I dirigenti esterni avrebbero chiesto al segretario generale di non dichiarare l'immediata esecutività dell'atto, per prolungare la loro permanenza in carica
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Parte dell’opposizione diserterà i lavori del consiglio comunale di Palazzo dei Bruzi convocato per l’adozione della delibera di dissesto. L’obiettivo è quello di far venire meno il numero legale e provocare lo scioglimento dell’amministrazione. Ma nella conta della vigilia, su 32 elementi, i presenti dovrebbero essere decisamente più della metà richiesta per garantire lo svolgimento della seduta.
Chi diserta e chi sarà presente
Diserteranno l’aula Carlo Guccione, insieme agli esponenti del Pd Damiano Covelli e Alessandra Mauro. E poi Bianca Rende rappresentante di Italia Viva, Anna Fabiano del Partito Socialista e Francesca Cassano di Uniti per la Città. I suddetti consiglieri spiegheranno i motivi della loro assenza nel corso di una conferenza stampa convocata per le ore 10 di lunedì 11 novembre, un paio d’ore prima del consiglio. Sembra invece intenzionato a partecipare all’assise Enrico Morcavallo, de La Grande Cosenza, con la volontà di svolgere un intervento fortemente critico nei confronti del sindaco e del suo operato. Saranno al loro posto anche gli esponenti della Piattaforma Marco Ambrogio, Francesco Cito e Pasquale Sconosciuto, così come Giovanni Cipparrone e Francesco Spadafora che dalla Piattaforma per il momento, hanno deciso di scendere. Dunque il numero legale sarà ampiamente garantito.
Prendiamoci il tempo che serve
Nelle ultime ore dai corridoi del Comune, sono filtrate alcune indiscrezioni secondo le quali i dirigenti esterni, già con le valigie in mano poiché destinati a decadere con l’approvazione della delibera di dissesto, avrebbero chiesto al segretario generale di non dichiarare l’immediata esecutività del provvedimento. Si tratterebbe di un escamotage per rimanere in carica per un’altra ventina di giorni, il tempo necessario per la pubblicazione dell’atto e per il passaggio di consegne. Ed anche per maturare il diritto a percepire almeno due terzi del prossimo stipendio.
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