornalistica sviluppata da Sigfrido Ranucci intendeva mostrare alcuni presunti rapporti di interesse tra Tosi e alcuni calabresi, indagati o coinvolti  in indagini sulla ’ndrangheta e la malavita organizzati. In quella puntata si parlava, ad esempio, di alcune cene elettorali. Nell'’intervista un uomo racconta che a quelle cene si parlava di appalti “con il sindaco Tosi” e al quesito se c’erano anche altri politici dice “c’era Casali, (ex vicensindaco Stefano Casali) e Marco Giorlo”. Ma Casali precisa che lui in Calabria non c’è mai stato. Nel servizio parte la sequela su quello che è ormai l’ex assessore allo Sport, trombato da Tosi proprio per le sue dichiarazioni “sventate” durante la trasmissione di Milena Gabanelli. Per quelle e per altre ancora il sindaco Flavio Tosi decideva di passare alle vie legali, querelando Ranucci e parlando dei suoi detrattori come “gente disperata e senza prove”.

 

Ma settimana scorsa, però, per Ranucci e Report è arrivata l’assoluzione. Il giudice ha riconosciuto che tra i fatti raccontati da Report “nemmeno uno non sia risultato veritiero”, che tutti presentano “spiccato interesse pubblico” e sono stati raccontanti nel rispetto della continenza e essenzialità dell’informazione.

 

Adesso il “nuovo” Flavio Tosi è deciso a mettere in piedi un nuovo soggetto politico, nel cui interno confluirebbero i delusi del Carroccio, più i suoi sostenitori e simpatizzanti. Una impresa, di questi tempi, che però può avere ragion d’essere se si riuscirà a puntare sui territori. Sud compreso, nonostante la logica delle idee dovrebbe dimostrare il contrario. Ed infatti, puntuale come al solito quando s’intravede una minima opportunità di entrismo qualunquista, la Calabria risponde “presente”. E “Fare!” sta mettendo radici in provincia di Vibo Valentia, più precisamente in un piccolo comune che fino a ieri a pensarlo minimamente leghista si commetteva un delitto all’intelligenza umana. Briatico, 4000 anime e una storia culturale non indifferente, politicamente invece ha una storia recente funesta e disgraziata: due volte sciolta per infiltrazione mafiosa e due volte messa sul lastrico dalla dichiarazione di dissesto finanziario.

 

In una di queste due volte, ovvero nel 2003, il sindaco “sciolto” era proprio colui il quale oggi assurge a coordinare provinciale del partito di Tosi. Costantino Massara, infatti, è il personaggio scelto dai veneti per dirigere la baracca a Vibo Valentia, che all’epoca veniva votato con 2.268 preferenze su 2.565 votanti.

 

Stessa cosa dicasi per il vice-coordinatore di “Fare!”, ovvero Carlo Staropoli, presente in qualità di presidente del Consiglio comunale di Briatico nella seconda amministrazione sciolta sempre infiltrazione mafiosa nel 2011 e dimessosi, però, qualche mese prima del provvedimento ministeriale.

 

Insomma, i due nuovi coordinatori scelti (o auto-proclamatosi tali, visto che per presentare una candidatura territoriale con il partito di Tosi basta una mail) pur parlando di “possibilità di affrancarsi da una politica vecchia e stantia” e di una “possibilità di seppellire quei politici attaccati alla poltrona”, rappresentano proprio, al netto delle drammatiche esperienze passate, quella classe dirigente che loro stigmatizzano.

 

Con buona pace di Flavio Tosi, che forse manco conosce – si spera - l’esistenza di Briatico e dei burrascosi precedenti dei suoi uomini.