Mentre i dem si sono accordati col centrodestra sullo slittamento al 2027, il capogruppo grillino Tavernise parla di «forzatura istituzionale» da parte della maggioranza che «continua a portare avanti un modus operandi inaccettabile»
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Si fa presto a dire campo largo. Nemmeno il tempo di ritrovarsi sull’autonomia differenziata che le strade di Pd e M5s in Consiglio regionale già si dividono. Oggetto del contendere la fusione fra Cosenza, Rende e Castrolibero. Anzi il referendum, non vincolante, che verrà approvato domani in Consiglio regionale dal centrodestra con l'avallo del Pd.
In conferenza stampa i dem hanno fatto capire chiaramente che c’è l’accordo a posticipare la nascita della città unica al 2027. Tempo necessario per il sindaco di Cosenza, Franz Caruso, di terminare il suo mandato da sindaco, ma soprattutto per iniziare a ragionare su come armonizzare le tre città (anche sotto il profilo finanziario e dei servizi) in modo da farsi trovare pronti alla nascita del Comune unico.
Il percorso | Fusione per la Grande Cosenza, c’è l’accordo tra il Pd e la maggioranza di centrodestra sul 2027
Sullo sfondo resta l’incognita del Comune di Rende, oggi retto da una terna commissariale dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose. In teoria i 18 mesi di commissariamento sarebbero in scadenza, salvo proroga del Ministero dell’Interno. Si potrebbe quindi votare, ma per soli due anni. L’alternativa sarebbe uno dei commissariamenti, crediamo, più lunghi della storia della Repubblica.
Ma tornando al famoso “campo largo” chi non accetta quello che qualcuno definisce accurdune è proprio il M5s che attraverso il capogruppo in Consiglio regionale, Davide Tavernise, si è messo di traverso. «Sono sbagliati i tempi e i modi di questa fusione che coinvolge le città di Cosenza, Rende e Castrolibero. Si tratta dell’ennesima forzatura istituzionale del centrodestra regionale che continua a portare avanti un modus operandi inaccettabile», ha detto il giovane consigliere regionale con buona pace di ogni accordo.
«Basti pensare che su questa legge, approvata di notte e dai soli consiglieri di maggioranza nel calderone di una legge omnibus - continua Tavernise - insieme al collega Lo Schiavo abbiamo presentato una proposta di legge che non è stata neanche presa in considerazione. A dimostrazione del senso che questo esecutivo ha del concetto di democrazia. Ed è proprio sul concetto più profondo di democrazia partecipata, quale espressione del voto popolare, che si basava la nostra proposta di legge, partendo proprio dalla richiesta di modifica del referendum che tenesse in considerazione i voti dei cittadini dei singoli comuni e non consultivo sul totale degli abitanti coinvolti. Abbiamo anche chiesto il coinvolgimento dei Consigli dei tre Comuni nell’esprimere un parere sulla legge regionale attraverso una delibera ad hoc e la realizzazione di uno Studio di fattibilità degno di questo nome, considerando quello commissionato dalla sola maggioranza come un documento che non dà risposte».
Per questi motivi Tavernise ha annunciato la sua astensione sul punto nel Consiglio di domani. Astensione non voto contrario perché dice che non è contrario alla fusione ma al metodo seguito dal centrodestra. Metodo, però, che ha comportato anche un accordo con il Pd.