Associazione a delinquere di stampo mafioso: è questa l’accusa mossa dalla Procura di Catanzaro nei confronti di Damiano Cosimo Gallace, Domenico Vitale, Cesare Antonio Arcorace, Bruno Vitale, Cosimo Sorgiovanni, Ivano Piperissa, Francesco Aloi, Giuseppe Bava, Nicola Chiefari, Cosimo Andreaccio, Angelo Gagliardi, Moreno Rocco  Riitano e Antonio Paparo poiché ritenuti far parte di una associazione mafiosa dedita all’acquisizione e la gestione di attività economiche, in particolare nel settore edilizio, movimentazione terra e ristorazione, di appalti pubblici e privati ottenuti anche attraverso l'alterazione dei voti durante le competizioni elettorali.

L’associazione

L’indagine condotta dai carabinieri del comando Provinciale di Catanzaro e dal Ros, sotto il coordinamento della Dda ha portato questa mattina all’applicazione di 44 misure cautelari nei confronti di altrettanti indagati. Al vertice dell’associazione, secondo la ricostruzione degli inquirenti, ci sarebbe Cosimo Damiano Gallace, colui il quale avrebbe impartito agli associati le linee operative: intessere relazioni e curare rapporti con altre compagini per gestire il traffico internazionale di stupefacenti. Esponente della cosca in Toscana sarebbe Domenico Vitale, che avrebbe gestito le risorse finanziarie provenienti dall’usura, traffico di stupefacenti.

La latitanza del boss

Al centro dell’inchiesta anche la latitanza di Cosimo Damiano Gallace che sarebbe stata favorita da diversi esponenti del clan al fine di eludere le ricerche delle autorità dopo l’ordine di carcerazione emesso nel 2020. Alcuni si sarebbero messi a disposizione per assicurare gli spostamenti in luoghi sicuri, reperendo nascondigli, altri affiliati si sarebbero adoperati per garantire i generi di conforto accompagnando anche i familiari nel bunker dove Gallace viveva. Farmaci, documenti falsi, veicoli e telefoni criptati per favorire la latitanza.

Nel calderone dell’inchiesta anche il sindaco di Badolato, Nicola Parretta, finito questa mattina agli arresti domiciliari con l’accusa di scambio elettorale politico mafioso. Ai domiciliari per la stessa contestazione anche il vicesindaco Ernesto Maria Menniti, il presidente del consiglio comunale Maicol Paparo Paparo e i due assessori Antonella Giannini e Andrea Bressi.  

I nomi degli arrestati

In carcere:

Aloi Francesco

Andreacchio Cosimo

Arcorace Cesare Antonio

Bava Giuseppe

Chiefari Nicola (classe ’73)

Foti Giuseppe

Gagliardi Angelo

Gallace Cosimo Damiano (classe ’61)

Paparo Antonio

Piperissa Ivano

Riitano Moreno Rocco

Sorgiovanni Cosimo

Vitale Bruno

Vitale Domenico (classe ’69)

Vitale Domenico (classe ’76)

Ai domiciliari:

Andreacchio Agazio

Bressi Andrea

Bressi Antonio

Carè Massimo

Comito Ilario

Fiorenza Giuseppe Antonio

Franco Pasquale

Gagliardi Bruno

Galati Antonio

Galati Francesca

Galati Francesco

Geracitano Domenico

Giannini Antonella

Giorgi Francesco

Giorgio Massimiliano

Grande Gregorio

Grupico Vincenzo

Menniti Ernesto Maria

Paparo Angelo Domenico

Paparo Gregorio

Paparo Maicol

Paparo Nicola

Paparo Pasquale (classe ’92)

Paparo Pasquale (classe ’98)

Parretta Giuseppe Nicola

Perronace Antonio Cosimo

Renda Giovanni

Riitano Giuseppe

Ussia Antonio