L’esito del referendum è stato netto. Nei numeri, ma anche nella partecipazione che è anch’essa un’espressione di voto. Adesso però resta il rebus di cosa farà il centrodestra.

La legge permetterebbe alla maggioranza Occhiuto di andare avanti nel processo di fusione, posto che il referendum era consultivo e non vincolante. Il presidente della Giunta regionale si è rimesso alla volontà del Consiglio regionale. «Bisogna rispettare il dato del referendum - ha detto incalzato dai giornalisti - il Consiglio regionale deciderà cosa fare».

Il Governatore, poi, ha sollevato il dubbio che il referendum sia stato troppo politicizzato. Ma se c’è qualcuno che l’ha fatto è stato proprio il fratello, il senatore Mario, loquacissimo nel dibattito elettorale ma che, dopo il voto, si è limitato ad un post sui social dicendo che continuerà a lavorare per la città unica.

Né Pierluigi Caputo né Luciana De Francesco, fra i promotori della legge regionale, hanno detto una parola chiara se non un banale rispetto dell’esito popolare e qualche rammarico sull’astensione. Su quest’ultimo dato i fautori del sì, soprattutto quelli del centrodestra, debbono fare mea culpa. Hanno portato avanti, infatti, la campagna referendaria nel chiuso delle stanze di hotel anziché andare fra la gente, nei quartieri, a spiegare ai cittadini i reali vantaggi della fusione. Per questo in molti è prevalsa, anche fra chi era favorevole alla fusione, la sensazione di una lotta di potere più che una storica riforma. Il risultato è che solo un cittadino su quattro è andato a votare nella prima, freddissima, domenica di dicembre.

Ma il cerino adesso passa proprio in mano alla meloniana Luciana De Francesco nella sua qualità di presidente della prima commissione. La procedura, infatti, prevede che la Prefettura comunicherà al presidente della Giunta regionale, Roberto Occhiuto, i risultati ufficiali del referendum e questi li dovrà trasmettere al Consiglio regionale. A quel punto dovrebbe ripartire l’iter della legge di fusione di cui il referendum costituisce solo un passaggio.

La sede istituzionale è appunto la prima commissione in cui si è discusso per un anno e mezzo fra audizioni e studio di fattibilità. Il dibattito in commissione potrebbe portare alla bocciatura della legge e quindi tutto finirebbe qui o al proseguimento del procedimento con l’arrivo del testo in aula. Difficile che si faccia finta di nulla e si lasci l’iter congelato.

Siamo certi, infatti, che l’opposizione incalzerà per andare avanti nel percorso istituzionale e lì la maggioranza di centrodestra dovrà prendere una posizione chiara sulla legge o su come intende procedere alla costruzione della città unica. Un dato è certo: a norma di legge per i prossimi cinque anni non si potrà procedere a un nuovo referendum.

Per questo sembra essere arrivato una sorta di game over, almeno nel breve periodo, sulla città unica. Il sindaco di Cosenza, Franz Caruso ha tracciato una sua strada ovvero quella di far partire subito l’unione dei comuni per sperimentare servizi in comune. Magari a partire dal tormentato trasporto pubblico locale.