Ai ballottaggi in provincia di Cosenza c’è un vincitore ed è il Partito Democratico. C’è chi come Fratelli d’Italia, sotto sotto, manda un “tiè” a Forza Italia e chi, come avviene in questi casi, cercherà di spiegare le debacle di Acri e, soprattutto, Paola. Allargando il campo a Catanzaro, invece, Fiorita ha raccolto il gentile regalo di una coalizione di centrodestra che in Calabria si è sgretolata dopo l’exploit di Occhiuto alla Cittadella.

Paola, Politano e l’alleanza che non ti aspetti

Ma è nel vasto territorio bruzio che si tenterà di nascondere i più naturali sentimenti generati da due ballottaggi che, in modo differente, hanno regalato lo stesso delle sorprese. Sicuramente a Paola dove l’ex sindaco Perrotta aveva rotto gli indugi appoggiando l’azzurra Emilia Ciodaro perché «è stata l’unica che mi ha cercato». L’epilogo ha raccontato che per le strade della città del Santo ci fossero fianco a fianco (figurativamente, ma non troppo…) Pd e FdI e non l’assessore all’Agricoltura Gianluca Gallo.

La divisione nel campo del centrodestra lascerà strascichi, tanto che subito dopo il primo turno, il coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia Angelo Brutto non le aveva mandate a dire ai forzisti. «Su Paola, se si fa un’analisi corretta del voto, salta fuori che si è rimasti ancorati a linguaggi e politiche del passato. Noi non andiamo a traino di nessuno, sia chiaro, ma vogliamo essere protagonisti sui territori e in Calabria i dati sono in linea col trend nazionale».

Con i risultati in mano, un sorriso, almeno abbozzato, gli sarà scappato di sicuro. Sfoggia tutta la dentatura, invece, Graziano Di Natale che ha tessuto una tela politica risultata vincente e che qualcuno, perfino all’interno del suo partito, faticava a comprendere. Se Politano ha da ringraziare qualcuno, di sicuro deve partire da lui.

Acri, l’onore delle armi a Zanfini

Ad Acri Pino Capalbo è riuscito a mettere d’accordo tutto il centrosinistra che, con tanto di simboli, ha puntato sul sindaco uscente. Caso più unico che raro in Calabria, nella cittadina silana si potevano barrare sulla scheda elettorale i loghi di Pd, Articolo 1, Psi e Azione.

Il primo cittadino, dopo aver sfiorato il colpo grosso il 12 giugno, l’ha sfangata per appena 377. Sono pochi, considerando che perfino big nazionali si erano mossi a suo sostegno. Ha una maggioranza ampia che gli permetterà di governare altri cinque anni, ma è giusto che renda l’onore delle armi a Natale Zanfini. Il medico suo avversario paga colpe che non ha e che, come a Paola, sono da addebitarsi interamente alla litigiosità della coalizione. Il centrodestra su è unito non dopo aver litigato a lungo e comunque il ritardo ha influito in modo determinante sull’esito finale. Zanfini ha stravinto nelle periferie, in particolare nella “sua” San Giacomo d’Acri. Ad un certo punto dello spoglio sembrava potesse farcela, ma le sezioni più grosse hanno riconsegnato la fascia a Capalbo.