Fallisce il referendum sulla città unica Cosenza Rende Castrolibero. L’area urbana dice no ad una fusione a freddo che è sembrata, ed era, una frettolosa e confusa operazione politica, di fatto un’imposizione. L'affluenza un vero flop: ha votato il 26% dei cittadini (e soltanto il 20% nella città di Cosenza). Sono dati che rappresentano un vero e proprio fallimento della classe politica nel suo complesso, considerato che praticamente tutti i partiti e gruppi politici avevano invitato a votare e quasi tutti a votare sì. Un segnale forte che accentua il distacco fra partiti e società, fra gruppi dirigenti e corpo elettorale. Un segnale da cogliere anche in vista delle prossime scadenze elettorali.

Ci sono anche i vincitori di questo referendum: primo fra tutti Sandro Principe, prestigioso sindaco di Rende, già parlamentare, sottosegretario e assessore regionale, un socialista riformista che con il papà Cecchino Principe ha costruito il modello Rende, una città che dal punto di vista urbanistico è stata studiata e ammirata in tutta Italia. Rende è stata comunque sfregiata negli ultimi anni e ha dovuto subire perfino l’onta di un commissariamento.

Principe ha spiegato di avere detto no alla fusione a freddo perché un’operazione confusa e frettolosa, ma non ha chiuso le porte alla città unica in futuro, ma solo se frutto di un’intesa e di un’operazione condivisa che coinvolga tutte le istituzioni interessate. Il vecchio leone socialista ha dato ancora una volta una lezione politica a tutti. Anche in considerazione del fatto che il sì al referendum era dato per scontato.

Vince anche il battagliero sindaco di Castrolibero, Orlandino Greco, che da vent’anni è protagonista assoluto nella sua cittadina che risulta anch’essa un modello amministrativo soprattutto per l’efficienza dei servizi.

Anche l’attuale sindaco di Cosenza, Caruso si era a lungo battuto contro l’imposizione regionale della città unica, definendo inutile il referendum, mentre il Pd era riuscito a strappare in Consiglio regionale lo slittamento al 2027 per la nascita del nuovo ente, «per meglio armonizzare le procedure del processo di integrazione».

Ma la città unica di fatto già esiste, i cittadini la vivono quotidianamente, soprattutto Cosenza e Rende sono da sempre la stessa realtà. Ma sono diverse le storie politiche e amministrative, diverse le gestioni e i risultati delle scelte politiche. Diverse le situazioni finanziarie e gestionali degli enti, cosa che ha molto influenzato il referendum.

Ma imporre la fusione senza il coinvolgimento dei Consigli comunali e degli amministratori, senza un’ampia discussione pubblica e con il coinvolgimento dei cittadini, è stato un grave atto di superbia politica al quale gli elettori hanno risposto con una massiccia astensione e con un netto no dei pochi votanti. Una lezione per tutti