Ha parlato per oltre dieci minuti l’assessore comunale al Bilancio Maria Teresa Nardo. Il tempo necessario per illustrare durante la conferenza stampa di oggi, svoltasi nella sala consiliare di Palazzo Luigi Razza, le ragioni che hanno indotto l’amministrazione comunale di Vibo Valentia, guidata dal sindaco Maria Limardo, presente all’incontro con i giornalisti  – unitamente al vicesindaco Domenico Primerano, al dirigente di settore Domenico Libero Scuglia e alla funzionaria degli uffici finanziari dell’ente Claudia Santoro -, a fare ricorso alle Sezioni riunite della Corte dei Conti di Roma contro la recente delibera della magistratura contabile-Sezione regionale di controllo della Calabria, che ha formalizzato la bocciatura del Piano di riequilibrio finanziario, aprendo di fatto per l’ente la procedura di dissesto. Il documento contabile – come si ricorderà – era stato presentato dall’amministrazione ad agosto del 2019 per evitare proprio l’ipotesi di un ulteriore e drammatico default. Il Comune adesso avrà tempo fino al 26 dicembre prossimo per inoltrare il ricorso, la cui predisposizione sarà affidata ad un legale esterno all’ente. 

Invito ad accogliere le controdeduzioni inviate dall’amministrazione

Alla base del ricorso che a breve farà l’amministrazione Limardo ci sarà innanzitutto la richiesta alla Corte dei Conti di accogliere le controdeduzioni (presentate dopo la richiesta di chiarimenti da parte della stessa magistratura contabile, ndr): «La Corte dei Conti – ha detto in merito l’assessore – ha rimproverato all’amministrazione comunale che la cifra del disavanzo presente nel Piano di riequilibrio finanziario risulta “palesemente sottostimata”. Quindi sbagliata. Il che significa che il giudizio sulla massa passiva che abbiamo dichiarato questa Corte non può ritenerlo legittimo, non può ritenerlo positivo perché cristallizza ciò che si è quantificato a una data precisa. Pertanto, la Corte dei Conti ci ha detto che qualsiasi altra misura di correzione che noi abbiamo apportato con le controdeduzioni non ne avrebbe potuto tenere conto. Tradotto ancora: la magistratura contabile tiene conto solo di quello che è stato cristallizzato con il rendiconto 2018. Di conseguenza, qualsiasi misura su quella massa passiva sottostimata non ha senso portala avanti. Noi vogliamo, invece, che la magistratura contabile accolga le correzioni fatte nelle nostre controdeduzioni, serve leggere quelle correzioni che abbiamo fatto, partendo da tutti i risultati di amministrazione, dal 2014 in poi, e leggere quel trend positivo che nell’autocorrezione viene dimostrato. Perché se si vanno a prendere le controdeduzioni e la ricostruzione corretta dei risultati di amministrazione di ogni anno, si noterà che arrivando al 2020 c’è un trend positivo di miglioramento. Ad oggi, però, la Corte ci dice semplicemente “lo apprezziamo, però noi valutiamo quel consuntivo, quella base di partenza, che è sottostimato”».  

Altra motivazione al ricorso: il mancato accertamento straordinario

Secondo l’amministrazione Limardo, poi, la Corte dei Conti non è intervenuta a fare dei controlli negli anni finiti sotto accusa: ossia quelli dal 2014 al 2018. La titolare del Bilancio si è pertanto chiesta: «Ma perché ad un ente questo rilievo non è mai stato fatto prima? Il riaccertamento straordinario, la legge dice che una volta che lo fai nel 2015 per passare ad una nuova contabilità, se è sbagliato non lo puoi fare più. L’ente non aveva ricevuto nessuna osservazione che è il presupposto per fare un Piano di riequilibrio, se non quella risalente alla data del dissesto. Non ci sono stati altri rilievi fatti dalla Corte dei Conti. Quindi – ha aggiunto l’assessore – il momento di controllo collaborativo, in cui si poteva intervenire per correggere, nonostante i rendiconti del 2014, 2015, 2016, 2017, 2018 siano stati mandati alla Corte dei Conti, non c’è mai stato. Quindi, prima non è mai intervenuta in quella fase di controllo collaborativo, oggi, non può accogliere la nostra proposta di autocorrezione perché ormai è troppo tardi, in quanto siamo nella fase del giudizio finale. Diciamo – ha rimarcato Maria Teresa Nardo – che a questo ente non è stata data una possibilità».

Nessuna accusa ma una richiesta di rilettura

L’esponente della giunta Limardo ha comunque precisato che «questa non è un’accusa, ma una richiesta di rilettura e di accoglimento del nostro ricalcolo. Noi abbiamo detto, se voi sostenete in questa fase che non potete accogliere la nostra correzione, noi vi diciamo che prima la norma non ci permetteva di farlo, perché non si poteva intervenire né tantomeno ci sono stati rilievi. Perché la norma dice che la Corte dei Conti in quegli anni, nel momento in cui evidenziava degli errori poteva chiedere il ricalcolo. Forse – ha aggiunto l’assessore – la Corte dei Conti arriva tardi. Arriva tardi nella fase in cui siamo già ad un Piano di riequilibrio. Io non se poi l’avvocato e le Sezioni riunite possono intravedere in questi elementi fattori per intervenire. Certo è che Corte dei Conti non dà in questo caso la possibilità all’ente di correggere quella massa passiva che deriva da lontano e legge il Pano di riequilibrio in modo statico. Gli errori corretti e coperti nei disavanzi ordinari non li accetta e lo dice chiaramente. A pagina 23 della delibera si legge: “Apprezziamo l’intento di autocorrezione ma il principio di inagibilità del documento del Piano di riequilibrio non ci permette di tenerne conto e quindi di valutarli”. Ciò significa che le ultime controdeduzioni non sono state prese in merito ai fini della valutazione. Loro – ha puntualizzato ancora la titolare del Bilancio – hanno chiesto dei chiarimenti, però poi non li hanno valutati». La Nardo, poi, ha ribadito «l’amministrazione chiede che le ultime controdeduzioni approvate in Consiglio siamo prese in esame. La Corte dei Conti Calabria dice che non le può prendere in esame per motivi tecnici, nel senso che valuta solo quel documento approvato nel 2019, noi chiediamo alle Sezioni riunite che invece siano presi in esame. Saranno le Sezioni riunite a decidere se farlo o non farlo. Noi diversamente non potevamo fare».

Dimenticati pandemia e contesto socio-economico

Per Maria Teresa Nardo, inoltre, «la Conte dei Conti valuta dal lato dell’attivo, perché fin qui si è parlato del passivo, e dà un giudizio sulla mancata sostenibilità del Piano basandosi molto sulla questione del mancato incasso dei tributi. Ma noi abbiamo avuto un anno e mezzo caratterizzato dall’emergenza Covid-19, in cui naturalmente non potevamo dimostrare se c’era o non c’era capacità di incasso. Aggiungo di più: nelle nostre motivazioni noi andremo a dire che, oltre al non averci dato tempo per dimostrare la sostenibilità dal punto di vista dei tributi, non è stato valutato il contesto socio-economico del territorio. Quindi -ha fatto presente ancora Maria Teresa Nardo – non solo si valuta solo un anno e mezzo, ma poiché stiamo parlando di riscosso e non di accertato, il mancato riscosso deriva da un soggetto terzo che fa parte del Ministero e questo soggetto terzo non riesce a riscuotere per una serie di motivi, tra cui le condizioni socio-economiche povere del territorio. Infatti, i comuni in cui non viene permesso di riscuotere hanno un extra per coprire quei disavanzi, che però non siano attribuibili ad inefficienze nell’ambito della gestione dei tributi. Proprio questo è un altro elemento che vogliamo dimostrare. Questa amministrazione – ha concluso l’assessore – ha fatto tutto quello che si doveva fare, ma c’è un territorio che non riesce a rispondere in termini di introiti».

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