Una storia di strategie e inganni del partito lettiano nel capoluogo e dintorni per la scelta degli aspiranti consiglieri regionali della circoscrizione Catanzaro-Crotone-Vibo
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Pd, ecco tutti i retroscena della faida consumatasi per le candidature alle Regionali 2021 della Circoscrizione centro (pare definite a giugno con il brutto scherzo poi fatto a qualcuno). Emblematico a riguardo lo scottante caso Pitaro (Francesco, consigliere uscente non più riproposto, peraltro fratello del Pino ex sindaco di Torre di Ruggiero e volto noto del partito locale) il cui nome - dicono i soliti ben informati - non sarebbe stato (mai!) sul tavolo del Pd. Una clamorosa sorpresa, perché significherebbe che si è consumato un raggiro politico orchestrato da qualcuno bravo a far credere cose inesistenti. Roba seria, insomma.
Pitaro forte a casa sua, debolissimo a Roma
Notizie, da noi diffuse lo scorso 3 agosto, rivelavano che per il diretto interessato non ci sarebbe stato spazio in nessun ambito del centrosinistra, malgrado le richieste avanzate anche a forze minori sotto il profilo del peso elettorale. Niente da fare, in sostanza. Neppure nella lista della presidente Amalia Bruni. Fatto che aveva oltretutto provocato la piccata reazione della famiglia Pitaro, anche per un passaggio dell’articolo relativo a una presunta incompatibilità in ragione della vigenza del Codice Etico. Asserzione chiarita (pur essendo probabilmente lampante ab origine) e che - è bene ribadirlo ancora una volta, l’ennesima - non riguarda tale caso. Tutto politico, viceversa, e più intricato di quanto già non sembri. A cominciare dal ruolo romano, che viene sempre giocato in queste partite con i maggiorenti nazionali protagonisti della tutela dei loro uomini nelle varie realtà del Paese. Un aiuto che i Pitaro non hanno ad esempio avuto, al di là del ventilato appoggio nientedimeno da parte del potente Dario Franceschini del quale si sentiva parlare nei rumors della vigilia. E di cui non si è vista l’ombra.
I calcoli sbagliati dai Pitaro, ma non solo da loro
Senza contare le presunte “storie tese” fra l’entourage pitariano ed esponenti di primo piano dei Democrat calabresi fra cui il commissario straordinario Stefano Graziano, con il quale mancava il benché minimo feeling. Fatto sta che, adesso, nel momento in cui però al solito si spargono i veleni tipici della campagna elettorale si sostiene come nel Pd tutti sapessero della mancata candidatura di Pitaro. Ma vi è più di più: c’è chi si spinge persino ad affermare che lo stesso Gianluca Cuda, grande alleato dell’eccellente escluso, non abbia efficacemente sostenuto il nome dell’amico negli organismi ufficiali bensì avrebbe dovuto in realtà essere utile a qualcuno per sbarrare la strada al sindaco di Soverato, Ernesto Alecci, lanciato nella corsa per un seggio a Palazzo Campanella.
L’effettivo ruolo di Gianluca Cuda
Un’idea che si sarebbe dovuta concretizzare, nella mente di chi l’ha concepita, sì con l’effettiva candidatura di Cuda, ma in una lista alla sua portata (concetto inteso in termini di voti sufficienti per giocarsela) e allora non certo nella “corazzata” Pd dove se si dispone di poco meno di seimila preferenze è forse meglio lasciar stare. Un piano alla fine saltato, considerato come le correnti (le più forti e rappresentative del partito) siano scese in campo per sostenere appunto Alecci (supportato da Base Riformista, comandata dai renziani Lorenzo Guerini e Luca Lotti) ed Enzo Bruno (a quanto si mormora assai più danneggiato di Pitaro, il quale godeva delle simpatie di Proxima: la casa dei più “ortodossi” nel Pd con quelli ancora legati alla sinistra vicini a Nicola Oddati).
Bruno, che beffa...
Strana infatti la sorte di Bruno, che sino alle 11 di sabato mattina era dentro. Salvo poi essere avvisato dell’impossibilità di far “quadrare il cerchio” alla luce di quanto stava accadendo a causa del taglio, a questo punto si sa pianificato da tempo se non da subito, di Pitaro. Senza contare la voce relativa alla possibilità che Bruno (adesso concentrato sulla competizione per la sindacatura al Comune della sua Vallefiorita e quindi propedeutica per un possibile ritorno alla presidenza della provincia) potesse per ragioni geografiche dar fastidio - diciamo così - alla raccolta di consensi di Alecci. Un ragionamento generale, che pare abbia inoltre riguardato lo stimato sindaco di Sellia Davide Zicchinella inserito nella Lista del Presidente con l’ok di tutte le Aree e del nume tutelare Antonio Viscomi.
Il lavoro di Stefano Graziano, "benedetto" da Roma
Ultimo capitolo della saga, il ruolo del deputato Graziano che da reggente al vertice dei Dem calabresi sarebbe riuscito - pur con molta fatica - a sistemare la faccenda, guadagnandosi la riconferma con un posto nel vecchio collegio campano per Montecitorio dove l’ha spuntata in passato. Ecco il motivo per cui, appena era sorto un problema capitolino fra Andrea Orlando e i citati Lotti e Oddati, proprio per ridurre al minimo la responsabilità di Graziano e appunto assicurargli il seggio, si era subito proceduto a far firmare la candidatura ai rispettivi riferimenti calabresi da parte di chi comanda per davvero anche al fine di evitare imprevisti (leggasi ad esempio la collocazione di Cuda, peraltro preferito a Bruno con l’appiglio formale di figurare nella lista anche un anno e mezzo fa alla tornata del 26 gennaio del 2020). Si spiega così il famoso patto fra Alecci, Bruno, Luigi Tassone e Fabio Guerriero, che ha lasciato agli altri nemmeno le briciole.