Dopo la “bruciatura” di Nicola Irto e il passo di lato di Maria Antonietta Ventura, la coalizione di centrosinistra allargata al M5s riparte da un tratto comune: il ritorno alla politica ed il definitivo passaggio in archivio della breve stagione del civismo calabrese (storicamente fallimentare in termini di proposta politica e di relativo consenso elettorale raggranellato negli appuntamenti con le urne).

E se la segreteria nazionale del Pd targata Enrico Letta, con il suo plenipotenziario Francesco Boccia, glissa sulle responsabilità del “caso Ventura” e tenta un recupero in extremis del vicepresidente del Consiglio regionale Nicola Irto, che aveva denunciato pubblicamente faide e paludi all’interno del Partito, il M5s calabrese non ci sta, nemmeno sotto l’ormai sdoganata formula del ticket con un loro candidato vicepresidente.

In attesa della definizione dei rapporti di forza tra il garante Beppe Grillo e l’ex premier Giuseppe Conte, nonché la relativa nuova definizione del Movimento stesso, i grillini calabresi hanno chiarito che la scelta di Maria Antonietta Ventura è stata targata Boccia-Letta, con Conte che ha dato “solo” un suo placet.

In una riunione di fuoco che si è tenuta ieri sera, i parlamentari del M5s hanno rivendicato la candidatura alla presidenza della Calabria, pena la rottura dell’alleanza per mancanza di condizioni. Troppo forti le sirene provenienti dal “polo civico” guidato dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris, che non manca di appelli stampa giornalieri rivolti alla base del M5s e ai loro valori identitari delle origini.

Il polo civico “de-tansizzato” ha già inglobato l’ex grillino e presidente della commissione nazionale antimafia Nicola Morra e la deputazione morriana sparsa confluita sotto la sigla di “Alternativa C’è” formata in gran parte, anche come base di consenso, da ex M5s, per cui i grillini tenteranno, a loro volta, una mossa identitaria per compattare i loro e rafforzare l’alleanza allargata di centrosinistra.

Pare che l’unica figura in grado di farlo (ed evitare un’altra scissione in chiave regionale calabrese tra polo civico anti-sistema e governisti-contiani) sia l’europarlamentare Laura Ferrara. Cosentina, al secondo mandato europeo, avvocata con un dottorato su teoria e storia dei diritti umani e politica di esperienza con 77.979 preferenze ricevute dagli elettori nel 2019, 42.683 preferenze solo in Calabria di cui 24.174 nella provincia di Cosenza, terra anche del competitor Roberto Occhiuto.

A Bruxelles è stata relatrice della relazione di iniziativa legislativa sul contrasto alla criminalità organizzata e alla corruzione in Europa e ha monitorato la spesa dei fondi europei in Calabria denunciando alla Commissione europea gli episodi di cattiva gestione in una regione che storicamente ha dimostrato inefficienza nella programmazione e inefficacia nella spesa.

Sul suo nome il M5s calabrese (base ed eletti), vociferano fonti interne, risulterebbe compatto e certamente un “contraente” determinato nel redivivo tavolo con i dem e le altre forze politiche e civiche di area di centrosinistra. «È l’ultima possibilità», sussurrano, ma non troppo a bassa voce, i “governisti” grillini. La palla passa ora ad un Pd calabrese commissariato a tutti i livelli.