L’embrione del patto Conte-Letta confezionato a Roma continua a produrre disastri in Calabria in vista delle elezioni regionali. Dopo due candidati bruciati, Nicola Irto e Maria Antonietta Ventura, arriva probabilmente la terza rinuncia, quella di Laura Ferrara, parlamentare europea pentastellata, cosentina. Appare chiaro che i protagonisti politici di questo disastro che rispondono al nome di Conte, Boccia e Letta, hanno smarrito completamente la bussola della realtà, incapaci di venir fuori dal pantano nel quale si sono cacciati da soli, o peggio, per rispondere alle logiche perverse romane. Il Pd in Calabria si ostina a proporre un’alleanza con il M5s, senza tener conto che, sul campo, questa ipotesi diventa sempre più impraticabile.

Emblematico il clima che si è registrato in una riunione particolarmente infuocata del gruppo parlamentare calabrese grillino. La riunione ha evidenziato le diverse correnti di pensiero che si confrontano e si contrappongono nella delegazione grillina, e che si muovono in ordine sparso, alcune, radicalmente in chiave anti Pd. La stessa Laura Ferrara sembra che abbia declinato l’offerta di candidarsi a presidente della Regione Calabria, proprio perché non si fida dei democrat. E, d’altronde, è difficile fidarsi del Pd, considerato lo spettacolo poco edificante che stanno offrendo il responsabile nazionale del Pd degli enti locali e il commissario regionale calabrese, Stefano Graziano, il quale, fin da subito ha lavorato indisturbato a demolire i tavoli di coalizione dai quali avrebbero potuto venir fuori soluzioni dal basso condivise dal territorio.

Molti parlamentari calabresi del M5s spingono per correre con De Magistris e, tra questi, spiccano, Anna Laura Orrico e Alessandro Melicchio, due deputati di Cosenza, i quali, tra l’altro, vedono come fumo negli occhi, l’accordo che, secondo alcune indiscrezioni, avrebbero stretto i pentastellati romani con Francesco Boccia nelle ultime ore, e che, prevede il candidato a sindaco di Cosenza targato Pd, in cambio di un candidato cinquestelle alla Presidenza della Regione. L’ipotesi sarebbe confermata dall’esito della prima riunione di Boccia in veste di commissario della federazione provinciale Pd di Cosenza, al tavolo del centrosinistra messo in piedi dall’ex commissario Miccoli.

La riunione, di fatto, è stata interlocutoria, e alla fine è stata aggiornata, e tuttavia, è bastata a cogliere tra le righe dell’intervento di Boccia, l’intenzione di liquidare il candidato socialista già in campo, l’avvocato Franz Caruso. Dalla linea dell’aggregazione miccoliana al tafazzismo scientifico di Boccia, è un attimo. A ciò si aggiunge una altra questione abbastanza grave, e che ci hanno fatto osservare alcune autorevoli fonti del M5S, secondo le quali, tutti fanno finta di ignorare il fatto che, nessuno nel M5s, è titolare del simbolo. Al momento, infatti, tra i pentastellati, nessuno può disporre legalmente del logo politico a 5 stelle.

Il movimento, infatti, non ha un rappresentante legale, considerato la situazione aperta in relazione allo scontro tra Grillo e Conte. Una situazione che potrebbe produrre uno stallo abbastanza lungo. Insomma, il Pd, o quello che resta del più grande partito riformista del paese, è ostaggio in questa regione, di un movimento che, sul piano elettorale, al netto, della performance delle elezioni politiche del 2018, non solo ha registrato percentuali di voto da prefisso telefonico ma non è nelle condizioni di poter sostenere con formale certezza di essere in grado di fornire all’alleanza Letta-Conte nemmeno la copertura del simbolo.