Se ne sente parlare da un po’. Pare che questa consiliatura sia iniziata con alcuni eletti “sbadati” (di destra e di sinistra) rispetto all’ossequio delle normative vigenti sulla parità di chances e di accesso alle cariche nella competizione elettorale.
Ancora tutto da accertare e ancora tutto da definire nelle aule di Tribunale, ma la parola d’ordine sarebbe sempre la stessa “ineleggibilità”.
Per chi mastica il diritto è un impedimento giuridico che preesiste all’elezione, ma che impedisce la valida ed efficacia eleggibilità del candidato che, in base alla peruliare carica che ricopre in quel momento, risulterebbe avvantaggiato o, comunque, lo metterebbe in posizione di esercitare possibili pressioni sul corpo elettorale, la famosa “captatio benevolentiae”.

I precedenti giudiziari

La legge, un po’ datata (1981), prevede l’obbligo di messa in aspettativa speciale per motivi elettorali da parte del candidato “entro e non oltre il giorno fissato per la presentazione delle candidature”.
In Calabria c’è un precedente specifico, durato anni, ma che ha visto vittorioso Gianluca Gallo, primo dei non eletti della Casa delle libertà nel 2014, a sfavore di Giuseppe Graziano (che pure aveva ottenuto il doppio dei voti del competitor).
Prima ancora, nel 2007, la Cassazione sancì il subentro di Francesco Galati del Nuovo Psi a sfavore di Leopoldo Chieffallo in Consiglio regionale. La motivazione alla base fu che non erano state eliminate le cause di ineleggibilità nei termini e nei modi di legge e per tale motivo non era stata garantita la “par condicio” tra i concorrenti, nè erano state scongiurate le influenze negative sulla libera determinazione del voto e sulla parità di accesso alle cariche elettive. Insomma, i precedenti fioccano e di “spoltronamenti” repentini vi è ampia narrazione in giurisprudenza.

La delibera dell’Asp pone dubbi sulla Bruni

Certamente differente, dal punto di vista del significato politico che ciò comporterebbe, sarebbe l’acclarazione della eventuale ineleggibilità di Amalia Bruni, leader dell’opposizione di centrosinistra (meno il duo consiliare di De Magistris) e futura capogruppo del gruppo misto a Palazzo Campanella. Ciò che fa tremare taluni in queste ore è la delibera dell'Asp di Catanzaro  numero 993 del 2 settembre scorso, con cui viene concessa l'aspettativa lavorativa "per motivi personali" alla dottoressa Bruni, medico di ruolo alle dipendenze dell'Azienda sanitaria. Nell’atto viene indicata come data di richiesta dell’aspettativa (obbligatoria per legge per potersi candidare) il 1° settembre, ma la decorrenza richiesta dalla scienziata indica la data del 6 settembre, due giorni dopo il termine previsto.

Se queste 48 ore possano portare alla decadenza della Bruni non lo si può presagire prima dell’iter legale (e più di un ricorso, si vocifera, partirà a breve), sta di fatto che rischierebbe in concreto di azzoppare, anche in questa legislatura, una opposizione che dopo la figuraccia delle dimissioni di Callipo, vedrebbe come letale un’altra “figuraccia”.