Il consigliere uscente Francesco Pitaro dopo aver convinto Gianluca Cuda ad appoggiarlo vorrebbe fare altrettanto con Fabio Guerriero. In palio l'indicazione futura per l'investitura di aspirante sindaco del capoluogo dell'intera coalizione a guida Pd
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Un ragionamento che si è fatto spesso, e naturalmente si continuerà a proporre anche nei prossimi tempi fino alla data delle Regionali, è relativo alla guerra in atto nei due schieramenti maggiori (DeMa permettendo, naturalmente) nella Circoscrizione Centro. Ma altrettanto ricorrente è la considerazione relativa al fatto che - se i problemi attanagliano il centrodestra in cui il gioco dei veti e soprattutto degli interessi incrociati rischia di mietere molte vittime politiche eccellenti però in un contesto di grande abbondanza di incarichi da assegnare - figurarsi cosa può accadere in un Pd quasi allo sbando.
Allarme rosso in casa Pd e non solo
Un partito in cui nell’area Catanzaro-Crotone-Vibo si rischia di prendere un solo (dicasi uno) posto. Pericolo più che concreto, dal momento che in caso di risultato di sei a tre in favore del centrodestra, un seggio potrebbe appunto toccare a un esponente del partito lettiano mentre un altro andrebbe ai Cinque Stelle e il terzo forse a un rappresentante di de Magistris. Risultato? All’intero centrosinistra ormai convenzionalmente inteso con dentro l’M5S toccherebbero appena due posti. La faccenda si fa terribilmente seria, dunque, da quelle parti. Altroché.
Il gioco delle alleanze per evitare il crash
La paura è così tanta che sono iniziate le grandi manovre per evitare il crash con un gioco di alleanze. Soprattutto nel capoluogo. Certo di tempo a disposizione ce n’è poco, anzi pochissimo, perché sembra proprio che qualcuno voglia davvero a breve ufficializzare o quantomeno preannunciare (più probabile la seconda ipotesi, ovviamente), la lista Dem del’area centrale. A riguardo va detto che i nomi in circolazione di chi parte in pole, non solo nelle file Democrat bensì di tutta la coalizione, li abbiamo già fatti e nel contesto più prettamente catanzarese portano a una sfida fratricida a quattro (forse persino a cinque) per una poltrona, al massimo due ma è come premesso difficile “arrivi in dono” un secondo seggio, fra l’uscente Francesco Pitaro (il quale potrebbe ritrovarsi contro il collega Libero Notarangelo) e gli aspiranti neoentranti Fabio Guerriero (noto sindacalista, figlio e fratello di ex rappresentanti politici con una tradizione di famiglia a cui ha dato corso il padre: il compianto Pino); Ernesto Alecci (stimato sindaco di Soverato, capace a fine ottobre del 2018 di insidiare l’elezione apparentemente inattaccabile di Sergio Abramo al vertice della Provincia di Catanzaro) e guarda caso il predecessore del Sergìun alla presidenza di Palazzo di Vetro Enzo Bruno. Un affollamento che per quanto fin qui riferito sembra eccessivo, anche alla luce della più risicata, però assai quotata, pattuglia vibonese con Luigi Tassone e Raffaele Mammoliti ma non solo, ad esempio, fra i contendenti più insidiosi.
Ecco cosa c’è da spartirsi per accontentare tutti
La proposta per chiudere la partita e mandare di sicuro un catanzarese nell’assise regionale viene direttamente dall’entourage di Pitaro. In uno dei ragionamenti svolti è infatti saltata fuori l’ipotesi di un accordo fra lo stesso consigliere ancora in carica e Guerriero (che i suoi 4-5mila voti li ha sempre presi, pur non riuscendo finora a centrare l’obiettivo vero) a cui offrire la candidatura a sindaco di Catanzaro. Tutto risolto, allora? Neanche per sogno, perché la seggiola (detto alla toscana) di primo cittadino è assai contesa.
Le resistenze del Pd e della coalizione su Pitaro
L’avvocato con il pallino della politica che grazie ai suoi 3.717 è entrato in Regione, in virtù della candidatura con “Io resto in Calabria”, pare abbia lavorato perbene, assicurandosi addirittura l’appoggio dell’ex sindaco di Pianopoli e coordinatore provinciale del Pd Gianluca Cuda. Uno in grado di ottenere 5.061 preferenze nel 2020, tuttavia senza farcela, che però stavolta si sarebbe defilato in favore di Pitaro. Ma non è l’unica operazione di peso pitariana, considerato come di alleati illustri questo gruppo possa già vantarne tanti. Il problema, però, è che il noto legale, autore di tante battaglie pubbliche, non sarebbe ben visto proprio in casa Dem dove semplicemente non lo vogliono. Ma vi è di più: a differenza del predecessore Pippo Callipo, l’attuale alfiere della coalizione Amalia Bruni - che ha peraltro recepito il Codice Etico dell’alleato presidente di Tesoro Calabria, Carlo Tansi - sembrerebbe non orientata ad “ospitarlo” nel suo listino. Ergo, le svariate migliaia di consensi di cui verosimilmente gode dovranno trovare una collocazione. Facile però che arrivi, facendo gola a chiunque una dotazione simile in uno schieramento alle prese con tanti guai.
Il Nuovo Centrosinistra vuole arginare lo stesso consigliere
La novità dello scenario politico locale in questo 2021 ormai arrivato nella fase discendente è stata la costituzione del Nuovo Centrosinistra nel capoluogo. Uno schieramento a trazione Pd-Psi con in auge una nidiata di giovani dirigenti, probabilmente ancora con un numero del tutto esiguo di voti da mettere sul tavolo ma con una voglia di fare e una determinazione che ha sbaragliato il campo. Tanto da frenare ogni discussione sull’individuazione di una figura da proporre nell’accidentata corsa per la guida dell’amministrazione municipale. Non è un mistero, oltretutto, che su tale delicato e fondamentale argomento una fiche molto pesante se la giocherà il leader di Cambiavento, Nicola Fiorita.
Se non si troverà la quadra, sarà un “sanguinoso” tutti contro tutti
A rifletterci su dall’esterno, appare fin troppo scontato che se non si troverà la quadra sarà un cruento tutti contro tutti. Ma ciò che appare una banalità potrebbe portare all’ennesima profonda spaccatura nel centrosinistra calabrese prima, e catanzarese poi, con la concreta possibilità di un netto cambio di passo della coalizione. Anzi, un vero e proprio mutamento di volto con tanti “vecchi arnesi” del sottobosco politico territoriale destinati a essere messi da parte da chi rivendica ormai sempre maggiore spazio anche a dispetto degli essenziali voti. Che allo stato non possiede. Il riferimento è a chi si è messo in testa di fare piazza pulita, liberando caselle fin qui impegnate quasi per diritto divino.