Adesso tutti gli occhi sono rivolti alla Corte d’Appello di Catanzaro, a cui spetterà il compito di proclamare non solo il neo presidente della giunta regionale, ma anche gli eletti della tornata del 3 e 4 ottobre.

Notoriamente la complicata legge elettorale regionale, riserva colpi di scena dell’ultimo minuto per via dei difficili calcoli tra resti, quozienti e quindi attribuzioni. Ma in questi ultimi giorni si sta facendo sempre più insistente una voce che vorrebbe degli aggiustamenti rispetto all’ipotesi del nuovo Consiglio circolate nelle ore immediatamente successive allo spoglio. Aggiustamenti che non riguarderebbero la maggioranza di Roberto Occhiuto, ma le opposizioni che si sono guadagnate il diritto a rappresentare i calabresi a Palazzo Campanella.

I fanatici dei numeri e dei riparti, insomma, si sono messi al lavoro per capire se l’attribuzione dei seggi abbia considerato i quozienti giusti, pervenendo alla conclusione – che solo la Corte d’Appello potrà certificare con le sue valutazioni – che per un complicato giro di numeri, il mancato sesto seggio del Partito democratico, attribuito in un primo momento alla coalizione di Luigi de Magistris, in realtà spetterebbe al Movimento 5 stelle che così arriverebbe a tre consiglieri eletti (uno per ogni circoscrizione elettorale).

A pagare dazio, dunque, sarebbe la lista di de Magistris che, nella circoscrizione centro, si vedrebbe sottratto un seggio, sin qui attribuitogli, facendolo scattare ad Amalia Bruni. Cosa che libererebbe un seggio nella circoscrizione sud a favore del Movimento 5 stelle che a Davide Tavernise e Francesco Afflitto aggiungerebbe il nome di Annunziato Nastasi.

Sul punto non si sbilancia nessuno. Negli ambienti vicini ai 5 stelle non smentiscono questa ipotesi su cui starebbero lavorando gli esperti di numeri e leggi elettorali. Ma addirittura c’è chi già ipotizza un ricorso nel caso in cui non venisse riconosciuta questa nuova geografia del Consiglio regionale.

Se così fosse, per il Movimento 5 stelle, le regionali calabresi si trasformerebbero in uno storico trionfo, mentre per Luigi de Magistris, già in pausa di riflessione dopo il voto, crescerebbe solo l’amarezza.