*di Andrea Tripodi

Le inchieste giudiziarie, recenti e passate, fanno emergere e rendono, ancora una volta, visibile quella palude, da molti per troppo tempo negata, nella quale si perdono le distinzioni e i colori e dove annegano le speranze e le ansie dei calabresi.

I nudi fatti, riportati dalla cronaca, ci restituiscono le immagini di una realtà molto porosa, facilmente aggredibile da interessi che possono essere clientelari, massonico-mafiosi o corporativi e tutti accomunati da una opacità che allontana e limita una più ampia e fiduciosa partecipazione democratica. È una realtà porosa che sorregge un palcoscenico triste sul quale recitano la loro quotidianità tanti burattini privi di pensieri autonomi e solo obbedienti al volere di idoli ‘ndranghetistici dal ventre batraciano e dal ghigno predatorio, profondamente distanti dagli interessi e dalle urgenze di una Calabria che invece chiede di crescere.

Le poche presenze rispettabili, su questo palcoscenico, vengono tollerate soltanto perché funzionali alla esibizione di una dialettica democratica. È questa una realtà che provoca sconforto e genera avvilimento e che dimostra la frantumazione del contratto sociale e del patto di lealtà che deve legare eletti ed elettori, e la cui assenza trasforma fatalmente la convivenza democratica in giungla darwiniana. Non siamo più in presenza di una demcrazia sospesa, ma di una democrazia truccata per perseguire obiettivi e finalità che nulla hanno a che fare con le necessità di una Calabria che reclama riscatto ed emancipazione.

Piuttosto che affondare le mani nella incandescenza di questi problemi,  sembra,  però, che si privilegi la via più consolatoria del silenzio e dell’attesa, distogliendo lo sguardo da un albero che, attraversato da linfa acida, non può produrre che frutti amari. Non esistono soluzioni taumaturgiche ma ritengo che l’indignazione, che sorge spontanea davanti a questo tradimento, debba trasformarsi in ragione forte di una presenza e di una proposta politica alternativa che chiuda ogni accesso alle logiche mafiose e chi queste logiche rappresenta e che indichi nel lavoro e nella cultura le uniche strade per costruire una redenzione degna della nostra storia.

 

*Sindaco di San Ferdinando