La prima sezione civile della Corte d’Appello di Catanzaro ha accolto la richiesta del Ministero dell’Interno dichiarando l’incandidabilità alle elezioni comunali, provinciali e regionali dell’attuale sindaco Nicola Brosio e di due ex assessori comunali, l’allora vicesindaco Domenico Staropoli e Antonino Stagno, ritenendoli responsabili con i loro atti e comportamenti dello scioglimento per infiltrazioni mafiose dei precedenti organi elettivi dell’ente. Scioglimento datato 9 aprile 2013. La pronuncia rischia di avere effetti “traumatici” anche sull’attuale amministrazione in quanto il sindaco Nicola Brosio è stato rieletto primo cittadino nelle amministrative del maggio 2015 e l’incandidabilità una volta confermata dalla Cassazione (o divenuta definitiva in seguita alla mancata impugnazione) comporta l’immediata decadenza dalla carica elettiva ricoperta. La legge prevede infatti che l’incandidabilità – una volta divenuta definitiva – debba essere scontata nel primo turno elettorale sia delle elezioni amministrative, sia di quelle provinciali, quanto di quelle regionali. Era stata la Suprema Corte nell’ottobre del 2016 ad annullare con rinvio alla Corte d’Appello una precedente pronuncia dei giudici di secondo grado che avevano dichiarato improcedibile il ricorso del Ministero dell’Interno (così come anche il Tribunale di Vibo) sul presupposto che gli amministratori di San Calogero avessero scontato il turno di incandidabilità non candidandosi alle elezioni regionali del novembre 2014. 

 

Un’interpretazione della legge giudicata errata dalla Cassazione che ha stabilito come gli amministratori ritenuti responsabili di uno scioglimento per infiltrazioni mafiose degli organi elettivi di un enete locale debbano scontare il turno elettorale in ognuna delle elezioni (comunali, provinciali e regionali) successive alla dichiarazione definitiva di incandidabilità. La Corte d’Appello di Catanzaro ha quindi esaminato questa volta nel merito le contestazioni mosse agli amministratori ritenendo il sindaco Nicola Brosio, l’ex vicesindaco Domenico Staropoli e l’ex assessore Antonino Stagno responsabili di condotte contributive dello scioglimento degli organi elettivi dell’ente per infiltrazioni mafiose. Respinta, invece, la richiesta del Ministero dell’Interno di dichiarare incandidabili anche l’ex assessore Giuseppe Grillo (cl.’56), l’ex presidente del Consiglio comunale Pietro Pugliese, gli ex consiglieri di maggioranza Saverio Iannello e Giuseppe Cannatà, Giuseppe Preiti (rieletto nel maggio 2015), Giuseppe Grillo (cl.’66), Giuseppe Cocciolo, Caterina Zinnà e Giovanni Cocciolo, tutti ex consiglieri di minoranza. Da ricordare che sia il Tar che il Consiglio di Stato hanno confermato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Consiglio comunale di San Calogero del 2013 respingendo il ricorso del sindaco Nicola Brosio, sottoscritto anche dagli attuali consiglieri comunali (riletti anche loro nel maggio del 2015) Santo Bertuccio e Antonio Calabria. 

Per quanto riguarda il sindaco Nicola Brosio e gli ex assessori Domenico Staropoli e Antonino Stagno, i giudici della Corte d’Appello rimproverano loro, oltre ad una serie di rapporti, parentele e frequentazioni, di non aver attivato i poteri-doveri di vigilanza, propri degli organi di direzione politica dell’ente, per contrastare le infiltrazioni mafiose all’interno del Comune ed a tale proposito vengono richiamate una serie di vicende relative a: l’affidamento di appalti e lavori pubblici a soggetti controindicati, il trasferimento in Municipio da altra amministrazione di Rita Milano, sorella di Biagio Milano (indicato come vicino al broker della cocaina Vincenzo Barbieri, ucciso nel 2011 dinanzi al tabacchino dello stesso Milano), la fornitura gratuita di acqua potabile alla sorella del narcotrafficante Francesco Ventrici e la mancata vigilanza sull’attività “dell’architetto Mazzeo, responsabile dell’Ufficio tecnico comunale”.