Ora che la frittata è fatta, tra i parlamentari grillini – calabresi inclusi – comincia a montare la paura. Paura di aver sbagliato tutto, paura, soprattutto, di aver maldestramente provocato il voto anticipato a ottobre. Per loro sarebbero dolori.

Oggi il Movimento ha un leader, Giuseppe Conte, indebolito dai suoi stessi tentennamenti e da tattiche di corto respiro, da giocatore di poker incapace di portare a termine il bluff della vita, e si attesta sul 10-12% dei consensi. I pochi mesi all'opposizione, peraltro, potrebbero permettere ai 5 stelle di recuperare, nella migliore delle ipotesi, solo qualche zero virgola.

Con le sue dimissioni, respinte come da prammatica da Mattarella, il premier Draghi ha scoperto il bluff, perché mercoledì la crisi si trasferirà dall'ambito politico a quello parlamentare, obbligando ogni partito ad assumersi la responsabilità delle proprie scelte.

Che faranno i grillini? Sembra inverosimile dopo quanto successo, ma l'ipotesi che il Movimento voti la fiducia al Governo Draghi è più che concreta. Conte, forse, non si aspettava la contromossa dell'ex presidente della Bce e ora si trova a fare i conti con una larga parte della truppa terrorizzata all'idea di tornare al voto prima della scadenza naturale del 2023.

I numeri attuali del Movimento, la riduzione dei seggi disponibili, lo stop al terzo mandato e l'eventualità di sborsare circa 20mila euro per riscattare la pensione parlamentare, sono tutti elementi che consigliano prudenza.

Le riunioni

Stamattina c'è stato un vertice tra Conte e la delegazione di Governo per discutere il da farsi. Fonti accreditate hanno già smentito alcune ricostruzioni stampa secondo cui l'ex premier avrebbe chiesto il ritiro dei ministri. I confronti interni potrebbero culminare in una nuova riunione del Consiglio nazionale. Entro questa sera, secondo quanto filtra da Campo Marzio, il M5s dovrebbe comunque definire la propria linea. Tra le ipotesi sul piatto ci sarebbe anche quella di indire una votazione online per consultare gli iscritti sulla posizione da prendere in caso di un'eventuale nuova votazione sulla fiducia all'esecutivo.

Linea dura

Draghi, che non ha voluto sminare il campo togliendo la fiducia al Dl Aiuti, come gli chiedeva il ministro “mediatore” Federico D'Incà, per ora ha scelto la linea dura per non esporsi a possibili ricatti parlamentari a catena. Malgrado la fermezza, il suo Governo continua comunque a essere considerato un porto sicuro per gli stellati. Contrari alla rottura sono big come Fabiana Dadone, Stefano Buffagni, Alessandra Todde. Anche diversi parlamentari calabresi sarebbero pronti a rinnovare la propria fiducia all'esecutivo. Tra loro figura Federica Dieni, che ieri ha criticato apertamente l'incoerenza del ministro 5s Patuanelli: «Se uno non vota la fiducia, poi si dimette...».

La deputata reggina, in un'intervista all'Adnkronos, ha poi ribadito quanto già sostenuto durante l'assemblea congiunta dei gruppi di mercoledì: «Lasciare ora è incoerente, non è questo il momento di andare all'opposizione. Ma poi a fare opposizione su cosa? Sulle misure per fermare il rincaro delle bollette? Sui provvedimenti a sostegno di imprese e lavoratori? Io credo sia irresponsabile nei confronti del Paese».

Governisti e attendisti

Oltre a Dieni, tra le colombe calabresi figurerebbero anche la deputata Elisabetta Barbuto e il senatore Giuseppe Auddino. Il referente regionale, Massimo Misiti, uno di quelli che due anni fa si era battuto per far tornare il Movimento all'opposizione, oggi guida la frangia degli attendisti, quelli che vogliono aspettare le decisioni di Conte e del Consiglio nazionale. È forte, in questo gruppo, la consapevolezza di essere diventati il centro del bersaglio della politica italiana. «Più volte Pd, Lega e Renzi – è il ragionamento – non hanno votato la fiducia su alcuni provvedimenti, senza che sia successo nulla. Ora invece Draghi si dimette perché il Movimento è stato consequenziale rispetto a un decreto che prevede l'inceneritore di Roma e il bombardamento del bonus 110».

Nonostante i sospetti, anche gli attendisti sperano in un segnale di buona volontà da parte del premier, magari su salario minimo, superbonus e cuneo fiscale.

Tucci contro

Tra i calabresi l'unico falco sarebbe il deputato vibonese Riccardo Tucci, che avrebbe espressamente dichiarato la volontà di andare all'opposizione e a cui non dispiacerebbe nemmeno il voto anticipato. Tutti gli altri, per ora, restano sotto coperta in attesa che il quadro generale diventi più chiaro.

Né si può prevedere se nei prossimi giorni qualcun altro seguirà le orme di Dalila Nesci o di Pino d'Ippolito, gli unici eletti in questa regione ad aver aderito a Insieme per il futuro, il neo gruppo di Luigi Di Maio che negli ultimi giorni ha accolto altri due grillini: Cinzia Leone e Francesco Berti.

Alleanze incerte

A contribuire al disagio degli stellati sono pure i dubbi legati alle alleanze. Il segretario del Pd Enrico Letta sta facendo di tutto per convincere Conte a rientrare. Anche perché, senza la presenza del Movimento, i dem rischiano di finire in un nuovo governo a trazione centrodestra. Ma mentre il Pd, dopo l'eventuale addio al «campo largo», potrebbe sempre appoggiarsi alle forze di centro, i 5s si ritroverebbero soli e senza la possibilità di conquistare alcun collegio uninominale. Sarebbe una tragedia politica per un Movimento che nel 2018, solo in Calabria, era riuscito a eleggere ben 18 parlamentari.

Le prossime ore saranno decisive. Ma quante incertezze, quanta paura.