La (troppa) intransigenza del presidente nel difendere la norma Laghi nonostante l’avvertimento del Governo. Il Pd che abbandona l’aula evitando che le contraddizioni del centrodestra vengano a galla. Tanti dubbi dopo lo scontro in Consiglio regionale
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La vicenda della centrale del Mercure già di per sé è complessa, ma dopo l'ultimo consiglio regionale appare davvero di difficile lettura agli occhi dei calabresi.
Ad esempio non si capisce perché il presidente Roberto Occhiuto abbia assunto una posizione così intransigente . Sin dalla mattina, quando sotto le sue finestre protestavano sindaci e lavoratori della filiera del legno che lavoravano con la centrale, lui trasmetteva un video sui social in cui invitava i manifestanti a protestare quanto volessero che tanto lui non avrebbe mai cambiato idea. Eppure non si trattava di facinorosi della rete antagonista, ma di amministratori pubblici e lavoratori.
Dopo qualche ora, in aula, decideva di prendere la parola nel dibattito aperto sulla norma Laghi (quella che riduce la potenza delle centrali a biomasse presenti nei parchi nazionali e inserita in una delle tante leggi omnibus della maggioranza) assumendo anche lì una posizione intransigente arrivando a dire: «Non sono disponibile ad alcun cedimento sul principio secondo il quale l'ambiente, per la Calabria, è una risorsa economica di sviluppo. Se va ai voti io voterò contro e chiederò alla maggioranza di fare la stessa cosa e se ci fosse un voto diverso significa che entro un'ora io rassegnerei le dimissioni da presidente della giunta regionale».
Posizione davvero singolare se si considera quanto accaduto qualche settimana prima in commissione Agricoltura quando dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri era arrivato un parere legale che diceva sostanzialmente due cose. La prima è che spetta al Governo che stabilisce le linee guida in materia ambientale. La seconda è che essendo la norma retroattiva questa potrebbe dar adito a una richiesta di risarcimento considerevole danni da parte di Sorgenia che ha detto chiaro e tondo che se deve abbassare la potenza dell'impianto preferisce chiuderlo. Insomma un modo per dire che il Governo impugnerà con probabilità la norma voluta dal consigliere di minoranza.
E a proposito di minoranza, ancora più incomprensibile è stato l'atteggiamento del gruppo regionale del Pd che sul più bello ha deciso di abbandonare l'aula anziché lasciar proseguire il dibattito e far esplodere le forti contraddizioni che esistevano nella maggioranza e che aveva appena ammesso lo stesso Occhiuto.
Lo ha fatto, si legge in una nota dello stesso Pd, «ritenendo inaccettabile la decisione di non richiamare in Consiglio il testo di legge per l'abrogazione dell'emendamento che blocca la centrale del Mercure».
Sarà puro così ma il dibattito in aula era partito. Aveva parlato Occhiuto, gli aveva replicato Muraca rinfacciando al presidente un ambientalismo a corrente alternata visto che dice no alla centrale del Mercure ma incalza poi Sorgenia per realizzare il rigassificatore ed è pronto a raddoppiare il termovalorizatore a Gioia Tauro.
Era poi intervenuto lo stesso capogruppo, Mimmo Bevacqua. «Lei – ha detto il capogruppo dem – sta ignorando le decisioni assunte in Commissione, le stesse regole stabilite dal governo nazionale nel 2014 e l'immediata impugnativa che arriverà sulla legge, perché la Regione sta legiferando su una materia che non è di sua competenza . E lo sta facendo con un'arroganza inaccettabile, calpestando la democrazia e ricattando i suoi consiglieri con la questione di fiducia, costringendoci ad abbandonare i lavori del Consiglio».
In realtà Occhiuto non aveva posto nessuna questione di fiducia, ma aveva detto che se la maggioranza aveva votato per l'abolizione della norma Laghi visto che Graziano (Udc) e Gentile (Lega) avevano una proposta di legge incentrata proprio sull'abrogazione di quella 'articolo.
Solo che grazie al Pd al voto non si è mai arrivati. Il presidente del consiglio regionale, Filippo Mancuso, appena si è accorto che in aula (per come previsto dallo statuto della Regione) non erano presenti almeno un quinto dei proponenti dell'ordine del giorno ha dichiarato decaduto l'ordine del giorno e quindi dopo l 'intervento di Antonio Lo Schiavo, i consiglieri di maggioranza e persino Ferdinando Laghi hanno ritirato gli interventi e la partita si è chiusa lì.
Qual è il senso politico di tutto ciò? Difficile, almeno per noi, capirlo. Forse se ne saprà di più domani quando il Pd avrà organizzato una conferenza stampa a Palazzo Campanella in cui si spiegheranno le ragioni per le quali hanno abbandonato «l'Aula durante l'ultima seduta del Consiglio regionale, denunciando l'arroganza istituzionale del governatore Occhiuto e le prassi inaccettabili che caratterizzano i lavori dell'Assemblea fin dall'inizio della legislatura. La questione della Centrale del Mercure ha costituito il caso più eclatante di questa gestione - continua la nota - con il governo regionale che ha calpestato la dignità delle Comunità locali delle Istituzioni e il lavoro stesso di consiglieri e Commissioni. Gravissima la decisione di non richiamare in Consiglio il testo di legge per l'abrogazione dell'emendamento che blocca la centrale, come, invece, era stato garantito in Commissione, dopo una riunione durata ben nove ore».
Va bene il formalismo, ma il succo politico?