Sul tavolo l’abrogazione dell’articolo della legge che introduce il divieto di realizzare impianti di produzione energetica alimentati da biomasse nei parchi nazionali. Dopo una seduta fiume la sesta commissione presieduta da Katya Gentile rimanda la questione al dibattito in aula
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L’abrogazione dell’articolo 14 della legge regionale n. 36 del 2024, che introduce il divieto di realizzare impianti di produzione energetica, alimentati da biomasse nei parchi nazionali e regionali con una potenza superiore a 10 Mw termici, imponendo anche il depotenziamento degli impianti esistenti entro sei mesi, tornerà in Consiglio e sarà decisa in aula.
Fuoco amico sulle “omnibus”
La presidente della Commissione Agricoltura e foreste, la leghista Katya Gentile, ha avuto il suo bel da fare nel gestire la seduta, che è stata anche sospesa, e che arriva dopo l’incontro tenutosi il 20 dicembre scorso del presidente del Consiglio Filippo Mancuso che aveva ricevuto una delegazione del più numeroso gruppo di addetti ai lavori che ruotano attorno alla Centrale del Mercure e che avevano inscenato una protesta proprio a Palazzo Campanella in occasione dell’ultimo Consiglio regionale dell’anno.
Alla Commissione non sono bastate sette ore per sciogliere il nodo sollevato dai rappresentanti degli enti territoriali e da quanti lavorano nel settore, che componevano la lunga lista delle audizioni inseriti nell’agenda della Commissione stessa. Gentile ha quindi riunito le due proposte di abrogazione - presentate rispettivamente da Graziano, De Nisi e Gentile e l’altra dal gruppo consiliare del Pd – e dichiarato, come riporta il resoconto d’aula, la sua contrarietà ai provvedimenti “omnibus” che proprio perché omnicomprensivi di proposte di natura diversa «può determinare una implicita superficialità nella trattazione oltre che possibili irregolarità dal punto di vista regolamentare».
Non a caso viene fatto notare che l’articolo 14 in questione, è stato inserito nell’Omnibus su proposta emendativa del consigliere Ferdinando Laghi, non preventivamente sottoposto alla condivisione della Conferenza dei capigruppo e nella cui approvazione ha ravvisato «irritualità». E tuttavia non va dimenticato che l’emendamento Laghi è stato votato con convinzione dalla maggioranza.
Sullo sfondo rimangono poi i ricorsi al Tar di Sorgenia, le osservazioni del Consorzio inviate al governo e le rimostranze di diversi Comuni che insistono sull’area.
Graziano: «Pietra tombale sulla Centrale»
Ma la novità più importante è stata rappresentata dal fatto che l’articolo oggetto di abrogazione conterrebbe profili di incostituzionalità dovuti al mancato rispetto dei limiti di competenza legislativa tra Stato e Regioni. La nota inviata dal Dipartimento affari regionali ha quindi fatto ritenere necessario investire gli uffici legislativi della Giunta e del Consiglio affinché interloquiscano con i Ministeri competenti.
Ma prima era stato il consigliere calendiano Giuseppe Graziano a introdurre la questione evidenziando gli «effetti disastrosi» dell’art. 14 non solo da un punto di vista ambientale ma anche e soprattutto occupazionale: nella centrale lavorano 60 dipendenti, e c’è un Consorzio che raggruppa 250 unità di personale, producendo un fatturato crescente che può arrivare a 40 milioni di euro. L’indotto, considerate le unità del consorzio e di tutta la filiera boschiva, arriva a 1000 unità. Numeri importanti ai quali Graziano contrappone proprio l’articolo in questione, ritenendo che la norma precedentemente approvata ponga «una pietra tombale per la centrale e per l’economia del territorio, con ripercussioni di carattere sociale e di ordine pubblico». Dal punto di vista ambientale, poi, per Graziano non vi sono dati che imputano alla Centrale danni in materia ambientale e che, per contro, esistono organi di sorveglianza ed un osservatorio deputati ad esaminare tutti gli effetti da essa derivanti. In altre parole, precisando che «i report annuali certificano l’aria della Valle del Mercure tra le più salubri d’Europa». Infine, Graziano reputando che l’abrogazione dell’articolo 14 sia necessaria al pari della sua immediata entrata in vigore, ha sottolineato che ciò consentirà l’esecutività dei contratti in essere tra la Centrale a biomasse e il Consorzio Legno Valle Mercure «la cui sospensione ha causato il blocco dell'intero comparto economico e della filiera legno-selvicolturale nella regione».
Laghi: «Centrale incompatibile con tutela ambientale»
Partendo dall’assunto secondo cui «la Centrale del Mercure è assolutamente incompatibile con i principi di tutela ambientale», Ferdinando Laghi ha subito chiarito che tra gli obiettivi dell’articolo la cui abrogazione è in discussione non c’è la chiusura della Centrale. Poi ha contestato la mancata convocazione del Dipartimento territorio e tutela dell’ambiente nonché l’esclusione dei sindaci di Viggianello e Rotonda (Pz) i cui territori e popolazione soffrono il maggior impatto dell’attività della Centrale del Mercure, gli operatori economici attivi in settori collegati alla sostenibilità ambientale e le associazioni a tutela dell’ambiente.
Tuttavia Laghi, che ha sostenuto la sua proposta emendativa - «il limite di 10 MW è già previsto nel Piano del Parco Nazionale del Pollino, approvato dalla Giunta regionale nel 2023, non introducendo nulla di quanto non fosse già previsto», ha detto – si è dovuto arrendere alla novità dei possibili profili di incostituzionalità ravvisati dal Dipartimento.