Il consigliere regionale del gruppo che fa capo a de Magistris contesta il merito ma anche il metodo della legge approvata a Palazzo Campanella: «Non poteva essere proposta così come è stato fatto». Sul web intanto è partita la petizione per chiederne la cancellazione (ASCOLTA L'AUDIO)
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Prima l’opposizione in Aula, poi il lancio di una petizione sul web per tentare di bloccare quella che definisce una novità «molto preoccupante» per la Sanità calabrese. Parliamo di Azienda Zero, il “progetto di razionalizzazione del sistema sanitario” – per come è stato presentato da chi l’ha voluto – che di “razionale” secondo il consigliere regionale del Polo civico Ferdinando Laghi non ha nulla. Approvata a maggioranza nell’Assemblea dello scorso 14 dicembre a Palazzo Campanella, la proposta lanciata dal governatore e commissario alla Sanità Roberto Occhiuto è, secondo il rappresentante del movimento guidato da Luigi de Magistris, il colpo di scure finale su un sistema già traballante che adesso rischia di crollare al suolo.
Consigliere Laghi, lei fa una doppia contestazione: di metodo e di merito. Partiamo dal metodo.
«La contestazione in realtà è doppia già solo sul metodo. Questa legge è stata portata in Aula senza che sia passata prima in commissione. Mi hanno detto che nella precedente legislatura era una cosa quasi normale, ma il regolamento prevede altro e la ratio è facilmente comprensibile: le leggi, soprattutto di questa importanza, devono essere conosciute e discusse anche in modo che qualcuno possa apportare delle migliorie. In ogni caso il dettato regolamentare è chiaro e da questo si può derogare solo per casi urgentissimi. Ma questa su Azienda Zero, per come ha detto lo stesso Occhiuto, è una sorta di legge quadro che dovrà poi essere implementata, quindi tutto è meno che una legge urgentissima. Tra l’altro è una rideterminazione dell’aspetto sanitario della nostra regione che avrebbe richiesto una discussione ampia, non soltanto in commissione ma anche con le forze sociali, con i sindaci, con le rappresentanze sanitarie visti il grande impatto e la complessità».
E qual è l’altra contestazione di metodo?
«L’assetto e la gestione della Sanità in Calabria sono in capo all’istituto commissariale e quindi al Governo. Qui c’è un rappresentante del Governo, che è il commissario, che incidentalmente è anche il presidente della Giunta, ma questo non vuol dire che la Sanità è una potestà personale: è un mandato istituzionale e nel momento in cui il presidente della Giunta investe il Consiglio di una legge che riguarda la gestione della Sanità di fatto esautora il commissario e quindi il Governo e va contro l’ordinamento anche costituzionale. In sintesi: questa legge non poteva essere proposta agli organi legislativi della Regione perché siamo commissariati e in più non ha fatto l’iter che un provvedimento di questa natura avrebbe dovuto fare».
L’altro problema secondo voi del Polo civico è il contenuto della legge, che si inserisce in una situazione non certo rosea.
«C’è un dato di fondo che riguarda la gestione della Sanità calabrese che ormai da anni si occupa soltanto degli aspetti burocratico-amministrativi. Non esiste una gestione della Sanità che metta al primo posto – ma anche al secondo o al terzo perché nemmeno le considera – le necessità di salute della popolazione. Accorpano, scorporano, nominano, sostituiscono. Questa è una situazione che da medico osservo da diversi anni: l’aspetto della salute è sempre più sfumato, si fanno contare solo i bilanci che sono sì importanti ma la salute non può essere gestita alla stregua di una fabbrica».
Perché Azienda Zero dovrebbe peggiorare la situazione?
«Stanno cercando di “venderla” in maniera distorta: dicono che è un nuovo soggetto che dovrebbe aiutare nella gestione amministrativa. Io non sono per nulla contrario al fatto che alle Aziende sanitarie venga sottratto quanto più possibile il carico burocratico-amministrativo ma da un ente che non può essere sovraordinato rispetto a loro. Dovrebbe trattarsi di un ente strumentale e subalterno rispetto alle Aziende sanitarie che dovrebbero essere moltiplicate, non unificate. Secondo me bisogna tornare a un assetto che preveda lo stesso numero di Aziende che avevamo prima di quello sciagurato accorpamento deciso nel 2007 da Nicola Adamo, Aziende che magari potrebbero essere sostenute per gli aspetti amministrativi da un altro ente, ma che dovrebbero avere assoluta potestà di autonome decisioni rispetto alla gestione della Sanità sul loro territorio».
Si parla però di “progetto di razionalizzazione del sistema sanitario”. Detto così suona rassicurante…
«Questa Azienda Zero in realtà non ha soltanto compiti amministrativi: stanno cercando di spacciarla per quello che non è perché invece è un accorpamento ulteriore che di fatto porterà la Sanità calabrese a essere governata da un’azienda regionale, che è un’assoluta sciagura. Già adesso le Asp, soprattutto quelle più ampie – Cosenza e Reggio, in parte Catanzaro – sono ingestibili per le loro dimensioni. Tra l’altro questa Azienda Zero andrebbe ad affiancarsi alla Stazione unica appaltante e al dipartimento della Salute. Quindi le funzioni che dovrebbe svolgere sarebbero le stesse di quelle di enti che già ci sono e che non si capisce che fine dovrebbero fare. Non c’è alcuna necessità di un’altra struttura se non quella di crearne una che apparentemente fa le stesse cose di altre ma di fatto prelude all’organizzazione dell’azienda unica regionale. Con uno sperpero di risorse per ottenere una ricaduta in termini di salute della popolazione assolutamente peggiorativa».
In che modo Azienda Zero avrebbe delle ricadute negative sulla salute della gente?
«La Sanità deve essere in contatto con il territorio e con i bisogni delle popolazioni. Già adesso uno dei problemi che impedisce un controllo sociale – che invece era presente nelle Asl perché la gente era vicina fisicamente a chi decideva – è la vastità dei territori governati. In provincia di Cosenza, per esempio, non c’è interlocuzione, non si sa a chi rivolgersi, non si può protestare o negoziare o parlare con nessuno. E gli stessi governanti di queste Aziende molto frequentemente non se li fila nessuno perché si è creata una struttura burocratico-amministrativa dove quelli che vi lavorano rispondono non alla catena gerarchica ma a chi li ha messi lì. Questa novità rischia di essere veramente la debacle della Sanità pubblica calabrese. Le Asp diventeranno delle articolazioni dell’azienda unica regionale, quindi avremo un ulteriore accentramento di potere politico ed economico a danno dei cittadini i cui problemi di salute passano ancora una volta in secondo piano».
Parliamo della petizione che avete lanciato contro questa legge. Che riscontri state avendo?
«Io stesso sono stupito dell’unanimità di consensi che sta arrivando dal mondo sanitario e medico in particolare. C’è un’adesione entusiastica, figlia della preoccupazione e della stanchezza che ormai il personale sanitario ha per essere stato vilipeso, maltrattato e non considerato in tutti questi anni. La nostra petizione si fa non solo interprete di un’opposizione articolata e dettagliata rispetto a questa proposta ma in qualche modo sta anche raccogliendo la voce di tanti operatori sanitari che sono veramente sconfortati».